L’ultimo sondaggio di Eurobarometro commissionato dal Parlamento europeo e pubblicato oggi, rivela che l’idillio tra popolazioni e Unione Europea si è esaurito. In particolare in Italia, dove se la maggioranza della popolazione continua a ritenere che l’appartenenza all’Ue sia un bene, è cresciuto un 31 per cento di cittadini che ritiene il contrario. Questo dato fa dell’Italia lo Stato con la più alta percentuale di scontenti della Ue, insieme a quella della Repubblica Ceca.
Il sondaggio Eurobarometro è stato condotto tra il 9 gennaio e il 4 febbraio del 2025. La preoccupazione maggioritaria che si rileva tra gli italiani è quella del costo della vita (il 43%). La seconda è il sostegno all’economia e la creazione di posti di lavoro (37%). Più sotto insieme alla questione difesa e sicurezza, viene la richiesta di occuparsi di lotta alla povertà (26%). Infine, secondo i dati del nuovo Eurobarometro pubblicati questa mattina, appena il 13% degli italiani cita il dossier «migrazione e asilo» in testa all’agenda delle priorità di cui vorrebbe che l’Ue si occupasse.
Sulle questioni militari e della Difesa, se solo il 26% degli italiani le ritiene una priorità, questa percentuale sale al 36% a livello europeo. Dentro questa percentuale viene rilevata un richiesta al Parlamento europeo di un maggiore ruolo per la protezione della pace (45 per cento, prima scelta degli intervistati) all’interno di un’azione più generale dell’Unione europea nel suo complesso per proteggersi dalle crisi globali e di sicurezza (66 per cento).
Eppure, nonostante la martellante propaganda per il riarmo europeo, rispetto alle rilevazioni Eurobarometro di un anno fa è diminuita la richiesta di maggiore difesa e sicurezza (-1 per cento) mentre cresce quella per uno scudo alla crisi economica (+5 per cento), rilevato come il secondo tema più sentito come fondamentale (32 per cento).
In Europa si teme soprattutto l’impoverimento personale e della famiglia, temuto da almeno europeo su tre (33 per cento), con percentuali più alte tra i francesi (53 per cento) e i tedeschi (47 per cento), praticamente ai primi posti per i timori di regressione degli standard di vita.
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