Testo in inglese, spagnolo, francese e arabo in fondo
Negli ultimi mesi abbiamo assistito a piazze, appelli e dibattiti sui temi della guerra, del riarmo e del genocidio in Palestina. Abbiamo visto centinaia di migliaia di persone in tutta Italia scendere in piazza e schierarsi decisamente e sinceramente contro tutto questo.
Ma abbiamo anche visto utilizzare strumentalmente il termine “pace” a scopi politico-elettorali e per coprire in realtà obiettivi guerrafondai. Manovre portate avanti spesso dalle “signore della guerra” ai vertici del potere, da Von der Leyen a Meloni, o da donne “democratiche” – Schlein in primis – di partiti che hanno votato a favore del piano ReArm Europe e che ora chiamano alla costruzione di conferenze internazionali per la pace.
Operazioni di “peacewashing” al femminile che rappresentano uno schiaffo in faccia a chi sta morendo o vede la propria vita distrutta sotto le bombe o a chi, con salari fermi da più di 30 anni, vede peggiorare le proprie condizioni fra l’aumento del costo della vita a causa delle guerre e il taglio delle spese sociali per l’incremento di quelle militari. Tutto ciò a partire proprio dalle donne, ovviamente quelle non privilegiate. Ma queste operazioni che ci vogliono far credere di “pace” sono però anche un affronto verso chi sta lottando – davvero – contro la guerra.
Storicamente, è sempre stato così: ci sono state donne che hanno voluto, determinato e si sono schierate a favore della guerra, donne che non hanno fatto niente per contrastarla, donne che l’hanno subita sui propri corpi e sulle proprie vite e donne che si sono schierate e hanno lottato contro la guerra, quella in casa propria o quelle lontane migliaia di chilometri.
E sono proprio queste ultime che oggi hanno una responsabilità, di fronte all’escalation bellica, a un piano di riarmo europeo da 800 miliardi di euro, alla minaccia di un esercito comune europeo e al genocidio in Palestina. Come donne, ragazze, soggettività non conformi, precarie, sfruttate, madri, studentesse, migranti, occupanti e donne in difesa del diritto alla casa, attiviste sociali e politiche, abbiamo oggi la responsabilità di dichiararci e organizzarci attivamente e collettivamente contro:
- il piano di difesa comune europea (le armi portano alla guerra e non alla pace), il riarmo, la riconversione bellica dell’industria e le spese militari: gli 800 miliardi di euro del ReArm Europe siano utilizzati per garantire case, salari adeguati, scuole, educazione alla sessualitá e all’affettività, asili nido, consultori, cav, trasporti e sanità pubblici e funzionanti;
- il genocidio del popolo palestinese e l’escalation bellica in medioriente a opera di Israele: un progetto colonialista supportato, finanziato e armato dai paesi occidentali, anche strumentalizzando donne e libere soggettività;
- il “peacewashing” della politica e delle esponenti di destra e centrosinistra, a fronte del quale rivendichiamo una vera opposizione alla guerra;
- le loro guerre basate sui loro interessi imperialistici e colonialisti occidentali che uccidono, distruggono e alimentano discriminazioni e violenza di genere;
- le guerre in nome della “democrazia” e dei “diritti” delle donne e delle libere soggettività: rifiutiamo questa visione bianca, occidentale e colonialista, rivendichiamo invece il diritto all’autodeterminazione dei popoli;
- la militarizzazione della società e l’economia di guerra a cui vorrebbero abituarci, con le visibili ricadute in termini di riduzione degli spazi democratici, derive autoritarie, repressione delle voci “incompatibili” e disciplinamento sociale.
- le conseguenze delle guerre che peggioreranno ulteriormente le nostre condizioni: qualità delle infrastrutture, disponibilità di servizi, accesso all’istruzione e alla formazione, accesso alla sanità e alle cure per le donne e le libere soggettività.
Su questi temi invitiamo le donne, le ragazze, le libere soggettività e le realtà sociali, politiche e associative di tutta Italia ad aderire all’appello e a partecipare a un momento di confronto il 7 giugno, ore 15:30, in modalità online e a Roma presso il Circolo GAP a San Lorenzo, rivolto alla costruzione di uno spezzone delle donne e libere soggettività contro la guerra alla manifestazione nazionale del 21 giugno a Roma, come primo passo verso la costruzione di un movimento delle donne e libere soggettività contro la guerra.
Per aderire all’appello e per maggiori informazioni, scrivici all’indirizzo donnedeborgata@gmail.com oppure in DM su Instagram/Facebook.
Firme (in aggiornamento):
Pietralata Unita
Valeria Finocchiaro, Accademica
Anna Milada Grossi, Educatrice
Sara Nardini, Psicosessuologa
Daniela Santini, Ginecologa
Valeria Bruno, Pedagogista
Gabriella Di Lauro, Collettivo Recuperamo
Eva Muci, Storica
Chiara Sirolli, Artivismo Frascati
Zona Verde
Red Star Press
Radio Città Aperta
RadioSonar
Cinzia della Porta, esecutivo nazionale USB e segretariato Federazione Sindacale Mondiale
Giovanna di Matteo, ricercatrice del Gran Sasso Istitute
Marta Collot – Portavoce nazionale Potere al Popolo
Beatrice Gamberini – Potere al Popolo Roma
Bianca Tedone – Potere al Popolo Milano
Elisabetta Canitano, ginecologa
Kriolla Culture
Francesca conti
Sara Puglia, naturopata
Silvia Lazzaro
Sabina Di Matteo, Prof.ssa e ricercatrice universitaria
Dalila Khbizy, studentessa
Denise Macciò, dottoranda
Casa del Popolo Lorenzo Orsetti
Miriam Di Matteo
Annunziata Del Sordo, naturopata
Federica Francesca Giglio, illustratrice in arte InBuonaFede
Yvana Liuzi, rappresentante ISS Pietro Sette
Gaia Galluzzi, Ricercatrice
Annalisa Vitali
Simona Marzano
Circolo Arci GAP
OSA – Opposizione Studentesca d’Alternativa
Cambiare Rotta – Organizzazione Giovanile Comunista
Rete dei Comunisti
Camilla di Marcantonio
Giulia La Penna
David Angelelli
Valeria Giuliano
Circolo Granma
Civico 7 Liberato
Circolo Arci Agorà – Pisa
Salvatore Augusto Tonti
Chiara Davoli
Maria Antonietta Lucci
Gaia Marchei
Paola Umbri
Ludovica Liaci, rappresentante Liceo Virgilio-Redi
Chiara Pollio
Spazio Ribelle (Circolo Arci) – Milano
Anna Maurizi
Valeria Secchini
Gabriella Mattioli
Officina Che Guevara
Anna Solidoro, assistente sociale
Viola Franceschini, rappresentante Liceo Arcangeli (BO)
Eugenia Tarini, avvocata
Federico Motta, Ex-capomissione ONG
Lucia Donat Cattin, USB scuola Milano
Ilaria Simoncelli, insegnante di scuola primaria
CSOA Macchia Rossa
Sabrina Crespi
Cristina Mazzoccoli, avvocata
Nicoletta Dosio – Movimento No Tav
Giulia Ferro – Assemblea No Tav Torino e cintura
Maria Grazia Tesse – Assemblea No Tav Torino e cintura
Michela Arricale
Francesca Pulice
Chiara Colasurdo, avvocata
Angela Zito, Psicoterapeuta e docente
Claudia Parodi
Caroline Stumer
Ana Boris
Cristina Re, ricercatrice precaria all’università di Parma
Lidia Salvati, docente
Maria Vittoria Molinari, Asia Usb
La Casina della Magnolia Aps
Damiano Fusà, Rappresentante d’istituto del Liceo Cavour di Roma
Giordano Palmieri, Rappresentante d’istituto del Liceo Cavour di Roma
Celeste Caporizzi, Rappresentante d’istituto e Consulta del Liceo Russell di Roma
Costanza Cifarei, Rappresentante di Consulta del Liceo Cavour di Roma
Sofia Cocullo, Rappresentante d’istituto del Liceo Ripetta di Roma
Alida Baldari, Rappresentante di Consulta del Liceo Ripetta di Roma
Anton Ilin, Rappresentante di Consulta del Liceo Plauto di Roma
Stella Ottaviano, Rappresentante d’istituto del Liceo Enzo Rossi di Roma
Elettra Luna Lucassen – Rappresentante Facoltà di Lettere e Filosofia, Consiglio di Dipartimento SARAS, Sapienza
Federico Manetti – Rappresentante Facoltà di Lettere e Filosofia, Consiglio di Dipartimento di Filosofia, Sapienza
Matilde Coletta – Rappresentante Facoltà di Lettere e Filosofia, Corso di studi di Lettere Moderne, Sapienza
Stefano Bellassai – Rappresentante Facoltà di Lettere e Filosofia, Sapienza
Arianna Guarnera – Rappresentante Facoltà di Lettere e Filosofia, Sapienza
Filippo Girardi – Rappresentante Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali, Consiglio di Dipartimento e CAD di Fisica, Sapienza
Bartolomeo Neri Corsini – Rappresentante Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali, Consiglio di Dipartimento e CAD di Matematica, Sapienza
Ludovica Leonardi – Rappresentante Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali, CAD e Corso di Studi di Geologia, Sapienza
Iacopo Riccioni – Rappresentante Consiglio di Dipartimento e CAD di Matematica, Sapienza
Riccardo Menicacci – Rappresentante Facoltà di Scienze Politiche e relazioni internazionali, Sapienza
Lara Gronda – Presidentessa Consulta degli Studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma
Edoardo Baria – Rappresentante di Filosofia, Università di Tor Vergata
Riabitiamo Villa Mirafiori
Collettivo Autorganizzato Ripetta Pinturicchio
Collettivo Enzo Rossi
Collettivo Roberto Rossellini
Lista d’alternativa Albertelli
Lista di svolta Cavour
Collettivo Russell
Lista Novaera
Vincenzo Dell’erba
Erika Blaga
Ines Guido, rappresentante Ciardo Pellegrino
Gina Scocilca
Pilar Castel, artista di teatro pacifista
Anna Bianchini
Gemma Nicaso
Ilaria Collati, Rappresentante d’istituto del Liceo Gassman di Roma e collettivo Contesta
Mikaela Fontana
Stefano Portelli, Università Roma Tre
Susanna Sardilli, Psicoterapeuta
OST Barriera – Torino
Milena Rebecchi
Paola Palmieri, USB
Sofia Nencioli – Rappresentante di collegio Ingegneria matematica Politecnico di Torino
Silvia Oliboni – Rappresentante del Dipartimento di Scienze della vita Università di Torino
Marika Senatore – Rappresentante del Dipartimento di Scienze della vita Università di Torino
Sofia Sirianni – Rappresentante del Dipartimento di Scienze della vita Università di Torino
Alice Abbá – Rappresentante del Dipartimento di Psicologia università di Torino
Queer Calling
Ernesta Angela Bevar, insegnante di storia e filosofia, USB scuola
Caterina Calia, avvocato
Gianna Licitra, PaP Genova
Alice Antonini, Consulta studentesca Accademia di Belle Arti Bologna
Alessio Bongianino, presidente della Consulta studentesca Accademia di Belle Arti Bologna
Amalia Crişan, Consulta studentesca Accademia di Belle Arti Bologna
Ilia Solazzo
Ada Donno, AWMR Italia Donne della Regione Mediterranea
Oriana Puggioni
Associazione Nazionale amicizia Italia – Cuba, Circolo Sado Sadovski di Senigallia
Elisa Zamboni, amministrativo UniBO
Colomba di Luca
Antonella Fabbricatore, Direttore responsabile di Terra Mia
Anna Confortini
Giuliana Lombardi, penalista Caserta
Rosalba De Martino, PCI Caserta
Marcella Vitiello, attrice
Gina atripaldi, RSA USB napoli
Arianna Organo, medico veterinario
Indira Pineda, sociologa cubana
Antonella Avolio, Coordinatrice naz. Pap (Pap Aversa)
Gabriella Luise, insegnante e attivista Pap
Libreria Quarto Stato Aversa
Alternativa Civica Popolare Torre del Greco
Casa del Popolo “Vesna”, Salerno
Teresa Tartaglione, Petizione malati e derubati in Campania
Casa del Popolo Raffaele Perna, Napoli
Ilia Marino, Comitato di quartiere Caserta
Silvia Marzoli, Potere al Popolo Caserta
Carmen Medaglia Sociologa, Educatrice
Carmine Granito, PaP
Anna Chiara Stile, Pap
Morgana Proietti – Assegnista di ricerca ISTC-CNR
Casa del Popolo Roma Sud-Est
Usb Confederale
Giorgia Landolfo, giornalista
Federica Bonuomo, Artivismo Frascati
Giusy Rollin – Consigliera comunale Quarto (NA)
Monja Ruggeri
Sara Capponi
Cristina Glorioso
Le Tre Ghinee Aps
Anna Melchiori
Teresa La Torretta, ricercatrice e attivista del Comitato Besta per il Donbosco
Collettivo Piazzetta Rossa Plauto
Donatella De Salvo
Paola Fucini Karmadonne (Carmagnola – TO)
Collettivo donne per la palestina/Salento
El Caleuche, associazione Italo-cilena (Torino)
Comité Marianas Cubanas Contemporáneas
Alice Natale, Senatrice Accademica UniGe
Ragazze incatenate per un CAV in UniGe
Giovanni Leoni, rappresentante degli studenti nel CPO del DIFI di UniGe
Caterina Gagliolo, rappresentante degli studenti al CCS in UniGe
Iris Kalb, rappresentante degli studenti al CCS in UniGe
Magnone Giulia, rappresentante degli studenti al CCS in UniGe
Maura Berté, rappresentante degli studenti al CCS in UniGe
Giulia Sole Pate, rappresentante degli studenti al CCS in UniGe
Pratello R’esiste
Collettivo Lavoro Sociale Suburbano
Federica Bonandrini
Raggia Flegrea
Silvia Bertolini – attivista, insegnante, scrittrice
Emma Sciarra, social media manager e fotografa
Chiara Passagrilli, architetta
Francesca Miracle
Bianca Di Pietrantonio
Acquachiara, cantante
Caterina Manicadi, dottoranda
Movimento Studenti Palestinesi
Gianna Urizio, giornalista e documentarista di RAI2
Differenza Lesbica
Roberta Labate, Giurista specializzata in Protezione Internazionale dei Diritti Umani ed Operatrice Sociale Antiviolenza
Ex Opg – Je so’ Pazzo
Giulia Druetta, Avvocata
Chiara Pitruzzello, docente
Roberta Alleri, docente
Livia Tomassini, lavoratrice
Damiana Mele, educatrice professionale e militante di PAP
Maddalena Luridiana, lavoratrice
Martina Di Stefano, docente
Xhesika Bardhi, candidata al CNSU 2025
Marta Marzorati
Francesca Malerba, volontaria di Spazio Ribelle (Milano)
Dalia Abbadi Ibrahim, studentessa in sciopero della fame all’Università di Milano-Bicocca in sostegno del popolo palestinese
Bianca del Basso, rappresentante degli studenti nel Dipartimento di Filosofia, Università Statale di Milano
Luca Boffelli, rappresentante degli studenti nel Dipartimento di Matematica, Università Statale di Milano
Sonia Coloru, PAP Provincia Milano
Laura Carli, giornalista
Serena Variabile, “Comagatte”, cantante
Martina De Simone, educatrice
Anna Signorino, studentessa
Raffaella Maisto, lavoratrice
Elena Lott, SLANG USB
Collettiva Barrosa
Malaeducation
Idea Marino, studentessa
***
English
WOMEN AGAINST WAR, REARMAMENT, AND GENOCIDE
AGAINST FEMININE “PEACEWASHING”
In recent months, we have witnessed public demonstrations, appeals, and debates on the themes of war, rearmament, and the genocide in Palestine. We have seen hundreds of thousands of people all over Italy, Europe – and well beyond – take to the streets and take a clear and sincere stand against all of this.
But we have also seen the word “peace” used opportunistically for political and electoral gain, to actually mask warmongering objectives. These manoeuvres have often been carried out by the “ladies of war” at the highest levels of power, from Von der Leyen to Meloni, and by “democratic” women – Elly Schlein first among them – of parties that voted in favour of the ReArm Europe plan and are now calling for international peace conferences. These acts of feminine “peacewashing” are a slap in the face to those who are dying or whose lives are being destroyed by bombs, and to those – whose wages have been stagnant for over 30 years – who are seeing their conditions worsen due to the rising cost of living caused by wars and the cuts in social spending to increase military budgets. And this burden falls especially on women – of course, those who are not privileged. These so-called “peace” initiatives are also an affront to those who are genuinely fighting against war.
Historically, this has always been the case: there have been women who wanted, enabled, and supported war; women who did nothing to stop it; women who suffered war on their bodies and in their lives; and women who stood up and fought against war – both in their own homes and in distant lands.
It is precisely the latter who now bear a responsibility in the face of growing militarization, a European rearmament plans worth €800 billion, the threat of a common European army, and the genocide in Palestine. As women, girls, non-conforming identities, precarious workers, exploited people, mothers, students, migrants, housing rights activists, and social and political activists, we now have a responsibility to take a clear stand and organize ourselves actively and collectively against:
- the common European defence plan (we believe weapons lead to war, not peace), rearmament, the conversion of industry for military purposes, and military spending: the €800 billion of the ReArm Europe plan should be used instead to guarantee housing, fair wages, schools, education on sexuality and emotional development, nurseries, counselling centres, anti-violence centres, transportation, and functional public healthcare;
- the genocide of the Palestinian people and the military escalation in the Middle East carried out by Israel: a colonialist project supported, financed, and armed by Western countries, also exploiting women and lgbtqia+ people in the process;
- the “peacewashing” carried out by politicians and female representatives of both the right and centre-left, in response to which we demand a true anti-war stance;
- their wars based on imperialist and colonialist Western interests that kill, destroy, and fuel discrimination and gender-based violence;
- wars fought in the name of “democracy” and “women’s and gender rights”: we reject this white, Western, colonialist view and instead affirm the right of peoples to self-determination;
- the militarization of society and the war economy they are trying to normalize, with visible consequences in terms of shrinking democratic spaces, authoritarian drift, repression of “incompatible” voices, and social disciplining;
- the consequences of war that will further worsen our living conditions: the quality of infrastructure, the availability of services, access to education and training, access to healthcare and medical treatment for women, lgbtqia+ people, disabled people.
On these issues, we invite women, girls, lgbtqia+ people, as well as social, political organizations and collectives across Italy to join the call and take part in a discussion meeting on June 7 at 3:30 PM, both online and in Rome at Circolo GAP in San Lorenzo. The meeting aims to build a women’s and lgbtqia+ people’ bloc against the war during the national demonstration on June 21 in Rome, as a first step towards creating a movement of women and free identities against war.
To sign the call and for more information, write to us at donnedeborgata@gmail.com or message us on Instagram/Facebook.
***
Castellano
MUJERES CONTRA LA GUERRA, EL REARME Y EL GENOCIDIO
CONTRA EL “PEACEWASHING” EN CLAVE FEMENINA
En los últimos meses hemos asistido a movilizaciones, llamamientos y debates sobre los temas de la guerra, el rearme y el genocidio en Palestina. Hemos visto a cientos de miles de personas en toda Italia salir a las calles y posicionarse de forma clara y sincera en contra de todo esto.
Pero también hemos visto cómo se utiliza de manera instrumental la palabra “paz” con fines político-electorales y para encubrir, en realidad, objetivos belicistas. Maniobras llevadas a cabo a menudo por las “damas de la guerra” en la cima del poder, desde Von der Leyen hasta Meloni, o por mujeres “democráticas” —Schlein en primer lugar— de partidos que han votado a favor del plan ReArm Europe y que ahora llaman a construir conferencias internacionales por la paz. Operaciones de “peacewashing” en versión femenina que son una bofetada en la cara para quienes están muriendo o viendo sus vidas destruidas bajo las bombas, o para quienes, con salarios estancados desde hace más de 30 años, ven empeorar sus condiciones a causa del aumento del coste de la vida provocado por las guerras y los recortes en el gasto social para aumentar el gasto militar. Todo esto afecta especialmente a las mujeres, evidentemente a aquellas que no son privilegiadas. Pero estas operaciones que nos quieren hacer pasar por “pacíficas” son también un insulto a quienes están luchando —de verdad— contra la guerra.
Históricamente, siempre ha sido así: ha habido mujeres que han querido, promovido y apoyado la guerra; mujeres que no han hecho nada para detenerla; mujeres que la han sufrido en sus cuerpos y en sus vidas; y mujeres que se han posicionado y han luchado contra la guerra, tanto en su propia casa como en territorios a miles de kilómetros de distancia.
Y son precisamente estas últimas quienes hoy tienen una responsabilidad, frente a la escalada bélica, a un plan de rearme europeo de 800 mil millones de euros, a la amenaza de un ejército común europeo y al genocidio en Palestina. Como mujeres, chicas, identidades no conformes, precarias, explotadas, madres, estudiantes, migrantes, ocupantes y defensoras del derecho a la vivienda, activistas sociales y políticas, hoy tenemos la responsabilidad de declararnos y organizarnos activamente y de forma colectiva contra:
- el plan de defensa común europeo (las armas conducen a la guerra, no a la paz), el rearme, la reconversión militar de la industria y el gasto militar: los 800 mil millones de euros del plan ReArm Europe deben utilizarse para garantizar viviendas, salarios dignos, escuelas, educación sexual y afectiva, guarderías, consultorios, centros antiviolencia, transporte y sanidad pública funcional;
- el genocidio del pueblo palestino y la escalada bélica en Oriente Medio por parte de Israel: un proyecto colonialista apoyado, financiado y armado por los países occidentales, instrumentalizando también a mujeres y a identidades libres;
- el “peacewashing” de la política y de representantes de derechas y centroizquierda, frente al cual reivindicamos una verdadera oposición a la guerra;
- sus guerras, basadas en intereses imperialistas y colonialistas occidentales, que matan, destruyen y alimentan la discriminación y la violencia de género;
- las guerras en nombre de la “democracia” y de los “derechos” de las mujeres y de las identidades libres: rechazamos esta visión blanca, occidental y colonialista, y reivindicamos el derecho de los pueblos a la autodeterminación;
- la militarización de la sociedad y la economía de guerra a la que nos quieren acostumbrar, con consecuencias visibles en términos de reducción de los espacios democráticos, derivas autoritarias, represión de voces “incompatibles” y disciplinamiento social;
- las consecuencias de las guerras que empeorarán aún más nuestras condiciones de vida: calidad de las infraestructuras, disponibilidad de servicios, acceso a la educación y la formación, acceso a la salud y a los cuidados para las mujeres y las identidades libres.
Sobre estos temas invitamos a mujeres, chicas, identidades libres y a realidades sociales, políticas y asociativas de toda Italia a adherirse al llamamiento y a participar en un momento de encuentro el 7 de junio a las 15:30, tanto en modalidad online como presencial en Roma, en el Circolo GAP de San Lorenzo, dirigido a la construcción de un bloque de mujeres e identidades libres contra la guerra en la manifestación nacional del 21 de junio en Roma, como primer paso hacia la construcción de un movimiento de mujeres e identidades libres contra la guerra.
Para adherirse al llamamiento y para más información, escríbenos a donnedeborgata@gmail.com o por mensaje directo en Instagram/Facebook.
***
Français
FEMMES CONTRE LA GUERRE, LE RÉARMEMENT ET LE GÉNOCIDE
CONTRE LE “PEACEWASHING” AU FÉMININ
Ces derniers mois, nous avons assisté à des mobilisations, des appels et des débats sur la guerre, sur le réarmement et sur le génocide en Palestine. Nous avons vu des centaines de milliers de personnes descendre dans les rues partout en Italie pour s’y opposer de manière claire et sincère.
Mais nous avons aussi vu le mot “paix” utilisé de manière instrumentale, à des fins politico-électorales, un usage qui masque des objectifs bellicistes. Ces manœuvres sont souvent menées par les “Dames de la guerre” au sommet du pouvoir – de Von der Leyen à Meloni – ou par des femmes dites “démocrates”, comme Elly Schlein, à la tête de partis ayant voté en faveur du plan ReArm Europe, qui appellent désormais à l’organisation de conférences internationales pour la paix. Ces opérations de “peacewashing” au féminin sont un insulte à celles et ceux qui meurent sous les bombes, voient leur vie détruite, ou qui, avec des salaires bloqués depuis plus de 30 ans, subissent la hausse du coût de la vie due aux guerres et la réduction des dépenses sociales au profit du budget militaire. Ce sont d’abord les femmes – non privilégiées – qui en payent le prix. Ces opérations soi-disant pacifistes sont aussi une insulte à celles et ceux qui luttent réellement contre la guerre.
Historiquement, il était toujours ainsi : des femmes ont soutenu et promu la guerre, d’autres ne l’ont pas combattue, d’autres encore l’ont subie dans leur chair et leur vie, et d’autres enfin ont choisi de résister, chez elles ou à des milliers de kilomètres.
Aujourd’hui, ce sont ces dernières qui portent une responsabilité, face à l’escalade militaire, à un plan de réarmement européen de 800 milliards d’euros, à la menace d’une armée commune européenne et au génocide en Palestine. En tant que femmes, jeunes filles, personnes non conformes, précaires, exploitées, mères, étudiantes, migrantes, occupantes, militantes pour le droit au logement, activistes sociales et politiques, nous avons la responsabilité de nous exprimer et de nous organiser activement et collectivement contre :
- le plan de défense commune européenne (les armes mènent à la guerre, pas à la paix), le réarmement, la reconversion militariste de l’industrie et les dépenses militaires. Nous voulons que les 800 milliards d’euros du plan ReArm Europe soient utilisés pour garantir des logements, des salaires décents, des écoles, une éducation à la sexualité et à l’affectivité, des crèches, des centres de santé, des maisons des femmes, des transports et des services de santé publics et fonctionnels ;
- le génocide du peuple palestinien et l’escalade militaire au Moyen-Orient menée par Israël : un projet colonial soutenu, financé et armé par les pays occidentaux, qui instrumentalise aussi les femmes et les subjectivités libres ;
- le “peacewashing” de la politique et des figures de droite comme de centre-gauche, face auquel nous revendiquons une opposition réelle à la guerre ;
- leurs guerres, motivées par des intérêts impérialistes et colonialistes occidentaux, qui tuent, détruisent, alimentent les discriminations et la violence de genre ;
- les guerres menées au nom de la “démocratie” et des “droits” des femmes et des subjectivités libres : nous rejetons cette vision blanche, occidentale et colonialiste, et revendiquons le droit des peuples à l’autodétermination ;
- la militarisation de la société et l’économie de guerre qu’on veut nous faire accepter, avec des conséquences visibles : réduction des espaces démocratiques, dérives autoritaires, répression des voix “incompatibles” et contrôle social ;
- les conséquences des guerres, qui dégraderont encore davantage nos conditions de vie : qualité des infrastructures, accès aux services, à l’éducation, à la formation, à la santé et aux soins pour les femmes et les subjectivités libres.
Sur ces bases, nous appelons les femmes, les jeunes filles, les subjectivités libres ainsi que les réalités sociales, politiques et associatives de toute l’Italie à répondre à cet appel et à participer à un moment de rencontre le 7 juin à 15h30, en ligne et à Rome, au Circolo GAP à San Lorenzo, pour construire ensemble un cortège de femmes et subjectivités libres contre la guerre lors de la manifestation nationale du 21 juin à Rome. Une première étape vers la construction d’un mouvement féministe et de subjectivités libres contre la guerre.
Pour adhérer à l’appel et pour toute information, écrivez-nous à : donnedeborgata@gmail.com ou en message privé sur Instagram/Facebook.
***
نساء ضد الحرب وإعادة التسلح والإبادة الجماعية
ضد “غسل السلام” الأنثوي
لقد شهدنا في الأشهر الأخيرة ساحات ومناشدات ونقاشات حول قضايا الحرب وإعادة التسلح والإبادة الجماعية في فلسطين. لقد رأينا مئات الآلاف من الناس في جميع أنحاء إيطاليا يخرجون إلى الشوارع ويتخذون موقفًا حاسمًا وصادقًا ضد كل هذا.
لكننا رأينا أيضًا استخدام مصطلح “السلام” بشكل عملي لأغراض سياسية انتخابية وللتغطية على أهداف الحرب. إن هذه المناورات غالبا ما تتم من قبل “أمراء الحرب” في قمة السلطة، من فون دير لاين إلى ميلوني، أو من قبل النساء “الديمقراطيات” – شلاين في المقام الأول – من الأحزاب التي صوتت لصالح خطة إعادة تسليح أوروبا واللواتي يدعون الآن إلى بناء مؤتمرات دولية من أجل السلام. إن عمليات “غسل السلام” النسائية تمثل صفعة في الوجه لأولئك الذين يموتون أو يرون حياتهم تدمر تحت القنابل أو لأولئك الذين، بقيت رواتبهم دون زيادة لأكثر من 30 عامًا، يرون ظروفهم تتدهور بين ارتفاع تكلفة المعيشة بسبب الحروب وخفض الإنفاق الاجتماعي لزيادة الإنفاق العسكري. كل هذا يبدأ من النساء، ومنهن المحرومات بالطبع. لكن هذه العمليات التي تريدنا أن نصدق أنها “سلام” هي في الواقع إهانة لأولئك الذين يقاتلون – فعليا – ضد الحرب.
تاريخيا، كان الأمر دائما على هذا النحو: كانت هناك نساء أردن الحرب وعزمن عليها وانحازن إليها، ونساء لم يفعلن شيئا لمعارضتها، ونساء عانين منها في أجسادهن وحياتهن، ونساء انحازن وقاتلن ضد الحرب، سواء في منازلهن أو على بعد آلاف الكيلومترات.
وهؤلاء الأخيرات هن اللاواتي يتحملن اليوم المسؤولية في مواجهة تصعيد الحرب، وخطة إعادة التسليح الأوروبية التي تبلغ قيمتها 800 مليار يورو، والتهديد بتشكيل جيش أوروبي مشترك، والإبادة الجماعية في فلسطين. باعتبارنا نساء وفتيات وغير متوافقات مع الأعراف والتقاليد، ومواطنين معرضين للخطر ومستغلين، وأمهات، وطالبات، ومهاجرات، ونساء يدافعن عن الحق في السكن، وناشطات اجتماعيات وسياسيات، تقع علينا اليوم مسؤولية إعلان أنفسنا وتنظيم أنفسنا بشكل نشط وجماعي ضد:
- خطة الدفاع الأوروبية المشتركة (الأسلحة تؤدي إلى الحرب وليس إلى السلام)، وإعادة التسلح، وإعادة تحويل الصناعة إلى الحرب والإنفاق العسكري: يجب استخدام 800 مليار يورو من خطة إعادة تسليح أوروبا لضمان السكن، والأجور الكافية، والمدارس، والتعليم حول الجنس والعاطفة، ودور الحضانة، ومراكز الإرشاد، والمركبات ذاتية القيادة، والنقل العام والعامل، والرعاية الصحية.
- الإبادة الجماعية للشعب الفلسطيني وتصعيد الحرب في الشرق الأوسط من قبل إسرائيل: مشروع استعماري تدعمه وتموله وتسلحه الدول الغربية، وكذلك من خلال استغلال النساء والذوات الحرة.
- “غسل السلام” للسياسيين وممثلي اليمين واليسار الوسطي، والذي نطالب في مواجهته بمعارضة حقيقية للحرب.
- حروبهم المبنية على مصالحهم الإمبريالية والاستعمارية الغربية التي تقتل وتدمر وتغذي التمييز والعنف القائم على النوع الاجتماعي.
- الحروب باسم “الديمقراطية” و”حقوق” المرأة والذاتية الحرة: نحن نرفض هذه الرؤية البيضاء والغربية والاستعمارية، ونطالب بدلاً من ذلك بحق الشعوب في تقرير المصير.
- عسكرة المجتمع واقتصاد الحرب الذي يريدون تعويدنا عليه، مع العواقب المرئية من حيث تقليص المساحات الديمقراطية، والانحرافات الاستبدادية، وقمع الأصوات “غير المتوافقة” والانضباط الاجتماعي.
- إن العواقب المترتبة على الحروب والتي من شأنها أن تزيد من تدهور أوضاعنا هي: جودة البنية التحتية، وتوافر الخدمات، والقدرة على الوصول إلى التعليم والتدريب، والقدرة على الوصول إلى الرعاية الصحية للنساء والموضوعات المجانية.
حول هذه القضايا ندعو النساء والفتيات والذاتيات الحرة والواقع الاجتماعي والسياسي والجمعوي من جميع أنحاء إيطاليا للانضمام إلى النداء والمشاركة في لحظة نقاش في 7 يونيو في الساعة 3:30 مساءً، عبر الإنترنت وفي روما في Circolo GAP في سان لورينزو، بهدف بناء شريحة من النساء والذاتيات الحرة ضد الحرب في المظاهرة الوطنية في 21 يونيو في روما، كخطوة أولى نحو بناء حركة من النساء والذاتيات الحرة ضد الحرب.
للانضمام إلى النداء وللمزيد من المعلومات، اكتب إلينا على donnedeborgata@gmail.com أو في رسالة مباشرة على Instagram / Facebook.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa

Francesca
Grazie alle Donne De Borgata. Aderisco all’appello. contro il genocidio, la crescente militarizzazione, la violenza di genere e ogni forma di discriminazione. per l’autodeterminazione dei popoli e delle soggettività
Maria Antonietta Iucci
sottoscrivo in totale accordo.
grazie
maria/etta
Ines Guido
Aderisco all’appello stop al silenzio che ci annienta lentamente!!
Luigia Atripaldi
la guerra è distruzione ,abbasso tutte le guerre del mondo e e w la pace che si costruisce con la volontà di tutti, oggi purtroppo c’è molta indifferenza e silenzio.siamo tutti colpevoli di ciò che sta accadendo soprattutto il GENOCIDIO in Palestina
Luigia Atripaldi
firmo perché odio le guerre tutte
Gina Atripaldi
le guerre sono distruttive tutte Stop al genocidio
giuliana lombardi
listaele ha ucciso l occidente..