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Dalla Normandia a Gaza: il revisionismo armato di Nardi e del Riformista

Ancora una volta ci troviamo costretti a smontare – pezzo per pezzo – l’ennesimo prodotto della brutale propaganda bellicista e colonialista euroatlantica, che pretende addirittura di travestirsi da “analisi storica” e strategica.

Parliamo dell’articolo di Andrea B. Nardi, comparso sul Riformista del 22 agosto scorso, con un titolo inqualificabile che supera ogni “sprezzo del ridicolo”: «Israele come gli Alleati a Berlino nel 1945 per liberare la Striscia di Gaza dai nazi-terroristi di Hamas: se ci si ritira ora, la guerra è stata inutile».

Un testo che gronda ignominia deontologica, razzismo esplicito e sfrontata falsificazione della verità; ma che perciò pretende di elevare a “necessità storica” l’invasione di Gaza City da parte dell’esercito israeliano. Paragonandola nientemeno che alla liberazione di Berlino del 1945 da parte degli Alleati.

Un parallelo che, già alla prima lettura, rivela tutta l’opera di manomissione tossica sul piano storico, logico ed etico. Innanzitutto perché il paragone con Berlino 1945 rappresenta un vero e proprio insulto alla Storia.

L’autore si arrampica sugli specchi della retorica per sostenere che Israele andrebbe considerata alla stregua degli Alleati nella Seconda guerra mondiale. Perché di fronte si troverebbe un esercito di nazi-terroristi palestinesi.

Siamo all’indecenza giornalistica. Alla manipolazione elevata a sistema informativo.

Qui non siamo infatti davanti a una coalizione internazionale e pluralista sul piano ideologico (l’America liberale e il socialismo dell’Urss) che sconfigge un regime totalitario e genocida che aveva messo a ferro e fuoco l’intero continente europeo e il mondo, trascinandolo in guerra.

Qui siamo semplicemente davanti a uno Stato occupante, Israele, che da decenni esercita un regime di apartheid e strangolamento contro una popolazione civile priva di diritti, sotto assedio, lasciata senz’acqua, elettricità, cure mediche e libertà di movimento.

L’equivalente storico corretto non è Berlino 1945. Il paragone va cercato semmai nella repressione coloniale francese ad Algeri nel 1957, o nella distruzione di Fallujah da parte degli Stati Uniti nel 2004.O nell’insurrezione del ghetto di Varsavia (opera soprattutto di ebrei comunisti che poi, non a caso, hanno rappresentato un fastidio per lo Stato di Israele).

In entrambi i casi e come sempre, l’aggressore si presentava come liberatore, ma ciò che portava era solo morte, devastazione e dominio imperiale.

Nardi sembra un “Grande Fratello” in salsa mediorientale. Il suo linguaggio è di fatto orwelliano nel senso più pieno. “Liberare Gaza” significa per lui radere al suolo città intere, sterminare famiglie, deportare civili, affamare intere generazioni.

Nardi non parla mai  degli oltre 100.000 morti palestinesi, dei 30.000 bambini assassinati, della devastazione totale e intenzionale di infrastrutture sanitarie, scolastiche e civili. Del genocidio in corso. Di tutto questo orrore se ne fotte allegramente.

Anzi, lo liquida come “costo inevitabile”. Come se le vite dei palestinesi valessero meno di una virgola nel discorso bellico di questo squallido ideologo della pulizia etnica.

Ma veniamo a quello che è forse il passaggio più grottesco, per non dire intellettualmente disonesto, dell’intero articolo: quello sulla mafia.

Ovvero il tentativo di rispondere a Travaglio, il quale aveva giustamente evidenziato che sarebbe stato assurdo bombardare la Sicilia per catturare il solo Provenzano.

La replica di Nardi è un capolavoro da drammaturgia dell’assurdo: «E no! Provenzano era un individuo solo, e la mafia non ha mai aggredito militarmente per vent’anni la Penisola compiendo stragi di migliaia di italiani innocenti».

Delirio, malafede e menzogna strumentale sembrano essere i suoi unici principi deontologici.

La mafia ha eccome aggredito militarmente lo Stato italiano. La mafia ha fatto saltare in aria un’autostrada intera per colpire Giovanni Falcone. La mafia ha fatto esplodere via D’Amelio per ammazzare BorsellinoLa mafia ha assassinato giornalisti, politici, giudici, sindacalisti. La mafia ha messo bombe nei treni, nelle piazze, nei tribunali.

Ma, a differenza di Hamas, la mafia ha agito spesso in piena collusione con gli apparati dello Stato. Ricevendo coperture, protezioni, depistaggi.

C’è inoltre un aspetto ancor più dirimente che Nardi non solo non considera, ma addirittura occulta e falsifica.

Hamas è un’organizzazione guerrigliera e politica, che porta avanti una resistenza e, tempo fa, aveva persino vinto le elezioni. La mafia risponde a mere logiche criminali.

Ad ogni modo, se avessimo adottato il “metodo Nardi”, Corleone e Palermo sarebbero state rase al suolo e con esse anche il centro di Roma, se consideriamo il livello di infiltrazione e complicità a livello istituzionale.

Tuttavia, preso nella sua farneticazione ideologica, Nardi evoca persino Kissinger per giustificare la prosecuzione di una guerra coloniale.

«Non iniziare guerre che non si è pronti a terminare». Kissinger, il maestro feroce del cinismo geopolitico. L’uomo dei golpe, dei bombardamenti a tappeto in Cambogia, del Cile, dei desaparecidos in Argentina, del “Plan Condor” per annichilire l’America Latina.

Questo sembra essere il punto di riferimento morale e strategico dell’editoriale di Nardi.

È la logica della guerra infinita, quella che non prevede mai  pace né tregua, ma solo la vittoria di uno sull’altro. La distruzione dell’avversario, la sua cancellazione fisica e politica.

È la stessa logica che ha devastato l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia. E che oggi viene replicata in forma genocida a Gaza, con la complicità delle grandi potenze occidentali e il silenzio dei media embedded.

Ma il vero apice manipolatorio dell’articolo, Nardi lo tocca nella conclusione. L’idea che “il vero problema della Palestina” siano… i palestinesi stessi.

«Il primo problema della Palestina sono i palestinesi che non accettano lo Stato ebraico», scrive l’Autore. Non i ministri di Israele che dichiarano da decenni che “uno Stato palestinese non deve esistere” e agiscono per renderlo fisicamente impossibile.

Questa frase è la cifra dell’intero impianto imperialista e coloniale portato avanti da Israele, Stati Uniti e Unione Europea.

Non è l’oppressore il problema, ma l’oppresso che osa resistere. Non è l’occupazione il problema, ma chi la rifiuta.

Non è il genocidio il problema, ma chi ad esso disperatamente resiste…

È la stessa logica con cui l’Impero britannico giustificava i massacri in India, o i francesi le torture in Algeria. È puro razzismo colonialista “modernizzato”.

La “guerra” nell’articolo di Nardi diventa dunque un viscido esercizio di propaganda e marketing.

Il suo pezzo non è un’analisi. È un’operazione di dottrina euroatlantica e imperialista, costruita su paragoni storici falsi, ignoranza della realtà geopolitica e totale disprezzo per la vita umana. Palestinese, in questo caso, ma facilmente replicabile su altri teatri.

Chi scrive queste cose vuole solo giustificare l’annientamento di un popolo.

Perché se davvero si volesse “liberare Gaza” si partirebbe dall’unica verità evidente: la liberazione passa per la fine dell’assedio, dell’occupazione, per il riconoscimento pieno dei diritti del popolo palestinese e per la restituzione delle terre occupate.

Il resto è fumo negli occhi. O peggio ancora, benzina sul fuoco.

E quando Nardi conclude con «il benessere dei gazawi è che si proceda alla ricostruzione di un territorio che potrebbe davvero diventare una Miami Beach del Mediterraneo» si può solo trattenere, a fatica, il vomito per la disumanità esplicita di tali affermazioni. Un megaresort trumpiano per benestanti occidentali, senza più un solo palestinese, neanche come cameriere (non si sa mai…).

Nardi ha firmato un articolo che si configura come apologia e istigazione al genocidio.

Un crimine contro l’umanità che richiede, come tanti altri articoli comparsi in questi due anni, una denuncia al Tribunale Internazionale dell’Aja.

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2 Commenti


  • AR

    Il paragone piu’ immediato e’ con la famigerata Radio delle Mille Colline istigatrice del genocidio in Ruanda.


  • antonio D.

    a commento di questa ottima analisi non posso che riferirmi alla funzione della “hasbara”, pratica e strategia disinformativa/comunicativa che Israele sta usando per contrastare la verità sulla questione palestinese e di Gaza. Olé
    PS: L’Hasbara (in ebraico הַסְבָּרָה) è il termine ebraico per indicare gli sforzi di pubbliche relazioni e diplomazia pubblica volti a diffondere all’estero informazioni positive sullo Stato di Israele e a giustificare le sue azioni. Questa strategia comunicativa usa canali di massa e interazione individuale per influenzare le narrazioni e modellare le percezioni internazionali a favore di Israele, e si è evoluta da attività considerate propaganda a un concetto più contemporaneo come “spiegazione”.

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