“Ci ispiriamo alla strategia di Hausmann per la Parigi del XIX secolo” è scritto nel documento “Gaza reconstitution, economic acceleration and transformation” che, emblematicamente, diventa l’acrostico Great.
Come noto, Hausman distrusse la vecchia Parigi dei vicoli e delle strade strette (che facilitavano le barricate e le insurrezioni) e la riorganizzò su vasti boulevard che facilitavano la cavalleria e lo spostamento delle truppe nell’area urbana.
Quella che sembrava l’ennesima boutade di Trump si è invece rivelata un progetto reale con lo zampino anche di personaggi come Blair e che effettivamente prevedono la pulizia etnica dei palestinesi da Gaza per essere sostituiti da investimenti immobiliari, resort, zone industriali etc.
Secondo il Corriere dietro dietro all’iniziativa ci sarebbero gli stessi imprenditori israeliani che hanno messo insieme la Gaza Humanitarian Foundation, la struttura che ha organizzato delle vere e proprie trappole nella distribuzione degli aiuti che hanno causato quasi 1500 morti tra i palestinesi.
L’esistenza di questo progetto di stravolgimento e investimenti economici Gaza, è una conferma in più che le popolazioni, il fattore umano, contano praticamente zero sia nelle ambizioni criminogene della Grande Israele che in quelle affaristiche che “unificano” i ricchi, indipendentemente che questi ultimi siano statunitensi, israeliani, arabi, britannici o altro. Parlano infatti lo stesso linguaggio e ragionano sulle stesse priorità, e tra queste i palestinesi di Gaza non sono previsti.
Al massimo ai palestinesi verrà data una mancia di 5mila dollari per andarsene via e “togliersi dai piedi” per finire in Egitto o in Giordania o in Sudan, dove quei soldi basterebbero qualche mese.
Ci rendiamo conto che la mente comincia a fare fatica a stare al passo con quello che un network di criminali di stato ed economici ci stanno presentando davanti agli occhi ogni giorno negli ultimissimi anni.
La “Riviera di Gaza” è solo l’ultimo tassello distopico. In questa fase a Gaza e in Palestina troppe volte la realtà ha superato la fantasia. Ed è diventata durissima la ginnastica per non abituarsi all’orrore quotidiano e immaginare sempre nuovi fronti di intervento per denunciare quanto avviene e per sostituire con le iniziative popolari – dalle manifestazioni di piazza alla Flotilla in mare alle denunce in ogni ambito – la complice inerzia dei governi contro il genocidio del popolo palestinese.
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Leonardo
Hausman ?? Ad Albert Speer e al suo terzo Reich pacificato e millenario, piuttosto !
Non vorrei apparire blasfemo verso quello che sta accadendo a Gaza e Cisgiordania, ma questa distopia sembra anche un’ottima approssimazione alla nostra ‘liquida’ realtà occidentale (e non solo alla sua autorappresentazione).
Senza macerie, senza cadaveri, senza inedia …
Apparentemente.