Mentre su molti mass media abbondano le radiografie e analisi sociologiche sulle manifestazioni di massa di queste settimane, una ricerca dell’Istituto SWG di Trieste, secondo quanto riporta Open, ha provato a fornire un identikit dei manifestanti che nelle scorse settimane hanno riempito le piazze di tutta Italia per la Palestina.
Quasi quattro su dieci – il 38% dei manifestanti – ha tra i 18 e i 34 anni. Il 12% appartengono alla fascia tra 35 e 44 anni, le persone tra i 45 e i 54 anni costituiscono il 13% dei manifestanti, la fascia tra 55 e 64 anni, ne rappresenta il 15%. Il 22% sono invece gli over 64. Il 51% dei dimostranti sono donne, mentre il 49% sono maschi.
L’Istituto SWG ha poi indagato anche la condizione economica di chi è sceso in piazza. Il 57% dei manifestanti è occupato stabilmente, mentre quasi il 9% dei partecipanti ha un lavoro non stabile, una quota simile a quella dei disoccupati, che arrivano a rappresentare l’8% del totale dei manifestanti.
Gli studenti rappresentano il 9% di chi ha partecipato alle manifestazioni (e qui il dato della ricerca appare meno convincente rispetto a quello che si è visto nelle piazze. Il dato dovrebbe riferirsi ai soli studenti delle scuole superiori, altrimenti andrebbe in contraddizione con quello della fascia 18-34 anni ndr).
Alla mobilitazione hanno preso parte anche i pensionati che costituiscono il 14% delle persone mobilitate.
La somma di lavoratori/lavoratrici stabili e dei pensionati (71%) indica una forte presenza di cosiddetti “ceti medi” (in realtà lavoratori mentali e lavoratori dipendenti tradizionali) come nucleo sociale maggioritario nelle manifestazioni per la Palestina.
Sul piano politico il 55% dei manifestanti risponde di aver già protestato contro le guerre, sia quella a Gaza che quella in Ucraina, ma quasi il 30% ha indicato come motivazioni principali della spinta a scendere in piazza anche i salari troppo bassi, la stagnazione dell’economia italiana e l’aumento della disoccupazione.
Solo il 22% ha lamentato la debolezza dell’Unione Europea nello scenario internazionale, mentre il 21% denuncia l’assenza di una leadership politica credibile.
Stando alla ricerca dell’Istituto SWG il 38% dei manifestanti si colloca tra partiti di centrosinistra. Tra i partiti di centrosinistra, la maggior parte dei partecipanti ha dichiarato di votare Partito Democratico, seguito da Avs e M5S, entrambi con una partecipazione del 10%. Ma non viene rilevato il dato su chi si astiene dal voto, secondo noi prevalente.
Ma le piazze per la Palestina hanno visto anche di una quota di elettori centrodestra significativa: il 17% dei dimostranti si identifica con partiti di destra, con una presenza silenziosa di Fratelli d’Italia (l’8% di partecipazione) seguiti da elettori della Lega e di Forza Italia, entrambi al 6%.
Questa ricerca va letta in relazione con un altro sondaggio dell’Istituto SWG di Trieste pubblicato ai primi del mese, alla vigilia del fatidico 7 ottobre, il quale rilevava come rispetto ad un anno fa le persone che in Italia si sentono più vicine ai palestinesi erano salite dal 10% al 31%, mentre quelle schierate con gli israeliani erano crollate dal 25% al 13%.
Giù, dal 30% al 22%, anche gli equidistanti, mentre il 20% – contro il 21% di un anno fa – non si sente vicino a nessuno dei due e il 14% si dichiarava indeciso. Tra i dati più importanti vi è il fatto che il 62% degli italiani è favorevole al riconoscimento formale dello Stato Palestinese: è il 9% in più che nell’ottobre 2023.
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