Ieri Roma ha visto diverse manifestazioni che avevano una cosa in comune, o per meglio dire, un nemico in comune: il governo sionista di Israele e le complicità in Italia col genocidio dei palestinesi e col terrorismo di Tel Aviv, che continua a colpire Gaza, la Cisgiordania, il Libano, lo Yemen, e si conferma quale principale pericolo per la pace nel mondo.
Quello che era l’equipaggio di terra delle Flotille non si è mai fermato, come del resto non lo ha fatto Israele e la sua politica di apartheid. Lo dimostra il fatto che, in una sola giornata, sono stati ben tre i presidi che a Roma hanno messo alla sbarra le responsabilità politiche di un esecutivo che non solo si mantiene allineato a Tel Aviv, ma vuole anche impedire la critica delle sue azioni e insieme implementare nuovi strumenti di repressione.
Alle 15 hanno cominciato gli studenti di Cambiare Rotta, sotto al Ministero dell’Università e della Ricerca. Le lotte negli atenei non solo sono state subito criminalizzate, ma la Bernini ha anche chiesto ai rettori di ‘liberare‘ le università dalle occupazioni, millantando un’idea distorta di ‘diritto allo studio‘, che vale quando si chiede di rescindere tutti gli accordi con Israele, ma non vale quando si tagliano fondi e corsi.
Al centro della protesta c’era anche il ddl 1627, proposto dal senatore Maurizio Gasparri. Con l’introduzione di questa norma si vorrebbe introdurre l’equiparazione tra antisemitismo e antisionismo, facendo così un torto non soltanto alla libertà di espressione e di dibattito, ma anche alla verità storica e a migliaia di pagine di manuali e libri di storia.
Proprio sul tema del ddl 1627 la piazza degli universitari ha trovato la sua unità (poi anche fisica) con quella chiamata da OSA sotto il Ministero dell’Istruzione e del Merito. Gli studenti delle scuole superiori, di cui molti avevano o stanno occupando i propri istituti così come in tante città d’Italia, hanno contestato il modello di scuola di Valditara.
Un modello di scuola che, da una parte presta il fianco al revisionismo sionista (rappresentato anche dalle parole della ministra Roccella sulle ‘gite‘ ad Auschwitz), dall’altra mescola un indirizzo didattico insieme europeista e ‘patriottico‘, insieme sciovinisra, suprematista e colonialista, con riforme repressive come quella sul voto in condotta.
Bisogna sottolineare che, ad entrambi i presidi, erano presenti non solo studentesse e studenti, ma anche i docenti organizzati dall’Unione Sindacale di Base, che stanno portando avanti la battaglia al fianco del popolo palestinese e contro il governo sionista di concerto con i propri alunni. Un’unità tra lavoratori e studenti che va evidenziata e che qualifica ulteriormente le mobilitazioni in corso.

C’è stata poi un’altra piazza che ieri ha deciso di ‘accerchiare’ il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, guidato da Matteo Salvini. Il leader della Lega ha millantato alla televisione israeliana un paese che era al fianco di Tel Aviv, mentre erano centinaia di migliaia le persone che scendevano in piazza per sfiduciare la politica sionista del governo, e per denunciare anche il colonialismo trasudante dal piano Trump, su cui le finte opposizioni si sono astenute.
C’è di più. Dal suo dicastero fanno sapere che non hanno informazioni riguardo a come sia stato possibile che l’aereo di Netanyahu sia passato per i cieli italiani, nonostante un mandato di cattura della Corte Penale Internazionale che imporrebbe l’arresto. Non sorprende questa linea di difesa “ignorantista” mentre la denuncia per complicità nel genocidio nei confronti di Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Guido Crosetto e Roberto Cingolani arriva alla medesima Corte.
Il presidio è stato lanciato dalle forze che in città hanno dato vita all’assemblea permanente per la Palestina in piazza Gaza, come Potere al Popolo, Arci Roma, USB e il Movimento per il diritto all’abitare. Una variegata alleanza tra forze politiche, sindacali, attivisti e abitanti che rivendicano un diritto costituzionale, migranti e associazioni di promozione sociale e culturale, che non fanno sconti a un governo che rimane in silenzio mentre la pulizia etnica e l’occupazione sionista continuano in Palestina.
Tutte e tre insieme, le manifestazioni hanno mostrato una forte vitalità del movimento di solidarietà col popolo palestinese, ma anche che si hanno ben chiare le responsabilità politiche che vengono condivise dalla classe dirigente del nostro paese. E che non c’è la volontà di farle dimenticare tanto facilmente, andando a mettere una giusta pressione sotto ben tre dicasteri, in pratica in contemporanea.
E per di più, non si può ignorare come le tre piazze abbiamo palesato ancora una volta il saldarsi di un blocco sociale e politico nuovo (lo abbiamo scritto: studenti, docenti, inquilini e attivisti del movimento per l’abitare, migranti, associazioni e organizzazioni, sindacali e politiche) su di un piano di opposizione concreta e netta al governo. Sulle parole d’ordine del ‘Blocchiamo tutto’ continua la mobilitazione per cambiare un modello che porta ormai solo sfruttamento e guerra.
Un bel sabato pomeriggio di lotta, quello di cui l’Italia ha bisogno.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
