La Corte dei Conti ha deciso infine di negare il visto di legittimità alla delibera del CIPESS dello scorso agosto, con la quale era stato approvato il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina. Un altro colpo alla storia travagliata di questa grande opera inutile, su cui però il governo ha già chiamato una riunione d’urgenza, cercando scappatoie.
Bisogna dire subito una cosa: non c’è necessità di soluzioni da ‘azzeccagarbugli’ in casi del genere, perché anche con il parere negativo della Corte dei Conti, secondo la legge, l’amministrazione interessata può chiedere un’apposita delibera da parte del Consiglio dei Ministri per procedere, se quest’ultimo ritiene che l’atto risponda ad interessi pubblici superiori.
Politicamente, però, si tratterebbe di una forzatura di non poco conto nei confronti dei magistrati contabili, proprio a ridosso del via libera appena ottenuto sulla riforma della giustizia. Lo stesso ANM ha sottolineato come le reazioni governative siano state un ulteriore atto di delegittimazione nei confronti delle magistrature, verso cui Meloni e compagnia mostrano “totale insofferenza al controllo di legalità“.
Infatti, la presidente del Consiglio ha affermato che quello della Corte è un “ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento“, mentre il ministro Salvini ha detto che “la decisione della Corte dei Conti è un grave danno per il Paese e appare una scelta politica più che un sereno giudizio tecnico“.
Per quanto sappiamo bene che le scelte giudiziarie possano essere influenzate da vari fattori, in questo caso bisogna sottolineare che sono mesi e mesi che vengono fatti rilievi sostanziali al progetto, in primis dai movimenti che si oppongono a questa opera inutile. Rilievi che riguardano criticità che vanno dai costi in levitazione ai danni ambientali, e su cui le risposte del governo sono state spesso tacciate di superficialità.
Ad ogni modo, le motivazioni della Corte verranno depositate entro 30 giorni, perciò ad oggi si possono fare solo elucubrazioni su come i giudici sono arrivati al diniego del visto. Tra i punti emersi in passato ci sono: le coperture finanziarie, l’affidabilità delle stime di traffico, la conformità del progetto alle normative ambientali e antisismiche, nonché alle regole europee sul superamento del 50% del costo iniziale. Infine, dubbi sulla competenza del CIPESS sull’affare in questione sono già stati sollevati.
Fonti informate sui fatti hanno rivelato al Fatto Quotidiano che, nel vertice svoltosi ieri mattina, il governo starebbe valutando non solo di procedere con la delibera per imporre la registrazione della delibera del CIPESS, ma anche di presentarsi in Parlamento (Giorgia Meloni stessa o più probabilmente il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini) per spiegare le ragioni dell’atto e ribadire il valore politico, oltre che economico, che ha il Ponte sullo Stretto.
Infatti, al di là dei problemi che sorgeranno da questa scelta della Corte dei Conti, a partire dai ritardi nei lavori, il Ponte è sempre stato sostenuto per due motivazioni ulteriori: l’utilità per la mobilità militare e, ultimamente, la possibilità di inserirlo tra le spese infrastrutturali legate alla sicurezza previste dai nuovi target NATO. Ma su questa ipotesi, gli Stati Uniti avevano già messo una pietra tombale.
Per quanto il Ponte sarebbe un facile obiettivo militare, nella delibera governativa di qualche mese fa con la quale il progetto arrivava al CIPESS veniva accennata anche a una sua funzione dentro il Military Mobility Action Plan per la mobilità militare all’interno della UE. Insomma, anche questa grande opera inutile è pensata in prospettiva di una UE armata fino ai denti. Oltre, ovviamente, ad essere un pozzo senda fondo di soldi pubblici da cui potranno abbeverarsi varie cordate imprenditoriali.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa
