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Ponte sullo Stretto: viola l’ambiente e persino le direttive europee

La Corte dei Conti ha depositato le motivazioni con le quali ha negato la legittimità alla registrazione della delibera CIPESS sulla quale poggiava l’avvio del progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. La Corte si è presa in sostanza tutto il tempo disponibile per rendere note le motivazioni del pronunciamento dello scorso 29 ottobre.

E questo anche perché si tratta di un’analisi approfondita e strutturata intorno a criticità che da tempo sono denunciate. Ma queste criticità vanno innanzitutto in contrapposizione con due direttive europee, nonostante il governo Meloni abbia propagandato il progetto come fondamentale per l’intero continente, soprattutto dal lato della mobilità militare.

Riportiamo direttamente quel che dice il Collegio, il quale ritiene

di assegnare prioritario rilievo alla: violazione della direttiva 92/43/CE del 21 maggio 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, a causa della carenza di istruttoria e di motivazione della cosiddetta delibera Iropi; violazione dell’articolo 72 della direttiva 2014/24/UE, in considerazione delle modificazioni sostanziali, oggettive e soggettive, intervenute nell’originario rapporto contrattuale; violazione degli articoli 43 e 37 del decreto-legge 201/2011, per la mancata acquisizione del parere dell’Autorità di regolazione dei trasporti in relazione al piano tariffario posto a fondamento del piano economico e finanziario.

I nodi sono tre: la conservazione dell’habitat naturale, scavalcata tramite la delibera Iropi riguardante un preminente interesse pubblico, ma che a quante dice la Corte manca di motivazioni; le modifiche contrattuali intervenute in corso d’opere; il mancato parere dell’Art (Autorità di regolazione dei trasporti) sul piano tariffario, che è stato considerato largamente come non rispondente a previsioni di traffico realistiche.

Il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, di cui il titolare Matteo Salvini, così come tutto il governo, aveva parlato di bocciature tutte politiche del Ponte, ora esterna tramite una nota neutra la disposizione a lavorare sui rilievi. Ma è chiaro come il progetto sia nato su un’idea di speculazione e devastazione, e sia stata sviluppata facendo leva sulla logica guerrafondaia.

Parlare oggi di lavoro sui rilievi, dopo tre tornate di chiarimenti e il confronto con Bruxelles, nonché la profondità delle criticità riscontrate dalla Corte, è ridicolo. È chiaro che il governo ha prodotto un progetto infrastrutturale disinteressato alla tutela dell’ambiente e costruito appositamente per diventare un pozzo senza fondo dei conti pubblici a favore dei profitti di pochi.

L’esecutivo ha provato a forzare il quadro legale italiano e comunitario, sperando che nel clima di emergenzialità bellicista creata ad arte questa ennesima grande opera inutile passasse, sospinta dalle pressioni politiche. Non è stato così, e ora, tramite note e non con la voce dei ministri, promettono di aggiustare il tiro.

Ma il governo ha ancora in mano un’arma, quella dell’imposizione della registrazione della delibera del CIPESS. È nei suoi poteri, ma questa sarebbe davvero una forzatura esplicita, tutta politica. Per ora sembra che questa opzione sia stata messa in attesa, anche perché la Corte ha davvero smembrato tutte le fondamenta del provvedimento governativo.

L’esecutivo riorganizzerà l’assalto del Ponte, ma bisogna ricordare che esso è stato inserito anche tra i corridoi strategici della rete europea TEN-T, la quale è stata oggetto, di nuovo, di attenzionemento con fini militari. Palermo sarebbe il nodo finale del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, che potrebbe intersecarsi anche con il Piano Mattei, e con il suo ruolo nella ricerca in Africa di nuove fonti energetiche per l’autonomia europea.

Insomma, se le decisioni le prende Bruxelles ormai, come è evidente che sia, qualsiasi forzatura governativa sarà legata a quanto Palazzo Chigi sarà in grado di vendere a Pallazo Berlaymont l’importanza strategica del Ponte. Dando finalmente ai tanti speculatori in attesa la loro gallina dalle uova d’oro.

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