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Abu Mazen non vada ad Atreju. Lettera aperta al Presidente Mahmoud Abbas

L’Italia ha legami storici con la Palestina e la sua giusta causa da molti anni, sebbene questi legami siano rimasti sostanzialmente stagnanti dall’era di Silvio Berlusconi. Non sono migliorati durante i governi di centro-sinistra, né durante il governo di destra guidato da Giorgia Meloni, di origini fasciste.

L’Italia, più di ogni altro Paese occidentale, si è espressa in modo particolarmente esplicito nel suo rifiuto di condannare il genocidio perpetrato dal governo di occupazione contro la nostra popolazione indifesa e i bambini di Gaza. Inoltre, il suo governo continua a fornire armi e equipaggiamento militare all’occupazione.

È stato anche tra i primi Paesi a firmare un contratto con il governo di occupazione il 29 novembre 2023, meno di due mesi dopo l’inizio della guerra genocida, per l’esplorazione e la trivellazione di gas al largo della costa di Gaza a beneficio dell’azienda italiana Eni. Questo accordo, noto come Accordo di Licenza per l’Esplorazione del Gas tra la Costa/Aree di Gaza e Israele, è controverso e non è considerato un “accordo di pace” che riconosce i diritti dei palestinesi. Molti giuristi hanno criticato questa iniziativa, ritenendola illegale. Oltre a fornire un sostegno politico e diplomatico incondizionato al governo occupante durante il suo genocidio a Gaza, tutto ciò contraddice la Costituzione italiana, che sancisce il ripudio della guerra da parte dell’Italia.

Qui, dobbiamo distinguere tra la posizione del governo e quella della maggioranza del popolo italiano, con tutte le sue forze democratiche e popolari, che non ha mai smesso di sostenere il popolo palestinese. Le massicce manifestazioni e marce che si sono svolte in tutte le città e i comuni, grandi e piccoli, ne sono la prova migliore.

Basti menzionare i sindacati di base, primo tra tutti l’USB, che non hanno mai smesso di sostenere e difendere il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione e la loro esplicita condanna del governo occupante e delle sue pratiche di genocidio, sfollamento e pulizia etnica del popolo palestinese. Hanno organizzato tre scioperi generali nel giro di due mesi, paralizzando il Paese, e hanno legato le loro richieste alla rottura dei rapporti con lo Stato occupante e alla sospensione di tutti gli accordi di partenariato con esso, arrivando persino a chiedere le dimissioni del governo. Anche la CGIL, il più grande sindacato italiano, ha indetto uno sciopero generale contro la proposta di bilancio dello Stato, che stanzia miliardi di euro per gli armamenti, collegando ciò agli eventi nella nostra regione e in Europa (Ucraina), a scapito di servizi pubblici come la sanità e l’istruzione.

La signora Meloni appartiene a Fratelli d’Italia, il partito le cui radici affondano nel movimento sociale italiano e sono un residuo del partito fascista. La signora Meloni non ha ancora pronunciato una parola di condanna del fascismo; tutto ciò che è riuscita a dire è che quell’era è finita. Il suo partito detiene la maggioranza all’interno della coalizione di destra, ed è stata quindi scelta per guidare il governo. Va notato che questa coalizione nel suo complesso ha ottenuto meno del 35% dei voti, mentre oltre il 50% degli aventi diritto si è astenuto. Questo elevato tasso di astensione non ha impedito a Meloni di affermare di governare in nome del popolo italiano.

Il 1° dicembre, l’agenzia di stampa italiana ANSA ha riferito, citando fonti interne a Fratelli d’Italia, che il presidente palestinese sarebbe stato tra gli ospiti invitati al festival del partito di destra al governo, “Atreju”, in programma dal 6 al 14 dicembre. L’articolo affermava anche che Meloni avrebbe ricevuto il presidente palestinese venerdì 12 dicembre. L’agenzia non ha specificato se il presidente avesse accettato l’invito.

Noi, e centinaia di migliaia di sostenitori italiani, ci auguriamo che questa notizia sia falsa. Ci auguriamo che il presidente non partecipi a un evento di questo tipo organizzato da un partito di destra, poiché la sua partecipazione significherebbe un accordo con il partito e il suo leader, che è rimasto in silenzio sul genocidio del nostro popolo a Gaza.

Questo sarebbe un duro colpo per l’intero movimento di solidarietà non governativo che si è schierato con il nostro popolo e la nostra causa. Avrebbe anche un impatto negativo sulle posizioni dei partiti di sinistra e di opposizione democratica, che hanno adottato posizioni diverse ma in definitiva favorevoli alla nostra causa e al nostro popolo.

Partecipare alle kermesse del partito di Fratelli d’Italia dividerà l’arena palestinese e le nostre comunità, che non hanno mai cessato il loro sostegno, le loro iniziative e le loro attività in difesa del nostro popolo in tutta la Palestina, denunciando e denunciando i piani dell’occupazione e confutando la narrazione sionista.

Nessuno ha obiettato alla recente visita ufficiale del Presidente in Italia; si tratta di visite ufficiali. Tuttavia, partecipare alle celebrazioni del partito, anche se il partito è al potere, è tutt’altra cosa. Le sue conseguenze indeboliranno e frammenteranno il movimento di solidarietà popolare con le lotte e i diritti del nostro popolo, e rafforzeranno l’idea che l’Autorità Nazionale Palestinese sia impotente e subordinata a diktat esterni.

Lo diciamo prima che sia troppo tardi: non vogliamo che le forze che sostengono la nostra causa prendano posizione di protesta e dichiarino questa visita è sgradita. Se, ciò dovesse accadere, sarebbe una perdita di credibilità per tutti noi agli occhi di coloro che ci sono sempre stati accanto.


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