Cominciano a diventare frequenti gli episodi, gravi quanto inquietanti, che stanno conformando il clima bellicista che sta investendo l’Europa. Gli ultimi due episodi riguardano la Germania e l’Italia, due paesi il cui passato negli anni Trenta e in contesti pre-bellici mette ancora i brividi.
La dicotomia “amico-nemico” caratteristica dei periodi di guerra, ormai dilaga nel dibattito pubblico, nella vita politica e nel lavorìo degli apparati di intelligence.
In una Germania attraversata da un furore bellicista che non si vedeva da quasi un secolo, chiunque osi contrastare la macchina del riarmo (il Bundestag si accinge ad approvare spese militari per un valore di 52 miliardi di euro) viene subito etichettato come traditore della patria o, peggio, come “agente di Putin”.
Ma se Berlino piange Roma non ride, in quanto qualcosa di simile sta accade anche in Italia verso chi critica la linea intransigente sul conflitto in Ucraina.
In Germania, Finch, un popolarissimo rapper, è finito sotto tale accusa per aver pubblicato un brano antimilitarista dal titolo “No Desire for War”. Il 13 dicembre scorso Finch ha pubblica le prime scene della sua nuova canzone “Kein Bock auf Krieg” sui social media. Apriti cielo!

Il video di Finch lascia scorrere le immagini di bambini in uniforme militare che cantano in coro, diretti da una figura che, per postura e acconciatura, ricorda piuttosto esplicitamente il cancelliere tedesco Friedrich Merz. Il brano è un chiaro atto di contestazione contro l’indottrinamento militarista.
Il rapper è finito nel mirino di un alto ufficiale della Bundeswehr, Marcel Bohnert, che è intervenuto in modo aggressivo nel dibattito pubblico commentandolo come “Grandioso. I volenterosi aiutanti di Putin – e il Cremlino balla”.
Bohnert è l’addetto alla comunicazione dell’apparato militare e dunque non si tratta di un militare qualunque, ma di una figura di collegamento tra i vertici delle forze armate e le nuove strategie di propaganda avviate massicciamente in Germania anche per incentivare la leva militare tra i giovani. Sullo sfondo si materializza la crisi economica che ormai da anni attanaglia quella che era la “locomotiva d’Europa”.
La scorsa settimana migliaia di studenti tedeschi sono scesi in piazza in decine di città proprio contro le misure tese a reintrodurre la leva.
La caccia alle streghe lanciata dall’Unione Europea, si è estesa anche alla neutrale Svizzera, dove Jacques Baud, un ex colonnello dell’esercito e analista militare, nonché esperto di
intelligence e terrorismo, è stato sottoposto a sanzioni dalla Ue perché accusato di “agire come portavoce della propaganda pro-russa e formulare teorie complottiste” e soprattutto di essere “responsabile di porre in atto o sostenere azioni o politiche imputabili al governo della Federazione Russa che compromettono o minacciano la stabilità o la sicurezza di un paese terzo (l’Ucraina) facendo ricorso alla manipolazione dell’informazione”.
Le sanzioni consistono nel congelamento di eventuali beni mobili e immobili del colonnello – e di altre persone colpite con lo stesso “ukaze” – sul territorio dell’Unione Europea, nel divieto di viaggio e transito nell’UE, nonché nella proibizione per cittadini e imprese UE di mettere a sua disposizione fondi, attività finanziarie o concedere risorse economiche. In pratica Baud non potrà, sul territorio UE, neanche fare la spesa, andare da un medico, ecc.
La Svizzera, per sua fortuna, non aderisce alle sanzioni dell’UE, ma di fatto il colonnello diventa “prigioniero” nel suo paese. Ma appare chiarissimo che in questo modo la UE sta mandando un messaggio terroristico a tutti coloro che fanno informazione: mettere in discussione la “narrazione ufficiale sull’Ucraina è un grosso rischio…
Anche in Italia le cose stanno peggiorando, di brutto.
Dopo le liste di proscrizione contro i “putiniani” del Corriere della Sera di tre anni fa, sono arrivate le campagne di caccia alle streghe da parte di Calenda o dei radicali di +Europa che hanno recentemente colpito il prof. Angelo D’Orsi. A marzo del 2024 il senatore renziano e membro del Copasir Enrico Borghi ha proposto l’istituzione di un’Agenzia contro la disinformazione e per la sicurezza cognitiva.
Ultima in ordine di tempo è l’accusa sottotraccia anche nei confronti di Lucio Caracciolo. La stampa di destra ha preso spunto dalle dimissioni di due membri del comitato scientifico della rivista Limes, per adombrare sospetti di filo-putinismo anche contro il fondatore e direttore di Limes, le cui ruvide analisi hanno spesso mandato in tilt i guerrafondai “de noantri”.
Prima di lui erano finiti nel mirino il prof. Alessandro Orsini, Marco Travaglio, lo street artist Yorit.
In una lettera aperta a Caracciolo pubblicata dal quotidiano Italia Oggi, l’ex sindacalista ed ex Pci Michele Magno non ci gira tanto intorno: “Ammetterà che a qualcuno possa venire il sospetto (non a chi le scrive, per carità) che dietro la sua tesi maestra della ‘guerra per procura’… ci sia lo zampino del Cremlino”, scrive Magno. Non sorprende che lo stesso Magno sia un fervido sostenitore del Ddl Delrio e un acerrimo avversario del movimento di solidarietà con la Palestina.
Ci sono poi riviste online finanziate dall’Unione Europea come Linkiesta, che da tempo vanno a caccia e attaccano docenti universitari o ricercatori per stanare i “filoputiniani”. A fine novembre hanno addirittura pubblicato la “mappa italiana dei propagandisti filorussi” elaborata dai segugi di Europa Radicale. Anche in questo caso si manifesta la coincidenza con il fatto che Linkiesta sia una pubblicazione anche filo-israeliana e ostile ai movimenti pro-Palestina.
Significativa la spiegazione che viene offerta da questa volenterosa organizzazione della caccia alle streghe.
Scrive infatti Linkiesta del 25 novembre: “La lotta contro la “peste putiniana” sarà sempre più dura e difficile: gli Stati dell’Unione europea hanno giustamente deciso di portare al cinque per cento la percentuale del loro Pil da destinare alla difesa e alla sicurezza per contrastare la Russia di Putin, che ha incardinato un’economia di guerra ormai irreversibile. È certo che i partiti populisti e/o filorussi in tutta Europa, e in Italia in particolare (Lega, Movimento 5 stelle e sigle varie di estrema destra e di estrema sinistra) si scateneranno nei prossimi mesi ed anni per contrastare tale politica, ben supportati da opinionisti più o meno esperti (Alessandro Orsini, Marco Travaglio, Lucio Caracciolo) ospitati tutte le sere in tv”.
Ma i volenterosi guerrafondai de noantri hanno il serio problema della contrarietà della maggioranza della popolazione a farsi trascinare dalla Nato e da alcuni governi europei nella guerra in Ucraina. Ragione per cui devono ottenere il consenso attraverso la coercizione e la criminalizzazione del dissenso politico contro le avventure belliciste.
Appare piuttosto evidente che il clima di guerra e l’ossessione riarmista in Italia e in Europa sta producendo pesantemente quella dicotomia “amico-nemico” propedeutica alla brusca limitazione delle libertà politiche e di espressione. Questo scenario è chiaramente intellegibile nel Rapporto sulla guerra ibrida elaborato dal ministro Crosetto e dal ministero della Difesa.
Chiunque non affianchi la linea ufficiale del governo italiano, della Nato e della Ue sarà considerato un traditore o un agente del nemico. Questo nemico oggi è la Russia ma anche l’Islam politico, ragione per cui sia i movimenti contro la guerra che quelli solidali con i palestinesi devono essere demonizzati e liquidati. Ieri la stessa isteria – e la conseguente repressione – era diretta contro i comunisti. Ma non è così che poi sono nati i regimi nazifascisti in Italia e in Germania?
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Anna M.
Evidentemente la storia non insegna niente. Intendo in particolare a Germania e Italia che hanno già dei ” precedeniti penali” Tutta questa follia bellicista, assolutamente irrazionale, mi fa paura. Siamo in mano a paranoici. Niente può giustificare il rischio di una guerra, con le armi attuali. O tutti questi signori hanno già pronto il bunker?
Bruno
…e chd ci fanno con il bunker?