Oltre un centinaio di persone hanno partecipato all'assemblea cittadina convocata nell'occupazione di Via Fortezza 27 a Milano. Molte realtà cittadine, ma sopratutto migranti che stanno dando una risposta organizzata e dal basso alle politiche affarististiche della business dell'accoglienza. Il documento finale è stato assunto da tutte le realtà presenti come base di lavoro collettivo.
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VIA FORTEZZA 27: "CI SIAMO"
PROPOSTA DI AUTOGESTIONE
Premessa:
Da anni il fattore migrazione viene raccontato come fenomeno emergenziale negando le responsabilità dirette di chi ha generato l’impoverimento e la devastazione di ampie aree del pianeta attraverso guerre e sfruttamento delle risorse naturali e ambientali dei territori, usati dopo essere stati deturpati e rapinati come discariche dal civile e democratico occidente.
Le migliaia di morti, assiepate nel Mediterraneo, sono la conseguenza delle guerre generate da questo sistema. Un sistema in piena crisi, che ha bisogno per sopravvivere, di accaparrarsi nuovi territori su cui esercitare il proprio il controllo economico e politico che si traduce in aumento dello sfruttamento, privatizzazioni, impoverimento delle condizioni di vita e concentrazione della maggior parte delle ricchezze del pianeta nelle tasche di pochi. Per questo motivo migliaia di esseri umani sono costretti a fuggire dalla fame e dalle persecuzioni dei regimi sanguinari finanziati e sostenuti dalla produzione e dalla vendita delle armi occidentali, dalle multinazionali, dalle politiche e strutture internazionali (FMI e BCE).
L’incremento del flusso migratorio è una condizione prevedibile, ma si preferisce gestirla secondo modalità emergenziali per sviluppare sistemi affaristici di speculazione sulla pelle dei disperati. Lo “stato di emergenza” permette di varare provvedimenti straordinari che consentono agli speculatori della finta accoglienza di agire senza alcun controllo e scrupolo.
Usufruiscono di questo business regioni, comuni, commissioni territoriali, unici gestori dei Fondi nazionali per le politiche e i servizi dell’asilo distribuiti ai faccendieri dell’accoglienza.
La maggior parte di questi signori degli appalti al ribasso hanno trasformato le strutture SPRARE i CAS, sulla carta destinati a percorsi di integrazione individuale, in veri e propri lager privando della dignità umana chi è costretto a permanervi ( chi cerca di sottrarsi a queste condizioni indegne perde qualsiasi diritto all’assistenza).
Associazioni e cooperative ricevono 35€ al giorno per ogni persona registrata. Al netto dei 2.50 euro distribuiti a migrante, questi soldi dovrebbero essere utilizzati per il buon funzionamento dei servizi di accoglienza.
I recenti fatti di Cona, per l’ennesima volta ci dimostrano che l’unico interesse di questi speculatori, al pari dei soci trafficanti di essere umani è quello di ottenere il massimo profitto dalla disperazione di chi continua a vedere calpestati i propri diritti.
Gli uomini, le donne, i bambini confinati in strutture circondate dal filo spinato, vengono stipati, oltre l’inverosimile in edifici fatiscenti , gelati d’inverno incandescenti d’estate.
Nei lager dell’accoglienza si muore per l’assenza di assistenza sanitaria oppure si rimane ostaggio della burocrazia al servizio del profitto che allunga la procedura del riconoscimento d’asilo.
Siamo contrari a modelli di accoglienza finalizzati allo sfruttamento, siamo contrari alle politiche dell’unione Europea che regola i flussi in base alle proprie necessità di manodopera a basso costo e reprime, utilizzando lo spettro strumentale del terrore, per recuperare consensi.
Siamo convinti che sia necessario praticare dal basso una reale inclusione sviluppando percorsi di autogestione .
Il 21 dicembre a Milano un gruppo di migranti insieme ad una rete solidale hanno preso possesso di uno stabile abbandonato da anni in via Fortezza 27. L’idea è di realizzare uno spazio autogestito, sottratto alla speculazione abitativa ed edilizia direttamente da chi vive in prima persona il dramma dell'essere fuggiti dal proprio paese.
Una proposta in controtendenza con quei cosiddetti “centri d'accoglienza” proposti dallo Stato italiano.
Un concetto lontano dall'approccio affaristico con cui si fa accoglienza e che vede per la prima volta i diretti interessati rimboccarsi le maniche per trasformare un luogo abbandonato in un progetto non solo abitativo ma, grazie ad uno approccio positivo che guarda in prospettiva, anche in progetto rivolto al sociale e al mondo del lavoro.
Nei locali di Via Fortezza, 27 oltre allo spazio abitativo si sta discutendo come possa diventare un ambito di socialità e convivenza tra coloro che ci abitano, aperto alla città.
Molte idee sono in fase di confronto e discussione, come l’allestimento di una cucina, una scuola d’italiano, una palestra, ed altro ancora. Socialità, salute, lavoro sono le nostre priorità, insieme al riconoscimento della residenza. Il contributo di tutti è fondamentale e richiesto, affinché le idee si trasformino in realtà.
Gli stessi residenti vogliono mettere a disposizione della città le proprie competenze lavorative così da avere la possibilità di un reddito, molti di loro sono esperti in varie tipologie di lavoro acquisite nei loro paesi, ma sono disponibili anche ad acquisirne delle nuove.
Questa esperienza d'accoglienza dal basso, deve essere riconosciuta come modello di autogestione da chi rifiuta la falsa, ipocrita logica assistenzialistica e cerca di determinare la propria vita.
Riteniamo necessario che siano stipulati convenzioni e allacciamenti alle utenze, che si riconosca, a chi vive in via Fortezza, la residenza, necessaria per rinnovare i permessi di soggiorno e diventare cittadini e lavoratori attivi, capaci di operare i cambiamenti necessari per la città ed il paese.
“CI SIAMO”
RETE SOLIDALE MILANESE.
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