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Roma. Colle Monfortani: le istituzioni contro i poveri

Le dichiarazioni ufficiali della Questura di Roma sostengono l'urgenza dello sgombero effettuato questa mattina con un enorme spiegamento di forze, motivandola con le segnalazioni della direzione del complesso religioso di proprietà dei Padri Monfortani che da tempo reclama ciò che è avvenuto oggi.

Parlare di urgenza con quello che è accaduto e sta ancora accadendo a pochi chilometri da Roma ci sembra quanto meno fuori luogo e decisamente infelice. Spingere poi intere famiglie in mezzo alla strada, con le temperature che ci sono in questi giorni, appare quanto meno in contrasto sia con la funzione religiosa di cui si fregiano i Missionari Monfortani che con quello degli organi dello Stato preposti alla tutela del disagio laddove esso si manifesti. Soprattutto di fronte ai numerosi minori che dopo aver subito il trauma dello sgombero, ora si ritrovano anche con i loro genitori reclusi per aver difeso il loro diritto ad avere un tetto sulla testa.

I reati contestati appaiono subito pretestuosi, eccessivi e funzionali a mascherare un'operazione- in cui anche i vigili del fuoco non hanno fatto mancare il loro prezioso contributo- di ordine pubblico contro il disagio sociale organizzato nella lotta per la casa. Dipingere coloro che hanno occupato per necessità uno stabile vuoto da oltre dieci anni come spacciatori e ladri, è la consueta modalità per screditare un movimento di lotta e famiglie coraggiose che invece di attendere anni in graduatoria per un alloggio che non arriva mai hanno deciso di lottare e di recuperare dignità e reddito riusando stabili vuoti o abbandonati.

Oggi però tutto non è andato come la Questura e la Prefettura si aspettavano. Dopo aver fatto saltare il tavolo previsto per il 19 gennaio tra i movimenti, il Comune, la Regione e l'Ater, troppo ingombrante il giorno prima dello sgombero organizzato per oggi e aver ignorato la mobilitazione svoltasi nel tardo pomeriggio in piazza Ss. Apostoli, chi ha deciso l'operazione di sgombero pensava di aver fatto tutto nel migliore dei modi. Hanno sottovalutato però la resistenza degli uomini e delle donne di via Prenestina 1391 e la spinta solidale arrivata da via Tiburtina, dove un centinaio di solidali dopo aver difeso un'anziana donna da uno sgombero, hanno bloccato l'incrocio tra la via Tiburtina e San Basilio, in solidarietà con le famiglie resistenti di Colle Monfortani.

La reazione giudiziaria contro la giusta difesa dell'occupazione è stata molto pesante con 16 arresti e 40 denunce. Domani 21 gennaio ci sarà il processo per direttissima con accuse durissime e infamanti, sostenute da perquisizioni fatte nello stabile vuoto e senza testimoni.

Imbarazzante invece il comunicato dello studio legale Dikaios con sede in piazza del Popolo che cura gli interessi del gruppo religioso dei Missionari Monfortani. Fanno riferimento alla morte di Ali a Firenze ed evocano un rischio di crollo della struttura occupata legato alle scosse di terremoto di questi giorni. Insomma lo sgombero è stato fatto per il bene e la salute delle famiglie occupanti stesse. Si parla di diverse centinaia di abitanti, quando oggi si è potuto vedere chiaramente i numeri reali e il tipo di soggetti che da un anno abitano nell'edificio occupato. Per cui ci tocca credere che quella che abbiamo visto stamattina è stata un'azione misericordiosa e attenta soprattutto alla salute dei bambini e delle bambine. Possibilmente da sottrarre ai loro sciagurati genitori come da minacce ricevute nel caso le madri non avessero firmato per la soluzione in casa famiglia, separate dal proprio compagno o coniuge.

Su questo un ulteriore falsità. La questura sostiene di avere affidato 17 minori alle cure della sala sociale. In realtà neanche le minacce sono servite a spaventare le donne che hanno anche dovuto subire questa pressione violenta, tutte hanno rifiutato la separazione del nucleo e la casa famiglia.

Ora proseguono la lotta e il loro intero nucleo familiare è stato accolto negli spazi comuni di un'altra occupazione sulla Prenestina.

Quella di oggi quindi ha tutte le caratteristiche di una dichiarazione di guerra e l'intera città deve trarre le dovute conseguenza. Domani saremo a piazzale Clodio dalle ore 9 per sostenere tutti e tutte gli arrestati e chiederne l'immediata liberazione.

Lanciamo un corteo cittadino per sabato 28 gennaio per il diritto alla casa, contro sfratti, e sgomberi, per il superamento della delibera Tronca e l'attuazione della delibera regionale sull'emergenza abitativa.

 

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