Durante l'anno scolastico 2015/2016,inizia il progetto “Namasté”,ideato e organizzato da un gruppo di professori dell'istituto "Concetto Marchesi", liceo classico-scientifico-tecnico- Perché questa "deportazione" improvvisa?
– Il 27 gennaio, in un incontro "privato" tra i rappresentanti d'Istituto degli studenti e il Sindaco di Mascalucia Giovanni Leonardi, agli studenti è stato comunicato che la struttura non presenta il "certificato di agibilità", e che ,dopo varie segnalazioni (da parte di chi?),la giunta ha scritto al prefetto di Catania. Il sindaco ha dichiarato agli studenti ,che la decisione di chiusura del centro è venuta dalla Prefettura di Catania.
– L'indomani, il 28 gennaio, il consiglio dell'istituto ha avuto un' incontro con i restanti ragazzi del centro d'accoglienza, acquisendo copie cartacee di tutta la documentazione che il centro ha ricevuto, presentata dal centro al comune e dal comune alla prefettura. "Analizzando i documenti in possesso, abbiamo appurato- dichiarano gli studenti rappresentanti d'Istituto Matteo Genuardi, Alexander Brown ,Leonardo Mascali e Giuseppe Pappalardo – che la richiesta di spostamento urgente è stata inviata non dalla Prefettura di Catania, ma dal Comune di Catania (Città metropolitana di Catania, nda) su richiesta del Comune di Mascalucia. Le procedure sono state seguite, forse, anche troppo efficientemente, ma nessuno ha pensato al lato umano, a ciò che tale provvedimento avrebbe potuto provocare nei sentimenti dei ragazzi".
– Ma, gli studenti non mollano, e scrivono , e danno lezione, a cuore aperto, a tutti, iniziando dai consiglieri comunali e dalla giunta di Mascalucia: "Cari consiglieri comunali, assessori e sindaco di Mascalucia, L'importanza di un'educazione sociale all'accoglienza e all'eguaglianza è indiscutibilmente chiara a tutti. È il compito, in particolare, dei consiglieri comunali, degli assessori, del primo cittadino ,ma anche di tutti i membri di una società, assicurarsi che tutto il comune e tutti i cittadini ne siano istruiti e sensibilizzati. E, quando si presentano casi come quello di giorno 26 gennaio, è chiaro ed evidente ,che tale istruzione manca. Gli avvenimenti di questi giorni sono ancora un'incognita ,ma ciò che è evidente è la distruzione di un nucleo familiare e sociale che aveva visto protagonisti tantissimi ragazzi della nostra scuola e i ragazzi della comunità Casa Horeb. Noi non siamo pronti ad abbandonare i nostri amici, e per questo chiediamo spiegazioni su tutto l'accaduto. Ciò che è successo e sta succedendo va contro i principi fondamentali che ci vengono insegnati all'interno delle nostre aule, quali l'integrazione e l'uguaglianza. Quest'avvenimento sta facendo versare lacrime amare a tutti noi e non capiamo come sia possibile che tali azioni passino inosservate e nell'indifferenza più totale. Scriviamo questa lettera per un dovere civico, che ci spinge ad abbattere i muri della disuguaglianza e del razzismo. Speriamo fortemente in un vostro riscontro per garantire i principi che dovrebbero regolare la nostra società, ma ,che, purtroppo, spesso vengono a mancare. Gli studenti del "Concetto Marchesi".
– Su "quest'avvenimento" interviene Claudia Urzì, dell'USB-Scuola della Federazione di Catania: "Sono un' insegnante. Un' insegnante di sostegno alle medie. Chiediamo ogni giorno ai nostri ragazzi il rispetto per gli altri e per loro stessi. Obiettivo primario della Scuola Pubblica Statale di questo Paese è l' integrazione. Perché abbiamo il compito di formare le future e i futuri cittadini di domani, rispettosi delle regole sociali e civili e parte attiva della società. Leggo questa lettera dei ragazzi del "Concetto Marchesi" di Mascalucia con le lacrime agli occhi ed emozione. I ragazzi si ribellano e chiedono di sapere chi o cosa stia portando via i loro amici, i giovani migranti, invitandoci a riflettere che gli esseri umani, da qualsiasi parte del mondo arrivino, non sono numeri, codici, sigle. Mi unisco alle richieste di questi splendidi ragazzi e dei loro insegnanti. Chiedo anche io una celere risposta ed auspico una risoluzione all' insegna dei valori della solidarietà e della giustizia sociale".
Tanti sono gli interrogativi che pone questa vicenda.
– Chi ha "scoperto" la non inagibilità del centro "Casa Horeb", considerato che il comune sostiene che la struttura non ha un "certificato di agibilità"?
– Chi ha deciso le modalità poliziesche del trasferimento dei cinque ragazzi migranti, a cui è stato, addirittura, impedito di salutare i loro amici del liceo?
– Ma,c'è un interrogativo più' inquietante: perché il comune di Mascalucia ha scoperto che "Casa Hober" non è inagibile solo adesso, quando i giovani migranti si erano integrati con gli studenti del liceo "Marchesi"?
Interrogativi, che attendono risposte.
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matteo genuardi
All'incontro a casa horeb non era presente il consiglio dell'istituto, solamente i rappresentanti degli studenti e alcuni docenti coinvolti nel progetto namastè