L’8 aprile è la data scelta dal movimento pro-life per sfilare nelle strade di Milano e Caserta. Scopo delle manifestazioni indette è l’abolizione della 194, la criminalizzazione della pratica dell’aborto e la difesa della sempre sia lodata obiezione di coscienza.
Caserta non è nuova a queste manifestazioni e ogni volta si assiste ad un triste revival dei tempi dell’inquisizione in chiave moderna ma che, fortunatamente, attirano un pubblico sempre più ristretto di adepti, costringendo il Presidente del movimento a Caserta (Paolo Mesolella) a cooptare gli studenti degli istituti di cui è il Preside. Una pratica odiosa e violenta di ricatto che incontra la resistenza degli studenti, per nulla intenzionati a farsi strumentalizzare, verso i quali va la nostra piena solidarietà militante!
Crediamo fortemente che il diritto delle donne a decidere del proprio corpo e della propria maternità sia davvero una cosa seria : non può essere solo una questione da delegare ad una legge, neanche alla 194, che non ci basta e che non è più uno strumento “neutro”, visto che la pratica dell’obiezione di coscienza la sta totalmente paralizzando. A dimostrazione di ciò si registrano i numerosi decessi delle donne causati dalla necessità di dover ricorrere allo strumento dell’aborto clandestino, privo di garanzie igieniche e sanitarie.
A maggior ragione non abbiamo la minima intenzione di lasciare spazio ai movimenti pro-life, i quali, con la violenza che si addice a chi in nome di una religione restringe e criminalizza campi d’azione e di scelte (la storia ci avrebbe dovuto insegnare molto di più), non prende in considerazione le soggettività in questione, realizzando, di fatto, un ulteriore oppressione sul corpo delle donne.
Difendere il diritto all’aborto è per noi difendere la libertà di autodeterminazione della donna.
Questa passa inesorabilmente attraverso la possibilità di accedere in maniera gratuita e libera ai consultori, ai mezzi di prevenzione ed a strutture di supporto che la accompagnino nelle scelte da compiere anziché determinarle.
Esistiamo e resistiamo in una provincia del Sud e sappiamo cosa significa subire una legge che si impone dall’alto sui nostri territori, annientandoli; così come conosciamo fin da bambine la morale integralista cattolica e patriarcale che si impone sulle nostre menti e sui nostri corpi, facendoci sentire sempre colpevoli, anche quando subiamo uno stupro o una violenza.
In entrambi i casi non abbiamo alcuna intenzione di sottostare silenti ed asservite/i.
Immersi nel nulla di questa periferia, dove guardare al triste capoluogo vetrina fa voltare ancor di più lo stomaco, non abbiamo scelto noi di studiare in scuole fatiscenti ed economicamente penalizzate, ora tutte (!) a rischio chiusura per colpa della gestione scellerata dei fondi provinciali e per i tagli imposti dal Governo della “Buona Scuola”; non abbiamo scelto noi né il Macrico chiuso ai cittadini né le varie Ferrandelle, lo Uttaro, Maruzzella, né la centrale termoelettrica di Cosentino né la ex-pozzi di Iavazzi.
Non abbiamo scelto noi le bufere giudiziarie per la raccolta dei rifiuti, né abbiamo colpe se tra 69 arresti per truffa ci sono i nostri professori universitari, né se tra gli 81 delle scorse settimane ci sono i nostri sindaci, amministratori e via dicendo.
Per questo autorganizzati e dal basso, come donne e uomini, omosessuali e trans, studenti e lavoratori, disoccupati e precari, costruiamo da sempre percorsi altri di vivibilità ed emancipazione, senza delegare a nessuno la difesa della nostra terra e della nostra libertà di scelta.
Vogliamo che sia ogni giorno la lotta contro speculatori come Iavazzi e l’assetto di potere di cui era espressione, dove le comunità decidono, difendono e vincono sui propri territori.
Vogliamo che sia ogni giorno lo sciopero globale delle donne che si è tenuto quest’anno l’8 marzo! Una data dove, da Sidney a Montevideo, da Mosca a New York, da Varsavia ad Instanbul e Buenos Aires,
Passando per tantissime città d’Italia (dalle principali come Torino, Bologna, Roma, Napoli, Palermo, finanche a Piedimonte Matese nella nostra Provincia) si è scesi in strada al grido “nonunadimeno” per l’autodeterminazione e la libertà delle donne contro le violenze del patriarcato e del capitale.
Un grido che ha oltrepassato i muri e le frontiere tanto care all’Europa o al Trump di oltreoceano, che le donne e gli uomini liberi hanno travalicato, marchiando di rosso le pagine di questo 2017.
Fuori gli obiettori dai consultori, dalle scuole e dalle nostre mutande!
Sabato 8 aprile tutti e tutte a Caserta!
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