L’ASIA USB da Bologna si muove anche nella prima periferia dell’area metropolitana, dove gli effetti della crisi e della politica di esclusione si stanno palesando con sempre più frequenza. Ad Anzola, sono stati eseguiti infatti alcuni sfratti ad inizio luglio, e altri 2 sono in previsione. In una società in cui l’accoglienza si trasforma in parcheggio temporaneo, dove ognuno deve vivere la propria precarietà lavorativa e abitativa, il comunicato di ASIA USB mette in luce chiaramente come questo sistema di cose non sia più tollerabile. Non si tratta infatti di tamponare casi isolati trovando soluzioni ad hoc, ma di ripensare e riconquistare un vero e proprio piano di edilizia popolare, che ridia alle persone la dignità che meritano.
Comunicato Asia USB:
Oggi abbiamo organizzato un presidio davanti al Comune di Anzola insieme ad alcuni abitanti del paese, affinchè sia rispettato il diritto all’abitare che deve essere riconosciuto a ogni persona.
Ci siamo mobilitati dopo che tre nuclei famigliari hanno subito lo sfratto lo scorso 7 luglio, mentre altri due sono attualmente sotto sfratto. Le famiglie vivevano in quella che avrebbe dovuto essere una struttura di prima accoglienza con contratto di un anno, dove invece sono stati “parcheggiati” per almeno 5 anni.
Nonostante la scadenza del contratto le famiglie hanno continuato a pagare affitto e utenze, per quanto le condizioni concrete glielo hanno permesso. Si tratta infatti di famiglie con condizioni lavorative instabili e salari bassi, un elemento non nuovo a questa regione e in particolare a una zona il cui tessuto produttivo era caraterizzato da piccole e medie imprese che gradualmente hanno subito i colpi della crisi arrivando in certi casi a dover chiudere per fallimento. Naturalmente questo è alla base della crescita dell’ emergenza abitativa, a titolo d’esempio ricordiamo la chiusura della ditta Bignami e i conseguenti sfratti in via Don Landi ad Anzola avvenuti poco più di un anno fa.
A seguito degli sfratti il Comune ha contribuito al mantenimento temporaneo delle famiglie in camere d’albergo, che però non rappresenta in nessun modo una soluzione alla mancanza di una casa. L’intenzione da parte dell’amministrazione, era che in breve tempo le famiglie trovasserò altri alloggi autonomamente sul mercato privato, a cui eventualmente il Comune avrebbe contribuito economicamente.
Tuttavia, subito dopo gli sfratti sul quotidiano locale è apparso un articolo che dipinge le famiglie come soggetti che non hanno mai pagato nè per il loro alloggio nè per le utenze, rendendo quindi quasi impossibile avere le garanzie per stipulare un normale contratto d’affitto.
Il risultato è che ad oggi due delle tre famiglie si trovano a dormire in macchina, con numerosi figli minori, senza alcuna soluzione abitativa.
Per questo oggi abbiamo spinto per un incontro col sindaco di Anzola, nonostante inizialmente la risposta sia stata la chiusura del Comune tramite le forze dell’ordine, che rendevano impossibile l’accesso dei cittadini per un dialogo con le istituzioni.
Tuttavia non ci siamo arresi, consapevoli del fatto che quello che è successo oggi è solo la punta di un iceberg, una problematica ben più grande di quella che conduce ai singoli sfratti. In un momento di crescita della crisi abitativa, infatti, i cittadini non chiedono né assistenza né assistenzialismo, nè tantomeno le case gratis, ma una politica dell’abitare attiva e forte, che si basa sulla crescita dell’Edilizia Residenziale Pubblica, in altre parole le case popolari, anche utilizzando le consistenti proprietà sfitte di grandi proprietari privati.
La politica nazionale e locale del PD comprende invece un attacco pesante a questo importantissimo settore del welfare, fatto di svendite e privatizzazioni. Una testimonianza di questo è la riforma regionale sull’ERP, che il nostro sindacato combatte da prima della sua approvazione, che mira a trasformare le case popolari in “welfare temporaneo dei miserabili”. E’ in questo ambito che si inserisce la crescita degli sfratti e la mancanza di soluzioni reali in questa regione, dalle città alle province. Sono questi i temi, insieme a quello della necessità di lavoro che va portato avanti in maniera parallela, che porteremo all’incontro con il sindaco, ottenuto per Martedì 25 Luglio alle ore 17.30.
Non è più tempo infatti per ricercare soluzioni personali agli sfratti o ai problemi abitativi, ma di mettere in campo soluzioni generalizzate: l’ampliamento dell’edilizia popolare, di proprietà e gestione pubblica, con affitti commisurati al reddito delle famiglie, è ad oggi l’unica possibile, le case vuote vanno assegnate e, qualora non bastassero, è bene che anche i grandi speculatori privati siano inchiodati dalle amministrazioni alle loro responsabilità.
All’incontro quindi, vogliamo discutere di come trovare soluzioni per le famiglie sfrattate , ma anche di come è possibile evitare che si verifichino ulteriori dolorosi sfratti.
A.S.I.A – USB
22/07/2017
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