Continuano a Bologna le opere di gentrificazione e speculazione guidata a promossa dal Comune a favore dei privati nei quartieri della città.
Tocca questa volta ai Prati di Capara, un area ex caserma naturalizzata negli ultimi decenni che costituisce il vero polmone verde di Bologna. Si tratta di 47 ettari di bosco naturale, a poche centinaia di metri dal centro di Bologna, che ad oggi fornisce tutta una serie di servizi ecosistemi ci come la filtrazione e purificazione dell’aria, lo stock di carbonio, la prevenzione al rischio idrogeologico, ecc. che sono di diretta fruizione da tutti i cittadini.
La lunga mano dei cementificatori è arrivata fino a qui, e oggi quest’immensa area verde sta per essere consacrata al profitto dei soliti noti grazie all ennesimo progetto di riqualificazione e speculazione, che regalerà alla città di Bologna un altro scheletro di capannoni ed edifici vuoti.
Un progetto che prevede prima la bonifica di una parte del parco a spese dello Stato, e la successiva cessione dei diritti demaniali al comune di Bologna, poi l’appalto a ditte private per il disboscamento e la costruzione di diversi edifici destinati in parte ad edilizia residenziale (a canone di mercato ovviamente) e ad una scuola, e in parte alla costruzione di un polo della moda (ossia un ipermercato che è già stato concesso a una ditta tedesca). Un ottimo esempio di “partecipazione pubblico privato” in cui il pubblico regala a spese dei cittadini, e il privato guadagna.
Da subito la gente del quartiere si è mobilitata contro quest’opera inutile e dannosa, con una raccolta firme e con la formazione di un comitato cittadino in difesa del territorio “Rigenerazione no speculazione”. Oggi, in un sit in organizzato davanti alle ruspe, il comitato ha radunato qualche centinaio di persone per denunciare cosa sta succedendo a pochi metri dall’Ospedale Maggiore.
I lavori di bonifica e disboscamento sono iniziati pochi giorni fa, in concomitanza con la pubblicazione di un grosso bando regionale per la riqualificazione a consumo di suolo zero. Mentre Bologna investe sulle operazioni di taglio raso delle risorse ambientali e sulla cementificazione di decine di ettari verdi, la Regione investe circa 36.5 milioni di euro in misure di compensazione, per il ripristino delle risorse urbanistiche nel rispetto di quelle ambientali. Una contraddizione che non ha bisogno di essere commentata, e che rende evidente la schizzofrenia delle istituzioni nel concedere spazi enormi per la speculazione e qualche misura di compensazione per sciacquarsi la coscienza.
Dopo la Trilogia Navile, che ha squartato la Bolognina con la sua architettura post moderna rimasta vuota e ancora incompleta dopo piiu di 5 anni, dopo il mastodontico progetto del FICO, i cui primi dati raccontano di un fallimento lento e inesorabile, dopo il passante di mezzo, il People Mover, il passante nord, ecc ecc ecc ora tocca a un altro quartiere subire le conseguenza di questa politica del cemento e della svendita del patrimonio pubblico. A metterle insieme, tutte queste piccole/medie/grandi opere si rischierebbe di descrivere una Bologna che ha cambiato non solo colore e faccia, ma che più che amministratrice delle risorse pubbliche per il bene sociale, è diventata, grazie anche e soprattutto alle direttive europee di incentivare il neoliberismo sfrenato in ogni ambito, un serbatoio a cui qualsiasi privato possa attingere per farci un po di soldi.
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Comitato rigenerazione no speculazione
grazie del servizio, il comitato Rigenerazione no speculazione continua le sue lotte per difendere il bosco di Caprara, e ha indetto un’assemblea cittadina per giovedì 10 maggio a Venti PIetre (Bologna, via Marzabotto 2), ore 18.
anna maria passuti
Bell’ articolo,la causa è importante penso abbiate detto tutto quello che era serio dire