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Dall’Emilia alla Lombardia, l’incuria delle strutture per gli anziani di pubblici e privati

La situazione attuale di pandemia porta i soggetti più anziani ad essere maggiormente attenti all’eventuale contagio in quanto soggetti più deboli e con maggiori probabilità di aggravamenti nel caso di contrazione del virus.

La confederazione USB di parma ha oggi denunciato come gli stessi anziani sono quelli che vengono abbandonati dal pubblico e privato delle regioni Lombardia e Emilia-Romagna.

Alleghiamo qua sotto il comunicato pubblicato in data odierna.


LA LOMBARDIA DI FONTANA E L’EMILIA DI BONACCINI: UNA VERGOGNA NAZIONALE. CENTINAIA DI ANZIANI MUOIONO DI CORONAVIRUS NEL SILENZIO GENERALE, ABBANDONATI DAI GESTORI PUBBLICI E PRIVATI NELLE CASE DI RIPOSO.

Nel silenzio più generale dei media si sta consumando un’ecatombe di persone anziane ospiti delle case di riposo gestite sia dal Pubblico sia dal Privato.

Agli anziani che mostrano sintomi di contagio (febbre alta, tosse, apnea respiratoria, ecc.) non viene realizzato il tampone di verifica, non vengono isolati all’interno delle strutture e all’intervento della guardia medica o della pubblica assistenza, non consegue il necessario ricovero a causa della mancanza di posti letto nelle strutture ospedaliere preposte.

L’insufficienza di posti letto ha generato in Emilia Romagna e in Lombardia una precisa scelta politica, da tutti negata ma evidente a chiunque, in cui l’anziano è un soggetto debole e quindi sacrificabile, al punto di lasciarlo morire a causa del contagio nelle case di riposo senza le necessarie cure ospedaliere.

Alcuni dati che siamo riusciti a raccogliere in merito delineano un quadro in cui non si rilevano grandi differenze tra ciò che sta accadendo in Emilia Romagna ed in Lombardia. Per comprendere ciò di cui stiamo parlando si consideri ad esempio quello che succede in Emilia Romagna nella provincia di Parma. La CRA di Sissa nel giro di pochi giorni è passata da 10 a 21 morti cioè il 40% degli ospiti e il 50% del personale in malattia; la CRA di Soragna sempre in pochi giorni ha visto morire 8 dei 50 ospiti, cioè il 16% ed il 50% circa del personale a casa in malattia. La CRA Peracchi di Fontanellato negli ultimi giorni ha visto morire 2 ospiti, ma la struttura è stata giudicata dalla guardia medica completamente compromessa dal contagio, a tal punto che la pubblica assistenza interviene per ricovero ospedaliero solo nei casi di gravità terminale della malattia. A Villa Matilde di Bazzano (Neviano degli Arduini) si riscontrano 30 decessi pari al 43% dei 70 ospiti e anche in questo caso la struttura è stata dichiarata Covid. La situazione appare del tutto analoga in Lombardia, per la quale citiamo due episodi giunti alla ribalta delle cronache, alla casa di riposo di Monbretto di Mediglia sono deceduti 59 anziani, cioè il 40 % dei 150 ospiti. Per non parlare della casa di riposo Santa Chiara di Lodi, dove sono morti 40 ospiti su 250.

Rileviamo che in tutte queste situazioni, ovunque, i dispositivi di prevenzione e protezione sono stati forniti agli operatori solo successivamente alla conclamata esplosione del contagio nelle strutture e in molti casi tali presidi di sicurezza sono forniti in maniera inadeguata e parziale.

Tutto questo rappresenta una logica nella quale si evidenzia una gestione della sanità piegata alle politiche di bilancio, dovuta ai tagli imposti negli ultimi trent’anni alla sanità pubblica. Una logica tale per cui il diritto alla salute degli anziani rappresenta un costo non sostenibile.

USB rifiuta questo tipo di logica e rivendica la necessità di un sistema sanitario completamente pubblico che in quanto tale non lasci indietro nessuno a partire dai soggetti più deboli.

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