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Valle d’Aosta. Vietato impazzire, permesso lavorare…

Stamattina mi sono svegliata con un’altra bella novità sui giornali.

“Puoi coltivare l’orto solo se è vicino a casa e non puoi andare a comprare i trapianti, ma devi farteli consegnare a domicilio”.

Vabbè, penso subito a quello che sta succedendo negli ospizi e negli ospedali e mi dico che non è niente, possiamo tranquillamente rinunciare.

Io addirittura rientro nella categoria dei fortunati con l’orto davanti casa e semino quasi tutto senza trapiantare, quindi potrei benissimo starmene zitta e godere della mia piccola fortuna.

Però, trovo comunque molto sadico impedire gli spostamenti per acquistare i piantini, e molto ipocrita permetterne la consegna a casa. In fondo, quando andiamo a fare la spesa potremmo passare a prenderceli al volo, senza dover scomodare nessuno.

È vero che non sono prodotti che si mangiano subito, come quelli del supermercato, ma forse la Regione non sa che, qui in Valle, molti di noi si garantiscono anche per periodi molto lunghi la propria dose di verdure grazie a quello che coltivano.

Vabbè, chissenefrega dài, non muore mica nessuno…

Però, temo che da oggi in poi comincerà un nuovo via vai di consegne a domicilio e nascerà una nuova categoria di sfruttati. Li chiameremo “i riders delle montagne”, o lavoratori dei vivai che andranno su e giù per i comuni con il furgoncino a consegnare piante di cavoli e di zucchine a noi che restiamo a casa.

Nulla di grave, dài, non ci pensare.

Poi invece mi vengono in mente quelli che non hanno l’orto vicino ma un po’ lontano da casa, per i quali questo sarà un altro duro colpo da sopportare.

Ci saranno dei “nuovi matti” da curare – mi dico.

E non sono solo anziani, quelli a quanto pare abbiamo già messo in conto che debbano morire negli ospizi o negli ospedali. Ci sono anche tante persone che in settimana vanno a lavorare e per le quali, la domenica, prendersi cura di un piccolo giardino a 3-400 metri da casa può significare molto, a volte più di quanto possiamo immaginare. Senza contare il risparmio che ne deriva, soprattutto quando i soldi cominciano a scarseggiare.

Sì, perché forse la Regione non lo sa, ma molti lavoratori in Valle coltivano l’orto, anche quelli che in questi giorni terribili sono costretti a lavorare. E mica solo in settori prioritari per la sopravvivenza della Nazione…

Questi, a quanto pare, abbiamo già ammesso che non sono che “macchine invincibili della produzione“, senza testa e senza cuore. A loro non è permesso nessun appiglio per non sbroccare, devono mantenere la calma e pregare di non ammalarsi sul posto di lavoro. A loro è vietato impazzire, ma è concesso lavorare.

Possono saltare la corda davanti al PC, ma non passeggiare in un prato dopo il lavoro. Possono zappare e fare fruttare i latifondi dei padroni, ma non i loro piccoli appezzamenti di terreno. Possono mettersi in coda davanti ai grandi negozi alimentari, ma non garantirsi da sé e in solitudine una parte del proprio fabbisogno alimentare. Possono spendere soldi a un chilometro da casa, ma non mettere da parte qualche euro in una buca in giardino.

Infine, ci sono quelli che non hanno né il lavoro, né l’orto, né i soldi per fare la spesa. Ma questa non è una novità di stamattina. A loro non è concesso proprio niente, solo morire fame.

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