Car* compagn*, amic*, iscritt*,
Si avvicina la data del 25 Aprile, la giornata che celebra la Resistenza e rinnova ogni anno il patto antifascista in questo paese tra le forze e le persone che non ritengono la Costituzione un documento ormai obsoleto. La coerenza e il coraggio sono alla base di un patto che nei decenni ha fatto sì che ogni tentativo di rilegittimare il nazifascismo trovasse vecchie e nuove generazioni pronte a sbarrargli la strada.
In questi anni, con maggiore o minore efficacia, abbiamo tenuto fede a questo patto, contrastando la riemersione dei gruppi neofascisti e la loro intrusione nei posti di comando attraverso partiti che seminano razzismo, odio e discriminazione sociale.
Abbiamo riempito le strade della città gridando “Mai con Salvini” e tenuto botta nei quartieri della periferia per contrastare vergognose strumentalizzazioni razziste e fasciste.
Ci siamo oppost* con decisione tanto alla criminalizzazione della solidarietà quanto a quella della povertà, dai mari ai centri delle città, alle generalizzazioni sessiste e transomofobiche, e più in generale alla deriva securitaria e al contenimento sociali che, in questo periodo, ci vengono propinati sotto forma di “distanziamento fisico” e tutela della salute.
Abbiamo cercato di dare contenuto e attualità all’antifascismo, contrastando operazioni revisioniste e subdole campagne sulla memoria condivisa che intendono azzerare la storia e le differenze in nome di un unanimismo che fa torto alla verità e al senso della giustizia.
Abbiamo inoltre saputo declinare il nostro antifascismo come opposizione ad un sistema economico che, nella sua ingegneria sociale, punta a fomentare la guerra tra pover* e precari* e a spolpare i beni pubblici e comuni che dovrebbero essere di uso collettivo, mentre i soliti noti si arricchiscono e continuano a fare profitto sulle nostre spalle.
Ma quest’anno ci troviamo a celebrare il 25 aprile dovendo fare i conti con delle forze politiche che si dichiarano antifasciste, ma che con la Lega e con Salvini hanno deciso di governarci insieme. E lo fanno dicendoci che lo fanno per il nostro bene!
Non regge infatti l’alibi dell’emergenza e dell’unità nazionale, perché anche i Costituenti, pur dovendo ricostruire il paese dagli orrori della guerra e della dittatura, tennero alla larga i fascisti dall’unità nazionale del Dopoguerra. Né regge l’alibi del male necessario, perché il governo Draghi sta proseguendo sotto gli occhi di tutti alla demolizione degli assetti costituzionali già iniziato da tempo. Infine, non regge la totale mancanza di sintonia con impegni presi e aspettative della società sulle scelte concrete che andavano fatte e non sono state fatte pur stando al governo.
Parliamo dell’abrogazione dei decreti sicurezza o dell’art. 5 del decreto Lupi che priva di cittadinanza, diritti e prestazioni sociali, migliaia e migliaia di persone.
Parliamo dei blocchi dei porti alle navi di soccorso che sono aumentati più con l’attuale ministro degli Interni che durante il mandato di Salvini.
Parliamo della necessità immediata di politiche strutturali per il reddito, il rafforzamento della sanità e dell’istruzione pubbliche, di nuove politiche abitative, trasporti pubblici efficienti e decenti, diritti sul lavoro rafforzati e non certo smorzati.
Tanto più nel bel mezzo di una pandemia in cui lo smantellamento di tutti i presidi di protezione sociale ha portato non ‘solo’ ad un impoverimento sempre più generalizzato, ma a centinaia di morti ogni giorno. Non solo nulla è stato fatto per invertire la rotta. Ci viene persino detto che manifestare il nostro legittimo risentimento contro questo massacro (letterale e figurato) sia cosa da irresponsabili!
Pensiamo che questo 25 aprile non possa diventare una occasione in cui tutti possono ripulirsi la coscienza senza dover rendere conto degli atti concreti, ma che debba avere un carattere di coerenza e di coraggio politico.
Peggio ancora, non possiamo consentire che il 25 aprile diventi l’occasione per santificare improponibili assetti istituzionali, alleanze governiste, operazioni elettorali nazionali e locali, e persino Sante Alleanze con la destra. Tutti insieme appassionatamente, per spartirsi la torta mentre il paese sprofonda in una condizione di sofferenza sociale (ed emotiva) sempre più grave.
E nemmeno può essere la data di rappresentanti istituzionali indegni che sfruttano il 25 aprile per ripulirsi l’immagine, mentre concretamente propagandano e attuano politiche completamente opposte ai valori antifascisti, antirazzisti e antisessisti su cui si è fondata la resistenza e che sentiamo di rappresentare.
Il 25 aprile non può e non deve essere una data ricompositiva, se non per coloro che hanno ancora a cuore l’attualità della Resistenza come strumento di costruzione di un presente radicalmente diverso.
Invitiamo pertanto le compagne e i compagni dell’Anpi a confrontarsi a viso aperto, in tutte le sedi dove ce ne sarà occasione e costruendo una assemblea cittadina verso il 25 aprile a Porta San Paolo, tenendo la barra dritta su ciò che deve tenerci insieme, e sull’assunto partigiano incontrovertibile che con i fascisti non si governa.
Promotori del 25 aprile libero da Salvini e dai suoi alleati
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