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Crotone. Mobilitazione al carcere per la liberazione di Maysoon Majidi

Da oltre sei mesi Maysoon Majidi, l’attivista curdo-iraniana, approdata in Italia a fine dicembre del 2023, è reclusa ingiustamente nelle carceri calabresi, prima a Castrovillari e ora a Reggio Calabria. Si tratta di una storia kafkiana che riguarda lei, Marian Jamali e con loro più di altre 800 migranti accusati di essere scafisti. Si tratta di persone in fuga per riconquistare la libertà negata nei loro paesi, per trovare condizioni di vita migliori. Per migliaia di persone i pericolosi viaggi in mare sono finiti con la morte per annegamento, spesso per mancanza di soccorsi. La banalità del male in numeri ci dice che 28.000 migranti dal 2013 al 2023 sono morti o dispersi; solo dal 2017, i dati riportano 3.129 persone. Si tratta di omicidi annunciati, decine di migliaia di morti in pochi anni. Non ci sono più parole per descrivere l’orrore che le leggi contro le migrazioni, intrise di razzismo, fascismo ed ipocrisia istituzionale, stanno producendo.

Da decine di anni, i governi di destra e sinistra, si sono dati un bel da fare per peggiorare le condizioni di vita di chi fugge verso un altrove che immaginano migliore e, invece, alla fine, incontrano tutta l’ipocrisia e la ferocia dei carnefici istituzionali. Sulle questioni migratorie, le finte democrazie occidentali mostrano tutto il loro marciume. Dalle partenze legali bloccate che alimentano i traffici illegali, fino alla reclusione in quelle trappole per migranti che sono i centri di detenzione, le carceri, l’apparato di cattura messo a punto con leggi e decreti.

Nel caso si riesca ad uscire da lì, i diritti di cittadinanza sono un miraggio e finire a lavorare in condizioni semischiavistiche, di sfruttamento e degrado, dal Sud al Nord, nel settore agricolo, in quello turistico, della cura, nell’edilizia e via così, è una condizione comune a molte/i. Poi, di tanto in tanto, a fronte dei morti in mare o sul lavoro, riemerge nel discorso pubblico con tono compassionevole il tema dei migranti, ci si ricorda che queste/i ALTRE/I esistono, e allora un mare di chiacchiere, spesso ipocrite, avvolge vicende tragiche, come nel caso della brutale morte del bracciante indiano, Satnam Singh, tre settimane fa – e anche in questo caso, nonostante il clamore, la risposta dei sindacati si è limitata a due ore di sciopero e non un’intera giornata come aveva chiesto la comunità indiana.

Intanto le perverse leggi di contrasto alle migrazioni alimentano un nutrito indotto che comprende: servizi di polizia, assistenti legali, operatori dei servizi sociali, gestori e operatori dei centri di prima accoglienza o dei centri di rimpatrio, oltre ad accademici, pennivendoli e via così. A questo bisogna aggiungere le decine di milioni di euro per finanziare i ‘’cani da guardia’’ in Libia, come in Turchia o in Ungheria, per ‘’contenere’’ i migranti ed evitare che sbarchino sulle nostre coste, anche se sappiamo che reggono parte delle economie nostrane, con grossi benefici per chi li sfrutta e li usa come forza-lavoro a basso costo, carne da macello. In assenza di lotte e scioperi questa situazione non cambierà.

Il 24 luglio, saremo al carcere di Crotone, per la libertà di Maysoon e le altre/i e per una vera politica dell’accoglienza dal volto umano.

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