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No alla neocolonizzazione della Calabria

«Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l’Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d’infangare col marchio di briganti».

L’unità d’Italia non è avvenuta su basi di uguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno, nel rapporto territoriale città-campagna. Cioè, il Nord concretamente era una “piovra” che si è arricchita a spese del SUD e il suo incremento economico-industriale è stato in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale. L’Italia settentrionale ha soggiogato l’Italia meridionale e le isole, riducendole a colonie di sfruttamento”. Antonio Gramsci.

Citiamo Antonio Gramsci per ribadire che ciò che è avvenuto con quella che le classi dirigenti di questo Paese chiamano “Unità d’Italia” non ha mai finito di dispiegare i suoi disastrosi effetti nei confronti del Mezzogiorno.

Le classi dirigenti perseverano nell’azione di colonizzazione della nostra terra e delle sue popolazioni. Mentre quelle meridionali e calabresi, per come insegna “Il Gattopardo”, pur di mantenere il proprio potere a scapito delle popolazioni, si rendono complici di questa devastazione ambientale e sociale.

Oggi essa avviene per terra e per mare, con la conquista del territorio (e del mare) calabrese da parte delle multinazionali delle rinnovabili, che oramai non conosce tregua.

Da ultimo l’autorizzazione concessa alla Società Parco Eolico Flottante Enotria S.r.l., Società soggetta alla direzione e coordinamento del socio unico Acciona Energia Global S.L. ACCIONA Energia, per la costruzione dell’impianto eolico offshore flottante Enotria.

Esso si sviluppa nel Golfo di Squillace a largo di Punta Stilo e si compone di n. 37 aerogeneratori con fondazioni flottanti ancorate al fondale, ciascuno con potenza nominale di 15 MW, per una potenza complessiva dell’impianto di 555 MW.

Gli aerogeneratori saranno collegati tra loro da cavidotti dinamici marini. Il trasporto di tale energia avverrà tramite 4 cavidotti tripolari subacquei per una lunghezza di circa 57 km fino all’approdo ubicato in un’area prossima alla costa, in una zona di Cropani Marina.

L’energia prodotta dagli aerogeneratori flottanti sarà immessa sulla Rete di Trasmissione Nazionale, in corrispondenza di una futura Stazione Elettrica di Terna a 380 kV ubicata nel territorio del Comune di Scandale (KR) in C.da Serra del Giardino. I 4 cavidotti interrati, percorrendo le strade esistenti, raggiungeranno una prima Stazione Elettrica di Trasformazione ed elevazione della tensione da 132 a 380 kV di nuova realizzazione, ubicata in C.da Piana Santa Maria nel territorio comunale di Botricello (CZ). Da questa Stazione Elettrica usciranno due soli cavidotti interrati, alla tensione di 380 kV, che, percorrendo sempre le strade esistenti, con un itinerario complessivo di ulteriori 37 km, raggiungeranno la nuova Stazione Elettrica di Connessione.

Il progetto, in pratica, riguarda lo sviluppo di un elettrodotto onshore lungo 46 km, che attraversa i comuni di Cropani (3 km), Botricello (5,5 km), Belcastro (5,5 km), Cutro (20,5 km), Roccabernarda (4 km) e Crotone (5 km) e Scandale (2,6 km).

In sostanza scavi e devastazione del territorio come mostrano le foto.

Riteniamo grave l’impatto ambientale e sociale dei progetti, così com’è grave che venga dato un pezzo di mare in concessione ad un privato per trarre profitto che poi pagheremo nelle bollette.

Il nostro non è un no alle rinnovabili, all’innovazione, il nostro è un no a progetti che si vestono di nuovo e di verde ma ripropongono la stessa modalità di aggressione al territorio e di distruzione ambientale.

Le promesse sono sempre le stesse: coinvolgimento di enti e associazioni locali, ricadute economiche positive per il territorio, bollette meno care, nuovi posti di lavoro.

Questo gioco delle promesse, però, abbiamo imparato a conoscerlo bene in molte altre occasioni e si è sempre trasformato in un gioco dalle carte truccate.

Le promesse sono rimaste solo promesse e i fatti poi parlano di altro: profitti per pochi e devastazione dei territori.

Gli impianti eolici, per il loro numero, assumono dimensioni spaventose, è l’ennesimo grande impianto, dal forte impatto sul paesaggio, sull’economia locale e sull’ecosistema marittimo. L’ennesimo mostro che divora risorse ad uso e consumo della multinazionale di turno, a cui nulla interessa del bene comune delle popolazioni locali.

Peraltro, come già successo e continua a succedere in tutta la Calabria, questa finta transizione energetica fatta con i grossi impianti industriali, dietro le apparenze non ha nulla di green.

Chiamiamo, allora, le cose con il loro nome. Queste sono operazioni invasive per i territori, fonti rinnovabili utilizzate in maniera speculativa e non per una reale riconversione energetica, interventi utili solo agli interessi dei grossi gruppi energetici e nulla più.

Un capitalismo “green” che non ci indirizza verso l’autonomia energetica della comunità, non ci affranca dalle fonti fossili (vedi Tap) e, in definitiva, nulla ha di ecologico.

Abbiamo a che fare con una vera e propria aggressione al territorio, fatta passare per riconversione energetica.

Ma che riconversione energetica è quella che cancella il nostro paesaggio, la memoria dei luoghi, la nostra stessa economia?

Che riconversione energetica è quella che non parte dalle comunità, non ritorna ad esse e non tiene conto delle esigenze di esse?

Noi non intendiamo rassegnarci a questa devastazione, lavoriamo per costruire la ribellione delle popolazioni che subiscono tali impianti.

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