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Napoli. Come a un santo. Lettera a Maradona

Ce la faranno i nostri eroi a incontrare Maradona?

Ce la farà Maradona a parlare per il diritto dei Palestinesi nella FIFA?

Ce la farà la FIFA a rispettare i Palestinesi e se stessa?

Anche in questa congiuntura, con molta ed incredibile bonomia (o dabbenaggine?) la Campagna napoletana Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana si affida a Maradona, che resta alto e lontano nel firmamento.

In occasione degli UEFA under 21 del 2013 gli aveva scritto una lettera, su cui molte furono le firme cittadine, anche quella di padre Zanotelli. Persino l’Ambasciata venezuelana dette il proprio contributo, traducendola in spagnolo. La lettera fu consegnata nelle mani dell’avvocato di Maradona, Angelo Pisani, sulla soglia dell’ascensore che lo avrebbe portato alla stanza dell’hotel in cui il Pibe de oro combatteva un forte mal di testa. Con le pillole per il mal di testa, il Presidente della Comunità palestinese cittadina consegnò anche la lettera, con la raccomandazione di darla a Diego.

Non si è mai capito perché Maradona non solo non abbia fatto alcuna dichiarazione pubblica contro la sede israeliana degli europei giovanili di calcio (era trascorso solo un anno dall’ attacco israeliano a Gaza “colonna di fumo”), ma non abbia neanche dato alcun segno di aver ricevuto lo scritto.

Oggi, la questione è persino più semplice e più calzante il rivolgersi a lui. Maradona è collaboratore della FIFA (dopo la cerimonia della cittadinanza, si recherà da Infantino). La risposta affermativa alla sollecitazione di far rispettare gli Statuti FIFA dovrebbe essere più scontata.

Si tratta di sei squadre di colonie israeliane (ed una settima che, pur avendo sede in Israele, spesso si allena in una colonia). Come sanno anche bambini a cui siano stati forniti elementari elementi di diritto internazionale, ma forse ormai solo ai bambini la coerenza risulta evidente, le colonie sono illegali e sono territorio palestinese occupato. Ancora a dicembre 2016 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU lo ha ribadito, con la Risoluzione 2334. Nel 2014 scoprimmo tutti che negli Statuti FIFA è contemplata la necessità di ottenere il permesso da parte della Federazione sul cui territorio s’intende giocare. In quell’anno, infatti, dopo l’occupazione della Crimea da parte della Russia, l’allora Segretario Generale dell’UEFA intervenne d’imperio imponendo l’espulsione dai campionati UEFA delle squadre della Crimea che si erano iscritte alla Federazione russa. Quest’anno, al 67° Congresso FIFA la Federazione palestinese ha cercato di porre al dibattito la questione delle sei squadre delle colonie israeliane, già sollevata al Congresso del 2015 e su cui era stata istituita una commissione, che però non aveva fatto in tempo a presentare il rapporto al Congresso del maggio 2017: gli ostacoli frappostile glielo avevano impedito. Incredibilmente, l’ex Segretario UEFA del 2014, oggi Presidente FIFA, Gianni Infantino glielo ha impedito.

Sulla faccenda è in moto da anni la campagna internazionale Red Card Israeli Apartheid/Racism. Ed a Napoli è balenata di nuovo l’idea non nuova: chiediamo a Maradona di dimostrare l’amore dichiarato per i Palestinesi e la solidità delle sue esternazioni per la legalità nel calcio. D’altra parte, il fantastico giocatore è vissuto come una manifestazione quasi soprannaturale (“la mano di Dio”!) e come ai santi ricorrere a lui per essere aiutati è nelle corde più profonde.

Saputo dell’iniziativa di Alessandro Siani al massimo cittadino, a gennaio di quest’anno, le squadre di calcio popolare e il Comitato BDS Campania cercarono di fargli giungere il loro ulteriore messaggio con un presidio all’ingresso del San Carlo, dove Diego si sarebbe esibito. Tele Luna raccolse e rilanciò un loro intervento. Anche in questo caso avevano scritto una lettera. Questa volta senza traduzione in spagnolo: il suo riavvicinamento con il figlio napoletano rendeva verosimile che avrebbe avuto aiuto, qualora fosse stato necessario, per leggerla in italiano. La lettera fu lasciata alla reception del suo albergo. Ovviamente, nessun segno di risposta.

Arriva il conferimento della cittadinanza onoraria. La campagna napoletana Cartellino Rosso si rianima: bisogna incontrare Diego, informarlo delle sei squadre delle colonie israeliane e della richiesta palestinese, sollecitarne una dichiarazione pubblica ed il sostegno durante gli incontri FIFA. Le squadre di calcio popolare e il Comitato BDS chiedono di incontrarsi con Ciro Borriello, l’assessore cittadino allo sport. Hanno con lui due incontri. All’ultimo, l’assessore, dopo aver chiarito che organizzatore dell’evento è l’attore Alessandro Siani, assicura che gli a riferirà, caldeggiandola, la richiesta d’incontrare Maradona, consegnandogli il plico con la richiesta stessa. L’assessore dev’essere stato assorbito dai preparativi e dal moltiplicarsi degli impegni man mano che la cerimonia perdeva i contorni sfumati ed andava prendendo corpo.

La campagna napoletana Cartellino Rosso all’Apartheid Israeliana cerca ancora Maradona, sperando che non la deluda: la durezza contro la corruzione argentina la sappia usare contro molto più che corruzione economica, contro l’occupazione illegale ogni giorno più soffocante e contro il suo avvolgersi alla gola dei Palestinese con spire soffocanti anche grazie al silenzio complice della FIFA.

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