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Salerno. Riflessioni al tempo del coronavirus

Il rapporto che siamo costretti a vivere con il coronavirus ci sta insegnando moltissimo non solo dal punto di vista sociale e politico. E lo sta facendo a livello generale e a livello locale, nel salernitano.

La prima lezione riguarda il fatto che senza un servizio sanitario nazionale, che garantisce livelli di assistenza omogenei in tutto il territorio, non c’è possibilità di fronteggiare con i minori danni possibili una situazione di questo tipo.

È solo la sanità pubblica ed universalistica, per tutta la popolazione, a permettere di intervenire per effettuare i controlli necessari e permettere alle persone che ne hanno bisogno di essere assistite in terapia intensiva. Se non fosse sopravvissuto questo tipo di sanità, sebbene colpito da corruzione, ladri, uso politico e tagli finanziari negli ultimi venti anni, non saremmo in grado di rispondere a ciò che sta accadendo.

Se un dato positivo si può trovare in questo momento, esso riguarda il fatto che tante persone hanno avuto conferma o hanno dovuto riscoprire la rilevanza fondamentale, di civiltà, democratica e di garanzia della salute collettiva rappresentata dalla sanità per tutti.

Evidentemente, la lezione è chiara: la sanità va rafforzata. Come? Sottraendola agli usi politici, finanziandola nei suoi servizi ospedalieri così come in quelli ambulatoriali e territoriali e sostenendo economicamente la ricerca pubblica.

La seconda lezione si riferisce allo Stato sociale e alle politiche sociali attuali, evidentemente non in grado di affrontare questo tipo di situazione. Si veda il caso degli aiuti dello Stato all’economia in difficoltà. Si aiutano alcuni tipi di imprese.

Bene. E chi pensa ai lavoratori e alle lavoratrici autonome, che non possono lavorare se varie attività vengono sospese (teatri, ad esempio). Chi pensa a chi assiste gli anziani invitati a non uscire? E chi pensa a chi starà con bambini e ragazzi mentre le scuole chiudono? Evidentemente, una società articolata come la nostra continua, però, a essere pensata dalla politica in maniera semplificata.

E, così, si producono disparità di trattamento. E a pagare è sicuramente il lavoro di cura, quello, solitamente, ancora svolto dalle donne, spesso esclusivamente dalle donne.

La terza lezione riguarda il rapporto con il tema della forza/debolezza. Avete pensato al fatto che chi vive per strada ha difficoltà a seguire le indicazioni sanitarie utili a limitare il contagio?

Avete pensato che chi è già in una condizione difficile di salute è maggiormente esposto e, quindi, richiede attenzione e responsabilità da parte di chi è in un migliore stato di salute?

Mentre, sui social troppo spesso si legge di chi prende sottogamba la situazione: questo può farlo chi si sente tranquillo per la sua salute, ma non può permetterselo chi già ha problemi da affrontare.

E così emerge il grado di responsabilità verso gli altri presente nella nostra società: una parte della quale, evidentemente, è scarsamente responsabile verso gli altri.

C’è, poi, una quarta lezione: quella che riguarda la socialità, le relazioni con gli altri. I divieti agli incontri pubblici, fino a quello relativo a come salutarsi, ci stanno ricordando quanto la nostra vita abbia significato solo nella sua dimensioni collettiva, nella condivisione con gli altri.

Altrimenti, è una vita ridotta, ridimensionata, povera. Una vita di solitudine subita.

E questo è un buon motivo per riconoscerla la ricchezza della nostra società salernitana. Una società locale che non ha abbandonato i luoghi pubblici, le piazze, i lungomare, le strade, nonostante la proliferazione di luoghi di incontro privati, specialmente di centri commerciali.

Una società che ancora si cerca negli spazi collettivi, che non ha abdicato all’isolamento.

Certo, è una società, specialmente nel capoluogo, con tanti anziani che vivono soli. E qui c’è un altro insegnamento di queste settimane: pensarsi insieme.

Pensarsi come umanità con un comune destino, che un essere non umano può mettere in discussione. Da questo potrebbero discendere politiche sociali e urbane nuove.

Ad esempio, pensando ad una diffusione e promozione dei luoghi di incontro, anche in connessione con le politiche sanitarie territoriali, sempre più carenti. In città con indice di vecchiaia alto, come ad esempio Salerno (ma ce ne sono tante in Italia), sperimentazioni di questo tipo sarebbero fondamentali.

La crisi che stiamo vivendo potrebbe diventare un’occasione per realizzare tali politiche nuove rivolte alla promozione della socialità, specialmente della popolazione anziana, che merita di essere aiutata a liberarsi da quei televisori accesi tutto il giorno e fruiti in solitudine.

Quest’ultima considerazione si rapporta con un’ultima lezione, quella che riguarda allarme e paura.

È notizia del 4 marzo che una persona nel quartiere Torrione di Salerno è stata portata in ospedale per fare un tampone. Immediatamente, nella stampa on line si è scritto di allarme.

Per un altro caso in Campania si è parlato di caos. In questa maniera, più che l’informazione ad imporsi è la sensazione e, con essa, il rafforzamento dei sentimenti di paura e sospetto.

Questi sentimenti non aiutano a capire come comportarsi, né aiutano a comprendere cosa sta accadendo. Su questo versante, nel quale gli operatori dell’informazione hanno un ruolo molto importante, bisogna agire decidendo se deve prevalere l’allarmismo o l’informazione.

Il primo, forse, fa realizzare molti click. Ed è utile a chi, con questa scelta, prova ad ottenere migliori risultati economici per sé.

L’informazione, invece, è utile alle persone per orientarsi ed è, quindi, un bene collettivo che serve ad ottenere risultati utili per la la popolazione nel suo insieme.

Infine, una sesta lezione. Chi sta operando la sanificazione dei luoghi di vita, in particolare di quelli pubblici? Il personale delle pulizie lo sta facendo.

Quel personale normalmente non riconosciuto, non percepito, fuori dalla luce dei riflettori. Quel personale senza il quale uffici, banche, scuole non potrebbero funzionare giorno dopo giorno. Eppure, raramente percepito, e valorizzato anche economicamente, in questo suo valore fondamentale. Ebbene, sono le donne e gli uomini delle pulizie che si stanno sobbarcando questo compito utile per tutti noi.

Dunque, il coronavirus ci sta facendo vedere aspetti della realtà normalmente ignorati. E ci sta facendo comprendere varie lezioni parlano della società italiana e, per aspetti specifici, di quella locale salernitana. Un insieme di lezioni su fattori sociali e politici da rafforzare o modificare, utili nell’immediato ma anche nel futuro prossimo, successivo al superamento della crisi in corso.

*Università di Salerno

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