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Ad Aversa, in carcere, si continua a morire…

Nel carcere di Aversa si muore, di Covid verrebbe da chiedere. No, in attesa della vera crisi, quella dura che farà allungare le code alla mensa della Caritas, nella cittadina di origine normanna si continua a morire di carcere.

Un uomo, cinquantenne napoletano, che avrebbe finito di scontare la pena il prossimo anno, è morto durante la notte dell’11 maggio scorso.  Inutili i tentativi dei medici del 118.

La trafila burocratica sarà la stessa di sempre e, dello stesso, resterà un nome e un numero di matricola cancellati dai registri.

La denuncia è di un sindacato autonomo di lavoratori penitenziari  che tiene a precisare “facciamo il nostro dovere e amiamo il nostro lavoro” in aggiunta una serie di dati agghiaccianti ufficiali sullo stato delle carceri italiane e sulle patologie incidenti.

Le indagini sulla morte del recluso passeranno alla Procura che ha sede nel Tribunale Napoli Nord, da qualche anno proprio ad Aversa, e lì,  probabilmente chiuse nei fascicoli d’archivio.

A noi, non esperti e competenti, ma militanti politici e sociali, resta la responsabilità di avanzare il dubbio che qualcosa non funzioni fra quelle mura di pena.

Nell’ex carcere borbonico, ex Ospedale Psichiatrico Giudiziario, oggi imbiancato e riattato a carcere di Mandamento per pene brevi, l’aria che tira deve essere poco ossigenata.

Da quella struttura fuggì anche don Raffaele Cutolo detto ‘o professore, camorrista di livello e di buone frequentazioni politiche che l’hanno salvato, fino ad ora, dalla famosa tazzulella di cafè che poco gradirono Carmine Pisciotta sodale/traditore di Salvatore Giuliano e Michele Sindona, grande faccendiere e massone. Fatale a quest’ultimo il supercarcere di Voghera.

Torniamo però a noi, al carcere di Aversa e ai diversi decessi consumatisi negli ultimi anni.

E’ una struttura capace di affrontare la sua funzione punitiva/educativa? E’ una struttura realmente agibile? Quelle celle strette per tre/quattro persone sono a misura di una giusta e umana detenzione?

Quegli spazi ristretti stanno facendo  tremare detenuti e guardie carcerarie dagli inizi della epidemia Covid e gli alleggerimenti sembrano lenti e scatenanti le remore di chi vede grossi nomi della malavita in possibile libertà in altri carceri.

Oltre al garante regionale Samuele Ciambriello e l’associazione Antigone nessuna voce sembra alzarsi per sollecitare le verifiche ad istituti di pena sovraffollati e dove diritti e trasparenza si fermano alla guardiola d’ingresso assieme ai documenti e telefonini.

Da anni associazioni e movimenti si battono contro le organizzazioni malavitose perfettamente interne al tessuto sociale del territorio, ribadendo la necessità di Legalità, ma dimenticando spesso di reclamare la Giustizia Sociale che porta in galera centinaia di proletari espropriati di futuro.

I balli e le feste agli arresti dei pochi camorristi che agiscono sul territorio mentre i pescecani grossi investono, grazie alla globalizzazione, in Montenegro, all’Est o in Borsa a Milano sembrano sviare l’occhio ad altro, dimenticando i luoghi terminali che si scoprono come dei luoghi solo di pena e non recupero per centinaia di disgraziati espulsi dal ciclo produttivo, dalle tutele sociali, in buona parte immigrati ai margini della regolarizzazione o strumenti di un meccanismo di accumulazione (non per loro) di capitali infetti attraverso lo spaccio di droga.

La legalità è un tema di battaglia importantissimo, ma  staccata dalla rivendicazione di equa ripartizione delle ricchezze sociali, dalla necessità di reddito e/o lavoro, può assumere le caratteristiche di una icona imbalsamata ad uso della Politica e dei Media.

Ma, tornando nuovamente a quel blocco di tufo, sbarre e cementi che sta al centro della città di Aversa e dove il mondo sembra fermarsi, vogliamo sollecitare chi dovrebbe essere il responsabile  delle strutture sociali e sanitarie che agiscono sul territorio, il Sindaco della Città che sappiamo sensibile alle sofferenze e al suo assessore di cui conosciamo la  competenza ventennale riguardo le istituzioni totali.

Non è che munendovi di adeguate mascherine potere andare a vedere cosa succede in quel luogo della nostra città???

 

 

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