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Napoli. Potere al Popolo: chi c’è dietro Helbiz?

Il Comune di Napoli prenda immediatamente posizione e revochi la concessione! Lunedi sera come molte e molti di voi abbiamo visto l’ottimo servizio di #Report sulla società #Helbiz.

Per chi non lo sapesse Helbiz è una società con sede negli Usa leader nel settore dello sharing di monopattini elettrici ed ebike che opera da qualche anno in diverse città italiane e da alcuni mesi anche a Napoli.

L’arrivo in città della società americana fu presentato in pompa magna nel cortile di Palazzo San Giacomo il 9 settembre dal sindaco Luigi De Magistris e dall’assessore con delega alla mobilità Alessandra Clemente alla presenza del rappresentante italiano di Helbiz Giovanni Borrelli.

Un “servizio che abbiamo voluto fortemente e che abbiamo realizzato attraverso una manifestazione di interesse” furono le parole pronunciate dal primo cittadino. Un servizio ritenuto addirittura “strategico” dall’amministrazione che si è ampliato ulteriormente durante tutto l’autunno. Il tutto nonostante le numerose criticità riscontrate nel resto d’Europa dove questi servizi di smart mobility sono stati ampiamente sperimentati mostrando grossi limiti sia in termini di sicurezza che di miglioramento della mobilità urbana.

Al netto però delle critiche sullo strumento in sé pesano ora come un macigno i dubbi sollevati da Report riguardo la società partner del Comune.

Helbiz è infatti una società con struttura offshore che rende impossibile stabilire chi siano i reali soci e finanziatori. L’unica cosa che si sa con certezza è il nome del suo fondatore e attuale Ceo: Salvatore Palella.

Un nome che ai più non dirà nulla ma che purtroppo ha una storia che non fa presagire nulla di buono.

33 anni, nato ad Acireale, nonostante la giovane età alle sue spalle ha già numerose avventure imprenditoriali andate a finire male. Si va dall’Acireale Calcio, alle cripto-valute fino ai succhi di frutta, una lunga scia di fallimenti e di debiti.

Quello che si sa di Salvatore Palella è che amico stretto di Stefano Ricucci il cui figlio lavora in Helbiz e di Ponzellini che addirittura è consulente della società per la prossima quotazione al Nasdaq.

Witamine, la sua prima società fondata a Milano quando ha solo 19 anni, dopo poco resta coinvolta in una indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e viene sequestrata. La Procura ritiene che Palella fosse un prestanome e che in realtà la società fosse di proprietà del boss Guglielmo Fidanzati già condannato per traffico internazionale di stupefacenti e riciclaggio figlio di Tonino Fidanzati capomandamento di Arenella e Acquasanta. Tramite tra i due sarebbe Michele Cilla noto gestore di locali notturni di Milano che sempre a detta dei magistrati sarebbe stato una sorta di cerniera tra ambienti mafiosi e i salotti buoni di Milano.

Cilla attualmente ai domiciliari dichiara ai microfoni di Report di essere stato lui a “creare” Salvatore Palella e ad introdurlo nel mondo degli affari. Palella allora diciasettenne sarebbe stato affidato a lui da alcuni “amici di amici” siciliani che gli avevano imposto di metterlo sotto la sua ala protettiva.

Dopo la disavventura con la Witamine Palella ci riprova acquistando l’Acireale Calcio ma anche in questo caso si avvale dell’aiuto di un altro personaggio oscuro. Palella vuole rilevare la società sportiva che era di proprietà di Santo Massimino un imprenditore in difficoltà considerato dai magistrati vicino alla Mafia, ma non ha tutti i soldi allora per avere uno sconto chiede aiuto ad un amico di famiglia: Enzo Ercolano.

Enzo Ercolano è figlio del Boss Peppe Ercolano erede della famiglia Ercolano-Santapaola.

Palella ottiene lo sconto ma non rispetta l’accordo e non paga quanto dovuto a Massimino e a quel punto lo stesso boss Ercolano lo striglia in malo modo ricordandogli che sono anni che truffa tutta Italia, il tutto finisce in una intercettazione dei Ros.

Fallita in malo modo con l’Acireale Calcio tenta con i bitcoin ma anche questa volta le cose non vanno bene e 20.000 investitori perdono i loro soldi per un totale di 40 milioni di dollari.

Si arriva così ad Helbiz che proietta Palella nell’olimpo degli imprenditori di successo, o almeno così sembrerebbe. Sempre Report infatti appura come articoli e copertine come quella di Forbes in realtà siano stati comprati dal Palella stesso per accreditarsi.

Helbiz si presenta come una società di successo ma i suoi conti non quadrano.

In Italia perde ‪950.000 euro all’anno a fronte di ricavi per appena ‪700.000 euro e anche nel resto d’Europa accade lo stesso. Della capofila americana invece non sappiamo nulla perchè ha sede nel Delaware dove non c’è obbligo di avere i bilanci.

Il sospetto che possa trattarsi di un attività di riciclaggio di capitali di provenienza illecita è molto forte così come si possa alla fine rivelare un enorme truffa.

Noi crediamo che le istituzioni non possano essere in qualche modo complici, anche inconsapevoli, di situazioni del genere.

Pertanto chiediamo al Sindaco #LuigiDeMagistris e all’Assessore #AlessandraClemente di rendere noti i termini del contratto tra Helbiz e Comune di Napoli e di attivarsi per revocare al più presto la concessione.

Ci domandiamo inoltre come sia stato possibile che un amministrazione come quella di Napoli che è composta da persone che per storia personale sono sempre state attente a temi dell’antimafia e del malaffare non abbia svolto adeguate verifiche su Helbiz.

Quello di Report non è infatti un vero e proprio scoop in quanto bastava digitare su google il nome di Salvatore Palella per apprendere tutto quello che abbiamo riportato in precedenza.

Purtroppo in Italia la pubblica amministrazione non è obbligata a svolgere verifiche antiriciclaggio con le società in cui entra in contatto ma crediamo che nonostante il vuoto normativo la politica abbia comunque il dovere di muoversi in autonomia nei limiti della legge e degli strumenti a sua disposizione.

Infine ci associamo alla richiesta di regolamentare urgentemente in maniera severa la sosta dei monopattini che crea notevoli disagi a ipovedenti e persone con problemi di mobilità.

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1 Commento


  • benedetta de Niederhausern

    Ottima richiesta. Spero presto anche altre giunte comunali si associno.

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