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Pignataro. L’opposizione popolare all’impianto Gnl

Recentemente è stata divulgata da ambientalisti e comitati la notizia dell’autorizzazione alla realizzazione di un deposito GNL (gas naturale liquido) nel comune di Pignataro Maggiore, in provincia di Caserta. L’impianto sarà realizzato dalla SNAM in attuazione del piano decennale di realizzazione della rete di trasporto del Gas.

In particolare, il deposito rientra nel progetto di collegamento tra Pietravairano e Pignataro Maggiore attraverso la realizzazione di un nuovo metanodotto della lunghezza di 25 Km che andrà a congiungere il metanodotto Mediterraneo “A” alla tratta MelizzanoPignataro Maggiore al fine di potenziarla.

Il progetto – come dichiara la stessa SNAM – si rende necessario per servire “numerosi punti di consegna tra i quali si evidenziano due centrali termoelettriche e il mercato dell’area Nord di Napoli”. Due centrali termoelettriche: una quella di Sparanise di Calenia Energia (15% Hera, 85% Axpo) e l’altra quella di Presenzano, di imminente realizzazione e targata Edison. Sebbene il piano decennale fosse stato pubblicato da SNAM a novembre del 2018 la realizzazione della centrale di Presenzano era già data per scontata.

L’implementazione dell’utilizzo del gas come combustibile per uso civile e industriale è presentato da Edison, SNAM, Calenia e i loro partners come parte integrante e fondamentale della transizione ecologica. Il green washing, l’ambientalismo di facciata è una delle tante strategie che questi colossi usano per presentare i propri piani di espansione.

Prima ancora che la notizia della realizzazione del deposito GNL di Pignataro divenisse di pubblico dominio, Arbolia, la società “benefit” di Snam e Fondazione Cassa Depositi e Prestiti ha realizzato un nuovo bosco urbano da 400 piante nel Comune caleno, ampiamente propagandato in rete e sui social.

“Questo progetto – commenta Emanuele Gesù, responsabile innovazione e progetti speciali di Snam – testimonia l’attenzione della nostra azienda all’ambiente e ai territori, non solo attraverso investimenti in progetti di decarbonizzazione in vari settori come la mobilità sostenibile ma anche con iniziative a favore del benessere delle comunità e della qualità dell’aria come il nuovo bosco urbano di Pignataro Maggiore”.  

Arbolia – si legge sul sito ufficiale – è una società benefit creata alla fine del 2020 da Snam e Fondazione CDP per realizzare nuove aree verdi in Italia, contribuendo alla lotta al cambiamento climatico e allo sviluppo sostenibile dei territori.

Una società benefit che guarda caso regala al Comune di Pignataro Maggiore un boschetto, del quale promette di prendersi cura gratuitamente per i prossimi due anni, proprio mentre il Comune stesso è chiamato a decidere se autorizzare o meno l’impianto di stoccaggio del gas che, naturalmente, ha autorizzato di corsa.

Il gas da stoccare a Pignataro Maggiore servirà ad alimentare la centrale attiva nella vicina Sparanise, la quale ha chiesto di recente l’autorizzazione a raddoppiare il proprio impianto. Se le battaglie dei comitati tendevano a ripiegare su se stesse non riuscendo a guardare oltre il proprio giardino, ci ha pensato la controparte a unificare il fronte.

Il gas metano, che è un combustibile fossile, è stato individuato dai giganti dell’energia e dalle massime istituzioni nazionali ed europee come elemento strategico della riconversione verde, della tanto decantata transizione ecologica.

Non siamo di fronte alla semplice e proverbiale miopia della politica locale, ma a un piano complessivo che parte dal TAP, passa per la costruenda centrale termoelettrica di Edison a Presenzano e copre, come una ragnatela, l’intera penisola con l’obiettivo di creare una infrastruttura che permetta di sostituire (almeno formalmente) il gas al carbone.

Questo piano complessivo contribuisce a definire la politica energetica del nostro Paese ed è difficile stabilire fin dove sia espressione dell’interesse collettivo e quando invece della voracità delle multinazionali dell’energia.

In questo progetto, rientra ovviamente anche il deposito GNL di Napoli est. Si tratta di un sito da realizzare nella Darsena Petroli del Porto di Napoli e nasce, manco a dirlo, dalla collaborazione tra Kuwait Petroleum Italia (Q8) e l’immancabile Edison. Gli ambientalisti di Presenzano e Napoli hanno di fronte lo stesso nemico.

Anche rispetto a questo progetto il refrain è lo stesso “Una strategia che punta all’innovazione e alla tutela dell’ambiente, nella volontà di continuare a svolgere un ruolo da protagonisti della transizione energetica” sostiene Giuseppe Zappalà, Amministratore Delegato di Kuwait Petroleum Italia.

E ancora: “Edison vuole essere protagonista della transizione energetica del Paese – dichiara Pierre Vergerio Executive Vice President Gas Midstream, Energy Management and Gas Infrastructures di Edison – e continua: “Il progetto nel porto di Napoli è parte integrante di questo piano che prevede la creazione della prima catena logistica di GNL del Paese per rendere sostenibile il trasporto pesante, marittimo e su gomma. Stiamo già costruendo il primo deposito costiero di GNL nel porto di Ravenna con PIR (Petrolifera Italo Rumena) e puntiamo a realizzarne un secondo in quello di Napoli in partnership con Kuwait Petroleum Italia, che è un partner di comprovata esperienza nell’area e con competenze complementari alle nostre“.

Il progetto di Napoli sarà realizzato con finanziamento europeo grazie ai fondi CEF per l’ingegneria autorizzativa, in quanto considerato da Bruxelles un progetto strategico.

Le dichiarazioni dei manager e i silenzi della politica lasciano poco spazio ai dubbi: la transizione energetica che le istituzioni hanno in mente si basa sull’utilizzo massiccio di un combustibile fossile e rappresenta il più grande affare mai realizzato prima d’ora dalle multinazionali del gas.

Soltanto con la capacità di esprimere una complessiva visione alternativa, unita all’alleanza con i movimenti globali e alle mobilitazioni dal basso di cittadini, comitati e forze sociali sarà possibile imporre una svolta reale per il benessere, la cura dei territori, il reddito, l’occupazione e la tutela dell’ambiente.

* (Unione Sindacale di Base – Campania)

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