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Napoli. Venerdì della freva, oggi c’è Moni Ovadia

Il Coordinamento Arte e Spettacolo Campania, ritenendo conclusa, nella giornata di ieri, Mercoledì 5 Maggio 2021, l’azione di lotta intrapresa con l’occupazione del Teatro Nazionale Mercadante di Napoli – avviata il 25 Marzo scorso- indice una conferenza stampa di bilancio dell’esperienza assembleare proseguita, per oltre un mese, all’interno del ridotto dello Stabile cittadino.

La Conferenza Stampa si terrà domani, 7 Maggio 2021, a partire dalle ore 16:30, in Piazza Municipio, e precederà il consueto appuntamento dei Venerdì della freva: vere e proprie iniziative di lotta che il Coordinamento ha intrapreso, sin dal 2 Aprile, mutuandone le forme dalle occupazioni francesi. Iniziative in cui si intrecciano momenti spettacolari, musicali e performativi , con istanze più specificamente politiche.

Domani, il sesto Venerdì della freva vedrà la partecipazione del regista e attore Moni Ovadia, che ha voluto essere presente per portare la sua solidarietà al Coordinamento campano e a tutte le lavoratrici e i lavoratori del settore che, nel corso di quest’anno, hanno pesantemente risentito della crisi economica e lavorativa causata dalla pandemia.

UN PRIMO BILANCIO

Ieri si è conclusa l’azione che il coordinamento Arte Spettacolo Campania ha iniziato il 25 marzo, presso il Teatro Nazionale Mercadante.

Gli obiettivi per noi erano legati alla necessità di consolidare, con un atto simbolico forte, tutto quello che da un anno rivendichiamo. Rivendicazioni che, sembra quasi superfluo sottolinearlo, non abbiamo alcuna intenzione di lasciare sul mero piano della lamentela.

Occupando il teatro, e restando per oltre un mese in assemblea permanente, siamo riusciti ad ottenere l’ attenzione delle istituzioni; ma, quel che più conta, abbiamo fatto in modo che si accendessero i riflettori sulla nostra lotta. Attirando non solo l’interesse dei mass media – di solito poco inclini a dare risalto alle istanze del comparto, se non quando a rappresentarle siano chiamate star e starlette – ma soprattutto di tanti altri lavoratori e lavoratrici, che siamo certi possano condividere le nostre giuste richieste. Ed è questo, quello che per noi più conta!

All’atto di entrata nel Teatro Mercadante, col volantino che distribuivamo ci ponevamo due obiettivi: 1) L’ottenimento di due anni bianchi di contribuzione (2020 e 2021)

2) L’apertura di un tavolo interministeriale, in cui discutere i problemi del settore con i Ministri della Cultura e del Lavoro e con i rispettivi tecnici afferenti ai ministeri.

Un tavolo che, dal basso e senza deleghe, desse voce a chi, nel comparto spettacolo, ci lavora tutti i giorni, subendo le storture di un sistema iniquo e sperequativo: l’estrema precarietà, la mancanza di tutele lavorative, l’impossibilità di avere una continuità salariale, il marciume del clientelismo sfrenato, l’afflizione rappresentata dalla mancanza strutturale di un sistema di equa distribuzione dei fondi, che avvilisce tutte quelle piccole e piccolissime realtà, le quali vanno a configurarsi come veri e propri presidi culturali di prossimità.

Questa è la normalità alla quale eravamo obbligati e alla quale non vogliamo tornare. Né con questa nuova “falsa ripartenza” né con una futura “vera ripartenza”.

I ministri Franceschini e Orlando, che finalmente siamo riusciti ad incontrare e ai quali abbiamo chiaramente espresso le nostre critiche e i nostri punti rivendicativi, adesso sanno chi siamo e cosa chiediamo.

Ma siamo soltanto all’inizio di una lunga lotta. Il riordino del comparto è un obiettivo grande e ambizioso, sia sul piano nazionale che su quello territoriale. Tuttavia, noi siamo ostinati perché spinti dal bisogno concreto di un cambiamento radicale.

Siamo usciti dal Mercadante solo perché abbiamo ritenuto che fosse esaurita la funzione che quest’ azione si era proposta di svolgere.

Adesso abbiamo altre tappe da raggiungere. Andremo avanti con la nostra lotta, che porteremo nelle piazze e nelle sedi istituzionali, qualora ve ne fosse bisogno.

Proseguiremo, inoltre, con i Venerdì della freva, con i linguaggi propri dell’arte in tutte le sue forme, e con la potenza che la controcultura sa mettere in moto. Vogliamo proseguire il percorso intrapreso per costruire sempre più salda la via della lotta.

Ci rivolgiamo, dunque, a tutti i lavoratori e a tutte le lavoratrici che desiderano un modo diverso di concepire e costruire la Cultura. A coloro che vogliono affermare e riconquistare i diritti lavorativi e, al contempo, la possibilità di vivere dignitosamente grazie ai propri mestieri. Quei mestieri che producono, tutti insieme, un bene sociale primario. L’Arte!

Continueremo ad organizzarci, a fomentare la freva di tutti gli oppressi e gli sfruttati, di tutti coloro che ingiustamente stanno pagando questa crisi. Una crisi che non abbiamo voluto noi. Che non hanno voluto i ceti subalterni.

Continueremo a pensare che questa pandemia mondiale ci ha offerto l’occasione per tornare a credere che un altro mondo è possibile e necessario. Che noi lavoratori dello spettacolo, oltre ad essere i più precari di tutti i precari abbiamo un dovere in più.

Sognare mondi impossibili, farli vedere agli altri, e insieme costruirne uno che sia migliore di questo. La lotta paga, ora ne abbiamo le prove.

E’ nostro dovere, quindi, continuare ad essere protagonisti della costruzione del nostro futuro. E’ nostro dovere continuare a lottare!

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