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Napoli. Arte muraria, censura e ipocrisia amministrativa

C’è un schizofrenia apparente nella lunga lotta per difendere le ragioni del murales che chiede Verità e Giustizia per Ugo Russo.

La contraddizione tra un dibattito pubblico e mediatico completamente rivolto al contenuto del murale (in diversi casi con un’interpretazione diffamatoria di questo contenuto) e un contenzioso giuridico con l’amministrazione comunale dove non si fa mai cenno al contenuto del murale, a quello che vi è disegnato!

Un contenzioso giuridico davanti al Tar tutto costruito invece su tecnicismi burocratici e regole urbanistiche reali o presunte.

C’è un motivo importante per questo: esistono ormai già molte sentenze definitive che vietano alla pubblica amministrazione di entrare nel merito dell’interpretazione di un’opera d’arte e soprattutto di considerare la propria interpretazione come presupposto “oggettivo” per censurarla o peggio cancellarla. Sono in gioco evidentemente valori fondamentali che hanno a che fare con la libertà d’espressione, a partire dall’art. 21 della Costituzione della Repubblica Italiana.

Quello che perciò sta succedendo è che, sulla spinta di una forte pressione mediatica e almeno inizialmente anche di pezzi delle Istituzioni, gli uffici urbanistici dell’amministrazione comunale hanno cercato di travestire quella che a tutti gli effetti è una censura con tecnicismi e motivazioni pretestuose per aggirare le sentenze di diritto che le impediscono proprio di agire come censori…

Hanno quindi costruito intorno a questo murale una specie di “diritto speciale” e di fatto una pratica amministrativa persecutoria che ha contestato procedure “mai” pretese per nessun altro murale del centro storico di Napoli, almeno per quelli che hanno seguito procedure pubbliche.

Lo diciamo con certezza perchè questo è risultato da un formale accesso agli atti presso gli stessi uffici urbanistici sui murales più noti e conosciuti del centro città.

E quando il Comitato e il condominio di piazza Parrocchiella ha ottemperato a queste contestazioni ottenendo anche i pareri favorevoli e il nulla osta della Soprintendenza, questo nemmeno è bastato e l’Amministrazione si è arroccata su un interpretazione secondo noi incongrua e sicuramente forzatissima di un comma del piano regolatore che in questa lettura impedirebbe di fatto la realizzazione di qualsiasi murales sui palazzi del centro storico, anche su quelli su cui non insiste alcun vincolo (come nel caso del palazzo del murale di Ugo Russo) per diroccati che siano, purché realizzati prima della seconda guerra mondiale. Ovvero l’80% dei palazzi del centro storico di Napoli…

Un’interpretazione quindi che qualora fosse accolta dal Tar definirebbe in contrasto col Prg non solo il murale di Ugo Russo, ma praticamente tutto il patrimonio di arte muraria dei quartieri storici di Napoli, patrimonio tra i più noti e visitati in Europa, dai Quartieri Spagnoli alla Sanità, con tanti artisti internazionali come Banksy, Bosoletti, Tono Cruz, Blue, Jorit, Kaf e Cyop e la stessa Leticia Mandragora, l’artista spagnola che ha realizzato gratuitamente il murale per Ugo.

Perché naturalmente non si possono interpretare le regole urbanistiche in un modo o in un altro a seconda della convenienza, con flessibilità quando l’arte porta consenso e come un manganello quando risulta più scomoda.

Ci pare superfluo sottolineare il masochismo amministrativo di questa mossa nel momento in cui molti di questi murales sono stati nel passato patrocinati dall’amministrazione stessa. Una follia di cui la giunta è sembrata in vari momenti consapevole, ma che non è riuscita o non ha voluto finora arginare.

Ma soprattutto ci pare giusto inquadrare la questione per ricordare al di là del rumore, delle facili suggestioni e delle speculazioni mediatiche, i valori in gioco.

In questo momento davanti al Tar noi difendiamo la legittimità dell’arte muraria esistente nel centro storico di Napoli e gli uffici urbanistici ne sostengono l’abusività! Tutto per venire incontro a una richiesta di censura specifica per Ugo Russo, che però sarebbe illegale chiamare col suo nome… Assurdo!

Questo al netto del fatto che poi qualcuno possa cancellare o meno sul serio il San Gennaro di Forcella piuttosto che Luce in piazza Sanità. 

il dipinto murale per Ugo Russo con la scritta VERITA’ E GIUSTIZIA, il titolo e il testo “Est Modus in Rebus/ Contro tutte le mafie” apposti dall’artista in accordo coi familiari di Ugo

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