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A Napoli si incrudisce il corso della Pandemia: è tempo di scendere in piazza

Eravamo stati – purtroppo – facili profeti quando, nei mesi scorsi, in grande solitudine e con modalità controcorrente denunciavamo che il “modello De Luca di gestione della Pandemia” era una sofisticata bolla che alle prime vere difficoltà sarebbe implosa con effetti rovinosi sulla salute dei cittadini, sull’economia della regione e sul complesso delle relazioni sociali che si alimentano ed intersecano dentro difficoltà della crisi Pandemica.

Le scene di queste settimane con le ambulanze in fila al Cotugno e all’Ospedale del Mare, le notizie che arrivano dai Pronto Soccorso intasati ed incapaci di garantire “percorsi differenziati”, il dissolvimento delle fantomatiche USCA che avrebbero dovuto garantire le cure domiciliari, la sospensione sine die dei ricoveri e degli interventi chirurgici “ordinari” e – come se non bastasse – la scomparsa per diversi giorni nelle farmacie di alcuni medicinali (Zitromax in primis) unita alla penuria di bombole per l’ossigeno sono la plateale dimostrazione di come il sistema sanitario campano stia implodendo.

La denuncia del Presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli circa la possibile eventualità da parte dei medici ospedalieri di essere costretti ad utilizzare il “codice nero” (https://www.ansa.it/campania/notizie/2022/01/06/covid-ordine-medici-napoli-si-rischia-codice-nero_86c306af-cc88-446d-95a9-601dfdbfa7dc.html) è stata l’ufficializzazione di come il castello di menzogne e di mistificazione alimentato da De Luca e dai suoi sodali è platealmente entrato in una crisi seria.

La stessa astuta boutade Deluchiana sulla chiusura delle scuole (ovviamente bocciata dal TAR; banalmente il Governo conta più di un Presidente di Regione!) è servita al satrapo di Santa Lucia per “mettere le mani avanti” se, malauguratamente, la situazione dei contagiati e/o ammalati nelle scuole dovesse crescere a dismisura.

Questa situazione sanitaria incide profondamente nella vita delle persone e si aggiunge alle forti criticità degli altri comparti che afferiscono all’istituzione/Regione (Trasporti e Scuola) i quali presentano una condizione di affanno e di inefficienza a causa dell’assenza di tutte quelle misure che avrebbero dovuto garantire per contenere il rischio Covid e, nel contempo, assicurare la continuità delle prestazioni.

Nei confronti di tale scenario – di cui non è possibile prevedere né la durata e né l’eventuale aggravamento nelle prossime settimane – Potere al Popolo ha deciso di rompere gli indugi e di indire per il prossimo Venerdì 14 gennaio, alle ore 15,30, un Presidio, a Napoli, sotto la sede della Regione Campania a Santa Lucia.

Un appuntamento che si colloca dentro una continuità di iniziative che – a Napoli come altrove – hanno segnato l’impegno degli attivisti di Potere al Popolo dai mesi del lockdown, al periodo dei “diversi colori delle regioni” fino ad ora. Un impegno a difesa della Sanità Pubblica, a sostegno del personale sanitario ma anche una presenza organizzata nelle varie forme di conflitto, grandi e piccole, che si sono prodotte a seguito degli effetti antisociali della crisi Pandemica. Una connessione politica e sociale per richiedere Reddito per chi è stato investito dal ciclone/Covid, al fianco delle Vertenze sindacali e dei vari comitati e movimenti che si sono succeduti nelle piazze lungo tutto l’arco delle contraddizioni che si sono generate o aggravate ulteriormente.

Una attività che – mentre la Pandemia mostra ancora la sua ferocia e con buona pace di quegli autentici criminali che hanno deciso che “dobbiamo convivere a qualsiasi costo con il Virus” – deve rilanciarsi, meglio articolarsi ed possibilmente generalizzarsi nei quartieri popolari e tra la nostra gente.

Il Presidio di Venerdì 14/1, a cui ha già aderito l’Unione Sindacale di Base ed altre esperienze politiche e sociali, è parte di una attività che continuerà nei vari territori con l’obiettivo di non pagare i costi di una crisi sanitaria e sociale le cui responsabilità sono connaturate in questo modello sociale e nella gestione criminogena da parte delle classi dominanti e delle loro istituzioni.

La sollecitazione, quindi, a quanti stanno pagando – a vario titolo – i costi umani, economici, sociali e finanche di ordine psicologico a scendere in piazza, ad organizzarsi per far valere il diritto alla vita e a una condizione di dignità che vorrebbero negarci.

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