Alle 10.30 presso la Sala della Loggia del Maschio Angioino è indetta una conferenza stampa della coalizione all’opposizione antiliberista della Giunta Manfredi. Presenti quindi i dirigenti di Pap , Prc, Dema, Pci e Partito del sud.
Tutti usciti abbastanza male dalle urne o comunque con risultati al di sotto delle attese. E il motivo principale che ha causato questa debacle è stato che il candidato sindaco del Pd ha potuto sbaragliare la concorrenza (tutta) promettendo un patto col governo per una legge “salva Napoli” che permettesse alla città di respirare sgravandosi di parte dei suoi debiti.
E dopo 10 anni di risorse col gontagocce, attenzioni della corte dei conti, manovre di pre-dissesto , blocco del turn over, era inevitabile che una popolazione stanca di disservizi si consegnasse a chi sembrasse avere le chiavi giuste per assicurare un futuro alla città.
In realtà la gestazione di questa legge salva Napoli è stata particolarmente travagliata. Innanzitutto non è specifica per Napoli ma per tutti i comuni o città metropolitane.
Poi le cifre rispetto alle previsioni iniziali sono di gran lunga inferiori. Il debito di Napoli è stimato in circa 5 miliardi di euro, frutto di debiti e contenziosi risalenti addirittura all’epoca post-terremoto del 1980 e il governo stanzia invece per Napoli 2,3 miliardi di euro.
Una bella cifretta indubbiamente, peccato che debba essere spalmata per 21 anni, riducendo quindi in maniera notevole le possibilità di spese annue. Una boccata d’ossigeno o poco più.
Ma soprattutto queste cifre sono subordinate a una serie di interventi che i comuni dovranno attuare per averne accesso. Quindi nel cosidetto ddl Concorrenza (che orwellianamente possiamo tradurre in ddl Privatizzazioni) l’articolo 6 prevede procedure più snelle per gli enti locali per potere privatizzare i servizi.
Sia che si parli di trasporto pubblico che di società dell’acqua (Napoli fu l’unico comune d’Italia dove si rispettò l’esito del referendum del 2010 e l’acqua fu ripubblicizzata tramite la neo partecipata Abc acronimo di Acqua Bene Comune), di nettezza urbana o gestione del patrimonio immobiliare, anch’esso ripubblicizzato da De Magistris dopo la gestione affaristico -criminale della Romeo Immobiliare .
In più questa legge dà modo agli enti locali in dissesto , di aumentare ulteriormente il prelievo irpef sugli imponibli fiscali dei cittadini napoletani. C’è da dire che già la giunta De magistris aveva innalzato al massimo consentito la quota irpef comunale, costretto ovviamente dalle ristrettezze finanziarie.
Qui l’asticella sale ulteriormente e farà dei napoletani i tassati record dell’intera penisola. Tra l’irpef regionale al massimo possibile ora anche trattenute comunali record. E si sta parlando di una delle più povere città d’Europa per reddito pro-capite. Un salasso quindi.
In conferenza stampa consiglieri e dirigenti dell’opposizione antiliberista presentano la proposta di stralcio del ddl Concorrenza da fare approvare quale ordine del giorno della seduta del Consiglio comunale di venerdi 21 gennaio.
Si succedono così Elena Coccia per Rifondazione comunista, poi Salvatore Pace , consigliere municipale di Dema , Giampiero Laurenzano per Pap, Andrea Balia per il partito del sud e infine, da remoto Alessandra Clemente, candidata sindaco alle ultime elezioni.
Seppure con accenti leggermente diversi, tutti gli interventi lanciano l’allarme sul futuro prossimo venturo della città. Un futuro fosco poiché da 30 anni a questa parte tutte le privatizzazioni in Italia si sono risolte con aumento dei costi e delle tariffe per gli utenti senza che vi fosse nessun significativo aumento di efficienza.
Il consigliere Pace mette in guardia anche da un altro articolo inserito nella legge finanziaria annuale. Che permette allo stato di discutere direttamente con le regioni in merito a competenze e risorse. Ovvero una sorta di autonomia differenziata non rivendicata però, per motivi di opportunismo politico.
Vedremo domani cosa deciderà e voterà il consiglio comunale napoletano. Se recepirà le istanze delle sinistre o se preferirà vendere la misura da cravattari ordita dal governo Draghi spacciandola come grande conquista politica.
In realtà, data la composizione del consiglio, la risposta è già data. Si spera però di innescare in città un dibattito serio su ciò realmente comporta questo prestito governativo , su quali saranno le ricadute critiche, i settori colpiti.
Fino ad ora i toni dei commentatori politici mainstream e della stampa locale in genere sono stati di tenore trionfalistico.
Arrivano i soldi! la città è salva. Nessun dubbio, nessuna critica, nessun approfondimento dei dati reali. Tutti in coro a gridare Viva Manfredi Viva Draghi. Come tempi correnti impongono. Nessuno disturbi il manovratore.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa