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Napoli. La procura semina confusione, ma interessata

Produzione di fumo con la manovella!

La Procura della Repubblica di Napoli vuole processare 46 persone per le vibranti proteste sotto Palazzo Santa Lucia nel periodo del lockdown (ottobre 2020).

Gli indagati vanno dal fascista Roberto Fiore (che non era presente quella sera in cui si verificarono gli scontri sotto la sede della Regione Campania) ad esponenti delle tifoserie fino ad attivisti e compagni come Lorenzo Baselice, Eleonora de Majo, Egidio Giordano e Giovanni Pagano.

Ovviamente – nella narrazione della Procura e della Digos – sono volutamente mischiati eventi, contesti, episodi e ruoli soggettivi e sociali delle persone.

Si confondono – volutamente ad arte – momenti di mobilitazioni di piazza che hanno animato la città di Napoli con presunte “irregolarità procedurali” di alcuni compagni che avevano ruoli istituzionali assieme a loschi personaggi del sottobosco fascista e para/malavitoso.

Leggendo il provvedimento giudiziario è evidente che siamo di fronte alla solita “polpetta avvelenata” da offrire in pasto alla stampa e all’opinione pubblica per criminalizzare ulteriormente ogni possibile ripresa del conflitto politico, sociale e sindacale.

Nel contempo l’inchiesta, fin dal suo pomposo annuncio nei mesi scorsi, è uno scoperto atto di sottomissione al Presidente della Regione, Vincenzo De Luca, alla sua azione amministrativa e politica esercitata durante la crisi pandemica mentre non si conoscono iniziative giudiziarie verso i tanti “piccoli e grandi scandali” che segnano periodicamente il corso politico, affaristico e speculativo di Napoli e della Campania.

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