Il 29 agosto si è tenuto un importante momento di mobilitazione popolare ad Acerra, in provincia di Napoli, in opposizione alla costruzione della quarta linea del famigerato inceneritore gestito da A2A. La data del 29 agosto sancisce una tappa importante nella memoria storica della lotta del territorio, quando esattamente 18 anni fa vennero avviati i lavori di costruzione dell’impianto.
Ma esattamente come in quei giorni, la popolazione locale non è rimasta a guardare da testimone ma ha dato vita a importanti momenti di resistenza.
L’inceneritore di Acerra rimane a distanza di anni il simbolo mostruoso di un fallimento sistemico a 360 gradi: una maglia di collusione criminosa tra politica locale, media e grande imprenditoria e criminalità organizzata che hanno scientemente pianificato la distruzione di una terra a naturale vocazione agricola e storica trasformandola in una terra di morte.
Una vasta area di “sacrificio” che dopo la dismissione della Montefibre rivendicava, nelle lotte dei suoi abitanti, un’urgente bonifica e “ristrutturazione ecologica” resa necessaria dalla devastazione ambientale da un lato (come per esempio l’inquinamento delle falde acquifere) e dalla devastazione economica e sociale causata dalla perdita di lavoro di migliaia di famiglie, ridotte a stare senza reddito e a piangere quegli operai morti di malattie tumorali nel corso degli anni di lavoro in fabbrica.
In una tale cornice si instaura la costruzione dell’inceneritore di Acerra, prodotto immediato del decreto Ronchi, che nel modificare la gestione dei rifiuti, di fatto ha regalato la gestione ai privati. E in Campania la costruzione dell’inceneritore viene giustificata, dalla politica locale e nazionale, come necessaria e inevitabile, dopo essere stata creata una emergenza rifiuti ad hoc.
La passerella di Berlusconi nella data di inaugurazione dell’impianto (marzo 2009) è stata infatti lo schiaffo finale, il perfetto esempio di “sospensione della democrazia” , per cui al desiderio di giustizia ambientale e sociale e partecipazione attiva nei processi decisionali del territorio è stato risposto con la devastazione e i manganelli.
Dopo la data del 29 agosto la cittadinanza, i Comitati ambientali, gli attivisti e i militanti politici e sindacali della città Acerrana, della Terra di Lavoro e del napoletano continueranno a perseguire il percorso inaugurato da qualche mese a questa parte in opposizione all’estensione dell’impianto che prevede l’aggiunta di una quarta linea che dovrebbe sopperire alle esigenze manutentive delle altre tre linee dell’inceneritore la cui messa in esercizio era già partita in obsolescenza.
I partecipanti della lunga e intensa giornata di lotta, di mobilitazione e di informazione di ieri hanno ribadito la necessità di continuare il percorso e di pretendere una partecipazione diretta nelle decisioni che riguardano il territorio, denunciando in prima battuta l’atteggiamento affaristico dell’amministrazione regionale e nazionale nella gestione del territorio a favore di colossi privati della gestione dei rifiuti e della produzione di energia (vedi le dichiarazioni degli ultimi giorni del governatore della Campania De Luca) e nella miopia (se non cecità) nel non voler risolvere il ciclo dei rifiuti nel rispetto dei bisogni collettivi della popolazione
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