Non è stato un Convegno formale quello che si è tenuto ieri ad Aversa con al centro le “problematiche ambientali e sociali della Terra dei Fuochi”.
Nel corso dell’ampia discussione si sono palesare, confrontate e, in alcuni momenti, anche scontrate due concezioni di intendere le mobilitazione ambientali.
Da un lato l’atteggiamento ambiguo ed ondivago, incarnato dall’ex Ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, il quale pur denunciando gli scempi consumati sul territorio fa affidamento alla “sana dialettica politica” che permetterebbe la concretizzazione di Bonifiche e quant’altro necessario per la rinascita dei nostri territori. Una posizione che, al momento, no ha conseguito nessuna vera inversione di rotta al complesso delle politiche di manomissione e devastazione ambientale.
Dall’altro l’impostazione e, soprattutto, le pratiche dei Comitati, dei Sindacati Conflittuali e degli attivisti politici che confidano unicamente nel consolidamento del protagonismo popolare che resta la condizione indispensabile per affermare gli obiettivi e le ragioni sociali del “popolo inquinato e martoriato della Terra dei Fuochi”.
Le voci dei giovani della Maddalena, del Comitato No Biodigestore, degli attivisti di Stop allo Scempio di Aversa e Giugliano, le testimonianze di avvocati e tecnici indipendenti ed, ancora, dei delegati operai USB dell’ex Ilva di Taranto venuti a socializzare la loro battaglia, di una compagna dell’organizzazione giovanile comunista “Cambiare Rotta”, di Medicina Democratica e di altri hanno articolato esperienze di lotta e analisi progettuale circa la contraddizione Capitale/Ambiente e i compiti politici che ne derivano.
Insomma un confronto vero e senza sconti per nessuno per ribadire che le lotte vanno rilanciare, connesse tra loro e meglio coordinate distinguendo, nel corso dei passaggi materiali delle Vertenze, gli amici dagli avversari più o meno camuffati.
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