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Giugliano. Cresce l’allarme sicurezza intorno al Comando NATO di Lagopatria

Nei giorni scorsi, diversi organi di informazione hanno dato notizia del rafforzamento delle misure di sicurezza e protezione dei “siti e degli interessi sensibili” riferibili alla NATO insistenti sul territorio italiano come risposta all’acuirsi della crisi mediorientale.

Si palesa sempre più vicino, ai nostri territori, il pericolo delle conseguenze della linea guerrafondaia adottata dai gruppi dirigenti USA ed Euro/Atlantici.

Chiaramente, in ossequio al ruolo di propagandisti del potere atlantista, quasi tutti i giornali hanno collegato questo aumento della tensione internazionale -per cui questi siti sarebbero in pericolo, compresi i territori che li ospitano e le popolazioni che ci vivono- all’attacco iraniano contro il territorio dello stato di Israele della notte tra il 14 e il 15 aprile.

Da cortigiani servili hanno omesso di precisare che quello attacco costituiva la risposta del governo dell’Iran all’atto di guerra, in violazione del diritto internazionale, che l’esercito israeliano aveva sferrato il giorno 1 aprile quando aveva bombardato la sede dell’ambasciata iraniano in Siria determinando la morte di 7 persone. Un atto di guerra contro due stati.

Tuttavia quello che più si rileva è che uno di questi siti sensibili, oggetto “dell’intensificazione dei dispositivi di vigilanza e protezione” è il comando militare NATO che si trova a Lago Patria, nel territorio del comune di Giugliano.

E così si dimostra, con evidenza solare, che la condotta della NATO -ormai, senza più alcuna dissimulazione di compiti difensivi, palesemente strumento offensivo al servizio delle strategie militari e di superpotenza degli USA- porta sempre più vicino, ai nostri territori, il pericolo delle conseguenze della linea guerrafondaia adottata dai gruppi dirigenti statunitensi.

Dal Medio oriente al conflitto russo-ucraino nel cuore dell’Europa fino al teatro indo-pacifico, la linea delle oligarchie dominanti negli Stati Uniti è improntata esclusivamente alla difesa, costi quel costa fino alla guerra contro la Russia e la Cina, di un ordine internazionale fondato sul loro dominio che non corrisponde alla nuova realtà dei rapporti di forza tra i diversi stati. E, dentro questa linea, la NATO costituisce lo strumento per trascinare, nello scontro, i paesi ad essa aderenti, con la servile complicità dei capi di stato e di governo di quegli stessi paesi.

Si dimostra così l’insipienza e l’inadeguatezza delle classi dirigenti del blocco occidentale che ormai non hanno più nessuna prospettiva di miglioramento delle condizioni di vita da offrire ai popoli che governano e che, anzi, prospettano un futuro di sacrifici e privazioni per finanziare politiche di riarmo, senza escludere uno scontro diretto contro la Russia con la concreta possibilità di una terza guerra mondiale il cui teatro sarebbe il continente europeo.

Proprio questi drammatici scenari rendono necessario la discesa, in campo, dei popoli europei, a partire dall’Italia, per una forte mobilitazione contro la guerra e l’economia di guerra che portano miseria ai ceti popolari e arricchimento per pochi.

È urgente porre al centro di questa mobilitazione la richiesta di uscita dalla NATO. Oggi,fuori dal blocco occidentale, nel resto del mondo, questa organizzazione è vista, sempre più, come longa manus del governo USA, portatrice di guerre ed espone naturalmente tutti i paesi aderenti ad essere ritenuti corresponsabili delle iniziative imposte dai circoli dirigenti americani.

La lotta contro la politica guerrafondaia della NATO, per una politica di distensione e per un nuovo ordine internazionale che garantisca la sicurezza reciproca tra i diversi stati è attualmente la prima condizione per affrontare concretamente, fuori dalla propaganda, le principali emergenze che sono davanti all’umanità, a partire dalla crisi climatica.

 

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