Lo scorso 20 dicembre è stata avviata la procedura preliminare (fase di Scoping) del Nuovo Piano Regolatore Portuale del Porto di Napoli, attraverso la presentazione del Rapporto Ambientale Preliminare. Attualmente, la documentazione è stata integrata con i pareri degli enti e degli apparati interessati.
Il piano necessita di un approfondimento in tutti i suoi molteplici aspetti, e richiede il coinvolgimento di competenze, energie intellettuali e della cittadinanza. Successivamente, si svolgeranno le consultazioni pubbliche, durante le quali sarà necessario definire eventuali osservazioni. Queste ultime, pur non potendo risolvere le evidenti criticità che derivano da una logica improntata al profitto, sono fondamentali per comprendere appieno le implicazioni del nuovo piano e per fornire informazioni alla popolazione, spesso ignara di progetti che incideranno profondamente sulla vita delle comunità e sulle prospettive delle future generazioni.
L’aspetto più sorprendente è che, da un lato, si approvano piani e progetti che negano diritti fondamentali – come quello di accedere a spazi vitali quali il mare e la costa – mentre dall’altro si assiste a una propaganda che distorce la realtà in modo sempre più insostenibile.
Per quanto mi riguarda, lo stato di comprensione del nuovo piano è ancora piuttosto iniziale. Tuttavia, alcuni aspetti rilevanti emergono chiaramente, come il raddoppio dell’area container. Quest’ultima dovrebbe ampliarsi “a seguito del tombamento della Darsena Petroli, sarà realizzato un riempimento, così da espandere il terrapieno esistente e prolungare l’attuale banchina di Levante [di cui sono in corso tuttora i lavori di ultimazione], che sarà utilizzata preferenzialmente da navi portacontenitori e tanker, a seguito della delocalizzazione del traffico dei prodotti petroliferi all’estremità orientale del porto (Polo Energetico)”.
È indispensabile analizzare gli scenari di traffico container previsti dal nuovo piano, confrontandoli con quelli dei piani precedenti, incluso quello approvato nel 2008, con il quale si sta realizzando il nuovo Terminal Contenitori di Napoli Levante. Dalla comparazione emergono evidenti contraddizioni. Il piano attuale prevede, nello Scenario di base per il 2040, un traffico di 830.932 TEU, mentre nello Scenario ottimistico la cifra sale a 995.900 TEU, a fronte dei 1.400.000 TEU annui previsti dal piano del 2008. La contraddizione principale consiste nel fatto che, pur a fronte di un ridimensionamento delle ipotesi di traffico, si prevedono nuove opere invasive.
In sostanza, le attività della Darsena Petroli verrebbero spostate in parte all’ingresso del canale di navigazione, quindi ancora più vicine all’abitato di San Giovanni: “Il Polo Energetico sarà spostato dalla Darsena Petroli all’estremità orientale del nuovo terminal di Levante, per consentire una migliore fruizione della nuova banchina commerciale e dell’area retrostante, destinata al traffico commerciale dei container”. Parte del “Polo Energetico” sarà collocata oltre la diga foranea, con ulteriori implicazioni di sicurezza: “A questa tipologia di traffico saranno dedicate anche le due boe che si prevede di realizzare all’esterno della diga foranea”. A tale scopo sono già in corso lavori di colmata nello stesso punto che doveva ospitare i cantieri nautici a servizio del porto turistico di San Giovanni a Teduccio.
Il piano cita anche “il nuovo porto turistico di Vigliena, previsto all’estremità orientale del porto commerciale di Napoli, secondo il Documento di Pianificazione Strategica di Sistema (DPSS) del Mare Tirreno Centrale, destinato a ricoprire un ruolo di rilievo nell’ambito della nautica napoletana”. Come noto, la sua collocazione è prevista nell’area ex Corradini, dove sarà necessario reperire ulteriori aree per la realizzazione dei cantieri nautici a supporto del porto turistico, che in precedenza erano previsti nello spazio poi destinato al “Polo Energetico” attraverso la colmata.
Il PRP prevede inoltre un aumento significativo del traffico crocieristico: +61,40% al 2030 e +86% al 2040.
Nel complesso, il piano appare infarcito di contraddizioni e di elementi propagandistici: da un lato si annunciano – in modo piuttosto concreto – infrastrutture invasive già in fase di realizzazione; dall’altro si prospettano improbabili “interventi di rinaturalizzazione, delocalizzazione di attività incongrue e previsione di nuove attività attrattive”.
In questo scenario si inserisce il tema della fruizione della linea di costa e della balneabilità, che viene riproposto in termini ottimistici – ma purtroppo fuorvianti – anche grazie al sostegno di giornali e televisioni. La realtà, come documentato negli atti, è che oltre l’80% della linea di costa sangiovannese è interdetta alla balneazione e dichiarata “non risanabile”, poiché destinata ad attività industriali che ignorano sia le necessità della popolazione, sia il buon senso, sia la qualità urbana indispensabile.
- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO
Ultima modifica: stampa

Rete Sociale Nobox – Diritto alla Città
L’Amministrazione Manfredi-Cosenza sta portando avanti in tutta la città un progetto di riconversione antiecologica ed antisociale degli spazi pubblici di Napoli teso alla loro privatizzazione e mercificazione.
È in questi spazi che si palesano oggi gli interessi di speculatori ed investitori che, grazie ad una amministrazione complice, speculano, privatizzano e mercificano: a Napoli Est con l’estensione delle banchine portuali e dell’area di stoccaggio dei container, a Napoli Centro con la speculazione immobiliare causata da un eccesso di B&B e Case-Vacanza per un overtourism invasivo, a Bagnoli con l’appropriazione speculativa di 190.000 mq. di superficie terra-mare (quella occupata oggi dalla colmata inquinata) per realizzare un hub velico ed al Vomero con molti progetti di parcheggi e/o box.
Anche nel caso di Bagnoli il piano (PRARU) “appare infarcito di contraddizioni e di elementi propagandistici: da un lato si annunciano – in modo piuttosto concreto – infrastrutture invasive già in fase di realizzazione; dall’altro si prospettano improbabili “interventi di rinaturalizzazione, delocalizzazione di attività incongrue e previsione di nuove attività attrattive”.
Ed anche per Bagnoli le osservazioni della società civile, che anche noi della Rete Sociale Nobox – Diritto alla Città abbiamo fatto, sono sono fondamentali per comprendere appieno le implicazioni del nuovo piano, rilevare e svelare le conseguenze nefaste e possibilmente, come avvenuto a Napoli Est grazie alle osservazioni che facesti al progetto di realizzazione di un deposito GNL, bloccarne la realizzazione