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Vesuvio in fiamme: sempre le stesse cause, da decenni

Come nel 2017, le fiamme divorano ettari di vegetazione ogni ora distruggendo un già fragile ecosistema e mettendo in pericolo le case e la vita di residenti e lavoratori. Questa volta l’incendio interessa il versante di Terzigno e Boscotrecase.

In meno di dieci anni gran parte del Parco Nazionale del Vesuvio è andato in fumo e a noi non rimane che una stretta al cuore e troppa preoccupazione. Mentre ci piove cenere addosso, però, non possiamo non fare i conti con ciò che (non) è stato fatto in questi anni.

Gli incendi non sono “emergenze casuali”, ma il risultato di precise scelte politiche:

il depotenziamento dei Vigili del Fuoco e della protezione civile afflitti da tagli al bilancio che compromettono l’acquisto di nuove attrezzature e portano a tagli del personale e la privatizzazione della gestione e della manutenzione dei mezzi di soccorso hanno lasciato il territorio indifeso e i cittadini inermi.

La mancanza di prevenzione e la gestione irresponsabile del territorio e delle sue risorse da parte dell’attuale direttivo regionale e nazionale mostrano il volto di un sistema che mette i profitti privati davanti alla sicurezza delle persone.

Quello che stiamo osservando in queste ore non è un disastro naturale: è un crimine sociale!

Serve un piano pubblico di prevenzione, il rafforzamento dei servizi essenziali e la nazionalizzazione delle risorse antincendio. Il Vesuvio e la sua gente valgono più degli affari di pochi.

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