Inizia con una grande assemblea pubblica in piazza del Baraccano, il nuovo anno politico bolognese (anche se che, dopo gli sgomberi dell’8 agosto di Labas e Crash, non si può dire che l’estate sia stata “spensierata”).
Sotto lo slogan “Riapriamo Labas – ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”, mercoledì sera tutte le realtà sociali, politiche, sindacali, culturali della città erano presenti all’assemblea pubblica lanciata dai militanti di Labas, per condividere insieme le suggestioni e le idee che sono maturate in questo mese, dopo gli ennesimi sgomberi avvenuti in questa città.
Dopo quegli sgomberi, si sono susseguite nelle cronache dei giornali dichiarazioni contrastanti e contrastate da parte del sindaco PD Merola e di alcuni esponenti della giunta in merito alla questione specifica dello spazio Labas. Subito a pochi giorni dallo sgombero era emersa l’ipotesi dell’assegnazione di uno spazio alternativo in un’altra ex area militare poco distante dal centro, la Staveco. Ipotesi che ha subito aizzato le ire della Lega Nord, contraria ovviamente ad ogni ipotesi di apertura di spazi sociali alternativi, e anche di una parte della magistratura, che da anni sogna la Staveco come la propria cittadella giudiziaria.
Il sindaco Merola, dal ritorno dalle vacanze, continua a barcamenarsi tra il bastone e la carota, tra la sua voglia di scrollarsi di dosso ogni ostacolo al suo progetto di Bologna bomboniera per turisti, e la necessità di ammaliare quella parte di sinistra solidale con Labas che almeno in parte è stata determinante nella sua risicata vittoria al ballottaggio dell’anno scorso contro la leghista Borgonzoni.
Mercoledì sera in piazza gli interventi per la difesa di Labas sono stati parecchi, dalle voci degli attivisti a quelli dei comitati di quartiere e dei collettivi studenteschi. Ma c’erano anche gli attivisti di Crash, che dopo aver passato un agosto un po’ in sordina, sono ora pronti a “nuove occupazioni”, e apertamente sottolineano che sia necessaria una riflessione che non sia incentrata solo sulla questione specifica di Labas, ma sulla città in generale.
E sulla stessa lunghezza d’onda molti altri interventi, da Xm 24, uno degli ultimi stoici centri sociali sotto sgombero ma ancora in piedi di Bologna, ad alcune realtà di base come l’USB, la Campagna Noi Restiamo, il corcolo Berneri e molti altri.
A Bologna negli ultimi 3 anni si sono vissuti gli sgomberi di 13 occupazioni, abitative e non, che sono nate da esperienze di lotta e socialità e che si erano radicate in diversi quartieri della città. In tre anni, ogni rivendicazione sul diritto al welfare, alla casa, agli spazi di socialità e alla democrazia, è stata zittita a suon di sgomberi, denunce, manganelli, condanne penali e chi più ne ha più ne metta. La lunga lista degli sgomberi di edifici abbandonati e mai più ripristinati a Bologna è lunga, ed è stata ricostruita da tutti, compresa Repubblica, che ha fatto notare che “forse c’è qualcosa che non va”.
Ma quella che Wu ming ha chiamato “Bologna Horror Story: gli sgomberi e le menzogne dell’amministrazione Merola” è solo una parte della storia, che parzialmente è stata messa sul piatto mercoledì in assemblea. È in atto in questa città un progetto di riqualificazione e normalizzazione mai vissuto, e ora è evidente a tutti (o quasi) che la spinta repressiva lanciata con il decreto Minniti ha “finalmente” permesso un accelerazione del processo di esclusione di qualsiasi forma di conflitto o di pratica di socialità.
Non andavano bene i punkabbestia di Piazza Verdi, e allora è bastato ristrutturare la piazza universitaria. Poi non sono andati bene i negozi alimentari che vendevano birra fino a tardi, e allora si sono fatte le ordinanze per la chiusura dei locali entro le 22. Ma anche i graffiti sui muri “rovinano l’immagine della città”, ed è partita una campagna contro i graffiti e i degrado. Non vanno bene i centri sociali da rave e feste “brutte”, non vanno bene gli immigrati negli stabili occupati, non vanno bene le tendopoli, non va bene se la gente si siede in una piazza a socializzare la sera, non va bene nulla.
Finchè non è andato bene nemmeno un centro come Labas, di cui tutto si poteva dire tranne che non fosse inclusivo per il quartiere.
Contestualmente, si potrebbe aggiungere che non vanno bene nemmeno le manifestazioni, o i presidi di qualsiasi genere, né quelle per la difesa dei propri diritti, né quelle per la difesa della democrazia… Ma nemmeno quelle in solidarietà a compagni e lavoratori morti nelle lotte. E finora, se non sono bastati piani urbanistici, manganelli e denunce come se piovesse hanno fatto il resto.
Non va più bene nulla in una città che vuole essere bella fuori e marcia dentro, e allora lo slogan di mercoledì sera non poteva essere più esplicativo “ogni città riceve la sua forma dal deserto a cui si oppone”. E quindi il prossimo sabato 9 settembre ci sarà una manifestazione a Bologna, e sarà piena di tutti quelli che vorranno difendere Labas, ma anche di tutti quelli che più e oltre quel singolo spazio vogliono difendere una città dalla sua sterilizzazione, e dunque la stessa idea di rivendicare il diritto a vivere e percorrere la propria città con un idea di socialità e di giustizia diversa da quell’idea di democrazia blindata che non lascia spazio ad alcuna alternativa.
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