Per il terzo anno a fila, nella giornata di sciopero e mobilitazione delle donne dell’8 marzo le piazze di tutta Italia si riempiranno di cortei attorno allo slogan di “Non Una Di Meno”: se le nostre vite non valgono, allora scioperiamo!
La giornata di sciopero dell’8 marzo è diventata, grazie alla spinta propulsiva e organizzativa a livello mondiale e nazionale, una data fondamentale di rivendicazioni che ha avuto il principale merito, da un lato, di produrre un avanzamento generale sulle tematiche della violenza e delle discriminazioni di genere e, dall’altro, di aver chiamato in causa all’interno dei movimenti femministi la lotta per i diritti sociali e contro un modello economico basato su precarietà e sfruttamento.
Ci troviamo di fronte a un contesto non sono nazionale ma anche internazionale di smantellamento dello stato sociale e di arretramento della funzione dello Stato come strumento per garantire l’uguaglianza sostanziale di tutte e tutti, al di là di quella meramente formale. Questa dinamica, emersa soprattutto nella gestione europea della crisi, ha prodotto un fortissimo attacco alle condizioni di vita dei soggetti sociali più deboli, con conseguenze particolarmente dure per le donne, ma anche per i/le migranti e i/le giovani.
Per fare un primo ed eclatante esempio, ricordiamo la sentenza della Corte di Giustizia Europea del 22 febbraio dello scorso anno, che legittima il licenziamento di una lavoratrice in stato di gravidanza in quanto misura non contraria al diritto comunitario anche se dovuta a ragioni di profitto economico.
A seguito, con l’insediamento della compagine gialloverde al governo – quelli “del cambiamento” – abbiamo assistito all’introduzione (talvolta ancora come work in progress) di una serie di misure reazionarie e peggiorative della condizione delle donne in questo paese in senso classista.
Dal disegno di legge Pillon, che propone un modello di società e famiglia patriarcale e che alimenta gli squilibri esistenti dal punto di vista del lavoro di cura, in direzione contraria al supposto obiettivo di una paritaria responsabilità genitoriale, ai continui attacchi al diritto alla salute e all’aborto libero e garantito portati avanti attraverso mozioni dei consigli comunali in tutta Italia, a partire da Verona. Dalla maternità flessibile, introdotta con la manovra finanziaria del 2019 e che consiste nello spostamento in avanti fino al nono mese del congedo obbligatorio di maternità, mascherando come “possibilità di scegliere” una flessibilità che invece è tutta a favore dei datori di lavoro, al reddito di cittadinanza, misura affatto universale ma razzista e familista, calcolato su base familiare anche in caso di separazione o divorzio con residenza nella stessa casa per motivi evidentemente economici, e la cui richiesta per i nuclei familiari può essere fatta soltanto da chi ha il reddito più alto (quindi, nella stragrande maggioranza dei casi, l’uomo).
L’attacco portato avanti non è però solo contro le donne, ma, in senso più complessivo e generale, contro tutti i soggetti più vulnerabili dal punto di vista sociale ed economico: si tratta di un tentativo a più ampio raggio di capovolgere definitivamente gli assetti sociali in senso reazionario, liberticida e xenofobo. Non possiamo non citare a questo punto il recente Decreto Sicurezza di Salvini, che colpisce i migranti e gli agenti del conflitto sociale organizzato in maniera molto chiara e precisa.
Se la situazione reale che ci troviamo ad affrontare è davvero questa, come da sempre diciamo, fatta di accesso non paritario dal punto di vista di genere sul posto di lavoro e di un mondo del lavoro frammentato, dequalificato, precario, mal retribuito e segnato dal gap salariale, per tutta la società ma ancor di più per le donne, non ci stupisce poi così tanto la mancata adesione dei sindacati confederali CGIL-CISL-UIL allo sciopero, in quanto co-responsabili di tale condizione di imbarbarimento. Come anche lo è tutto il mondo del “centro sinistra” liberale, dal PD alla Bonino, che ora tentano di dipingersi di rosa la faccia o chiamano all’unità contro il governo lega-cinquestelle, ma che invece negli ultimi anni hanno supportato e applicato le politiche di massacro sociale, volute dalla Troika e dall’UE, che hanno aperto la strada al consenso accumulato dalla destra.
Prepariamoci insieme a combattere tutto questo. Scioperiamo e scendiamo tutte in piazza l’8 marzo!
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