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Notte rosa a Rimini. Tutto come prima?

Nonostante Conte abbia un bel dire che l’Italia è il Paese attualmente con meno contagi nell’Unione Europea, i giornali ci dicono che i contagi stanno lentamente riaumentando qua e la. La stagione turistica è esplosa e si, in riviera tutto è tornato come prima. Lavoro stagionale iper precario e sfruttato, mancanza di diritti, mancanza di salari adeguati. Tutto come e peggio di prima.

E in questa fase 3, che sa più di pausa covid/pausa estiva/necessità di far girare un po l’economia del turismo, a Rimini la notte rosa come tutti gli anni ha visto i consueti assembramenti, senza che a nessuno venisse in mente di evitarli, almeno per quest’anno.

I lavoratori stagionali però non sono più quelli di una volta, e anche quest’anno, alzano la testa:

“Ieri sera in occasione della notte rosa siamo scesi in piazza per denunciare la condizione di sfruttamento in stagione. Eravamo presenti a Rimini, Massa e Cattolica per dire ad alta voce che questa notte rosa non si doveva fare visti i contagi in forte aumento soprattutto in Emilia Romagna.

Eppure di fronte alla richiesta di rimandare il grande evento la Regione, insieme all’Assessore al Turismo Andrea Corsini, non hanno fatto un bel niente né per bloccare la storica notte rosa né per garantire condizioni di sicurezza.

E se mancano le condizioni minime di sicurezza, quelli che per primi vengono esposti al rischio sono sicuramente i lavoratori spremuti per turni interminabili senza DPI.

Ad aggravare le già tragiche condizioni di sfruttamento quest’anno si aggiunge anche il problema epidemiologico: lavoratori non solo costretti a lavorare per paghe da fame con la scusa di una stagione partita zoppicante, ma anche esposti al rischio di contagio in un territorio che rimane crocevia di turisti. Tutto questo con il rischio di essere non solo contagiati, ma anche di essere vettore per i propri cari e per i turisti.

Ieri abbiamo deciso di scendere in piazza per denunciare la mancanza di sicurezza e la contrazione dei salari, ma anche per rispondere alle provocazioni dei padroni come il signor Mussoni (storico presidente dell’Oasi Confartigianato), che in diretta radiofonica nei giorni scorsi ha attaccato i giovani lavoratori del turismo definendoli svogliati. Noi a questa narrazione non ci stiamo, e rispondiamo che non è una questione di mancanza di voglia quanto il rifiuto di vivere sulla propria pelle condizioni di semi-schiavitù che vorrebbero imporre gli imprenditori del turismo. Quest’anno, a causa della crisi dovuta al Covid, la stagione è partita con due mesi di ritardo, ma per gli imprenditori del turismo i profitti devono rimanere invariati e per farlo i tagli vengono fatti ancora una volta sui costi del lavoro vivo e sui carichi di lavoro, mantenendo il personale in sotto-organico.

Le paghe da fame e le condizioni di lavoro che denunciavamo per tragicità già l’anno scorso quest’anno vengono ulteriormente peggiorate: lavoratori spremuti all’osso per turni interminabili, tantissimo lavoro sommerso ed assenza del giorno libero sono le condizioni a cui era la norma sottostare; oggi viene chiesto a noi lavoratori di accettare tutto questo per paghe ancora più basse che spesso rasentano i tre euro l’ora.

Abbiamo preso parola noi perché nessun’altro ha la volontà di farlo, nonostante si sappiano bene le condizioni di lavoro nella stagionalità del turismo. La Cgil che l’anno scorso aveva tentato una goffa rincorsa sui temi alla nostra campagna lanciando a loro volta una campagna informativa, quest’anno decide di non esporsi per evitare di acuire un possibile scontro sociale tra sfruttati e sfruttatori, sottraendosi come fa da decine di anni ormai a tutelare i diritti dei lavoratori piuttosto che fare da ponte di mediazione tra impresa e lavoratori.

E’ per questo che noi abbiamo deciso di organizzarci insieme all’Unione Sindacale di Base per portare al centro le istante di lavoratori totalmente abbandonati a se stessi in un settore totalmente insindacalizzato.

Per rivendicare diritti e tutele.

Per chiedere il rispetto dei CCNL, ma anche per pretendere un unico CCNL per tutto l’indotto turistico.

Per pretendere un allargamento ed estensione del Reddito di Cittadinanza per chi non ha potuto lavorare, per chi prenderà una miseria di NaSPi, per chi lavora da intermittente(formula sempre più usata in stagione) ed ha bisogno di un integrazione salariale.

Per una lotta reale al lavoro nero, piaga nelle nostre coste e nella stagionalità tutta.

Mai più sfruttamento stagionale

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