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Emilia Romagna: altro giro, altra corsa: Elly Schlein e il “nuovo” fronte progressista

Suona la campanella delle elezioni ed ecco che il centro sinistra con un riflesso pavloviano inizia a salivare e a latrare di unità, ricostruzione, reti, movimenti, laboratori qualunque cosa gli consenta di sopravvivere anche al prossimo giro.

In vista delle amministrative autunnali Elly Schlein, ex europarlamentare PD passata poi a Possibile con la scissione civatiana e ora vicepresidente della regione Emilia Romagna grazie al 3.77% raccolto dalla lista Coraggiosa (stampella a sinistra di Stefano Bonaccini), dall’assemblea virtuale della lista spinge per costruire e unire il campo progressista ed ecologista, prevedendo di riuscire a plasmarne la forma prima dell’autunno; senza però essere un partito, frena Errani, ex presidente della regione Emilia Romagna e ora senatore per LEU, intervenuto anch’egli all’assemblea.

Il sogno di Schlein è sfruttare l’onda dei verdi che a livello europeo hanno ottenuto successi elettorali considerevoli in diversi Paesi. Per questo strizza l’occhio a quei movimenti che sono riusciti a riempire le piazze pur nell’immobilismo politico degli ultimi anni; del resto se si è impegnati a costruire sempre l’ennesimo cartello elettorale non rimane tempo per l’analisi politica e l’elaborazione strategica, ma anche solo per una pianificazione tattica, visti i miserevoli risultati alle elezioni.

Ovviamente Schlein si rivolge indistintamente alle Sardine, trovata comunicativa che nel PD ha la sua origine e il suo fine, e movimenti spuri ma ben più radicali di Sartori e co: i movimenti contro il cambiamento climatico come Fridays for Future, i movimenti antirazzisti come Black Lives Matter, i movimenti delle donne e delle soggettività LGBTQIA. Se il piano per cui si offre Schlein è quello di connettere le lotte si metta comoda e osservi come questi movimenti non hanno bisogno del suo “impegno in prima persona” per portare avanti rivendicazioni che vanno ben oltre il suo green new deal e una vuota “lotta alle disuguaglianze” perché questi attivisti e attiviste, che hanno la metà degli anni della giovane Schlein, parlano di anticapitalismo, socialismo, abolizione della polizia, giustizia climatica, abbattimento del patriarcato, intersezionalità e lo fanno dalle piazze e dalle strade in fiamme di mezzo mondo senza bisogno che lei si scomodi dalle torri di Viale Aldo Moro.

L’invito a “non […] perdere l’ambizione di scuotere il campo ecologista e progressista della sinistra” più che una scossa suona come un ultimo tentativo di rianimare un morto con un’altra scarica di defibrillatore recuperando gli elettori del Movimento 5 stelle che sta cadendo a picco come fosse la notte di S. Lorenzo e cercando di mettere il cappello su lotte e movimenti autorganizzati che non sono nati per le urne e uscirebbero devastati e senz’anima da una battaglia elettorale.

Coraggiosa guarda anche alle comunali di Bologna dell’anno prossimo in cui il fronte largo vorrebbe cercare punti di contatto con Coalizione Civica, la lista civica guidata da Federico Martelloni nata in “opposizione” al PD di Merola eleggendo nel 2016 due consiglieri.

Mentre “la sinistra” prova a riorganizzarsi in quella che sembra l’ennesima coazione a ripetere, in preda a un impulso indomabile: finché rimarrà anche solo un elettore di queste miserabili esperienze che promettono di essere nuove e innovative ma sono tutte identiche a se stesse da decenni ormai; anche nella destra del centrosinistra (o semplicemente nella destra) qualcosa si muove, con un assist non certo insospettabile di Renzi al presidente della regione ER Bonaccini e l’invito a correre per la segreteria del PD: “è bello saper dire ‘noi’. Ma che a volte bisogna anche saper dire ‘io’” – dice Renzi rivolgendosi a Bonaccini- “Ecco, al presidente che dice noi, dico di dire anche io”, come se al governatore emiliano romagnolo mancasse l’egocentrismo, o l’idea di ricompattare l’ala democratica a metà tra Renzi e Zingaretti.

Per tirare le somme una fuoriuscita dal PD, vicepresidente di una giunta PD si impegna per costruire l’ala sinistra al PD mentre l’ex segretario del PD, fuoriuscito, sostiene il presidente della stessa giunta regionale PD come personalità di spicco per la guida del PD. Praticamente la sinistra italiana è uno spettacolo di trasformismo, peccato che al circo sia più divertente che nei palazzi del potere.

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