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Bologna. L’università pubblica si prostra a quella privata

Ieri, 15 settembre, per l’inaugurazione della Bologna Business School, abbiamo voluto lasciare un messaggio: l’Università di Bologna si impegna a tutelare i privilegi di una scuola per ricchi come la BBS, dimenticandosi degli studenti dell’università pubblica.

La BBS, infatti, ha messo a disposizione 9600 mq nella fiera, ovvero un intero padiglione (15), che totalizzano 25 mq a studente per mantenere le lezioni in presenza – oltre alla struttura che già possiedono. La prontezza e la volontà di mantenere il ruolo di eccellenza con cui si racconta hanno fatto sì che potesse aprire una settimana prima dell’università pubblica e con delle chiare linee guida per la sicurezza della didattica in presenza.

Il trattamento opposto è stato invece riservato agli studenti “normali”: nessuna assicurazione di seguire le lezioni, un piano confusionario di ripartenza e le tasse che sono rimaste – sia durante sia dopo la pandemia- nonostante i servizi (biblioteche, lezioni, ecc.) siano scarsissimi e nonostante le lezioni a distanza. Che questa situazione si sia riproposta con la ripartenza post-pandemia non è un caso: la situazione d’emergenza che abbiamo vissuto ha permesso di accelerare i processi che nell’università erano già in corso.

L’Unibo vedeva già nella Bologna Business School il suo modello perfetto, utilizzato come vanto e come esempio da imitare sulle relazioni da intrattenere con le grandi aziende. Durante la pandemia, mentre gli studenti venivano lasciati senza biblioteche e con la terza rata da pagare, BBS già vantava il suo servizio di consulenza alle aziende e il piano di ripartenza in sicurezza.

Questa profonda differenza nella partenza delle lezioni, tra l’Università pubblica e la Bologna Business School trova la sua spiegazione in quella che è stata la volontà politica di mettere più attenzione, in mezzo a tutte le dichiarazioni sulle briciole versate per gli studenti nell’università pubblica, di privilegiare un modello preciso: un modello che vede nell’università un’azienda, gestita con le regole di bilancio e che trova i fondi nella collaborazione con il privato, che tramuta l’istituzione in una vera e propria agenzia per gli interessi del Business. Unibo vede l’eccellenza nei comportamenti elitari e aziendalistici, escludenti, della Bologna Business School perché l’Unibo è polo di eccellenza fra le università pubbliche d’Italia (i famosi primi posti in classifica di cui si vanta) perché ha percorso la stessa strada: una ricerca piegata ai privati, tasse sempre in aumento, numero programmato, ecc.

Bisogna svelare la volontà politica dietro queste scelte, che produce un’università per pochi, un’università azienda e che mette da parte le esigenze del sapere, il diritto allo studio. Un modello che vuole la servitù verso l’interesse privato contro l’interesse di tutti gli studenti e della collettività.

Per questo motivo il 24-25 abbiamo chiamato due giorni di mobilitazione nazionale, che ci vedranno il 25 a Bologna sotto la regione insieme a USB e OSA per portare avanti le nostre richieste su un cambiamento radicale di rotta, da svilupparsi con delle riforme strutturali che garantiscano un’università per tutti e una ricerca finalizzata all’interesse collettivo.

 

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