“Chi ha tempo non aspetti tempo”. Pare questo il motto del comune di Bologna che, con i posti in terapia intensiva ancora al limite del collasso, pensa già a come speculare nel post pandemia sul territorio comunale, alla rincorsa del sogno della Bologna da 1milione di abitanti.
E’ stato così presentato al MIT il secondo progetto per la linea tramviaria bolognese, la “linea verde” che collegherà il centro città con la periferia nord, passando per la Bolognina, Corticella e Castel Maggiore. Un progetto da 222 milioni che aggiunge un tassello in più al progetto di traviarizzazione della città.
Due anni fa era iniziata l’istruttoria per la linea rossa, approvata in via definitiva nel dicembre 2020, che per un costo iniziale di 500 milioni di euro, dovrebbe tagliare il centro città in direzione est-ovest, arrivando a FICO. Il progetto, che puzza di speculazione solo a guardarne l’itinerario, aveva ricevuto diverse resistenze da parte di comitati e cittadini, ma poi con l’inizio della pandemia, era passato in secondo piano rispetto alle emergenze della contingenza.
Evidentemente, l’amministrazione comunale non ha perso tempo però, perché oltre ad annunciare l’avvio dei lavori previsti a fine 2022, ha presentato al MIT un ulteriore richiesta di finanziamento, questa volta in direzione nord.
L’intersezione delle due linee dovrebbe avvenire nel quartiere della Bolognina, storico quartiere popolare e multietnico oggetto di una pesantissima politica di riqualificazione che con la pandemia non si è per nulla arrestato, anzi!
Mentre le case popolari cadono a pezzi nel quartiere, mentre i bambini hanno dovuto affrontare la DAD in condizioni estremamente precarie, mentre tutti gli spazi aggregativi sono stati chiusi o sgomberati, i costruttori hanno aperto cantieri su cantieri, i palazzinari hanno aumentato gli affitti, e gli amministratori pensano a far diventare piazza dell’Unità lo snodo tramviario di una Bologna votata alla speculazione e al turismo.
Dopo anni Bologna non smentisce il suo vizio di iniziare progetti fantasmagorici di mobilità, accumulando nella storia delle sue amministrazioni degli ultimi 30 anni, progetti iniziati e mai finiti. Prima il Servizio Ferroviario Metropolitano, che doveva collegare le zone periferiche della città metropolitana, e completato solo per il 70%, poi il CIVIS, una specie di filobus che doveva sostituire gli autobus con un sistema di guida moderno e a basso impatto ambientale, completato solo 1 delle 2 linee previste, poi il PEOPLE MOVER, la funicolare sopraelevata oggetto per anni di battaglie, che doveva collegare l’aeroporto alla stazione ferroviaria, inaugurato lo scorso autunno dopo anni di attesa, e che ora funziona a metà delle sue potenzialità.
Nessuno di questi progetti aveva però un costo iniziale così elevato, e nessuno era stato portato avanti in un momento così delicato come questo 2020, in cui le crepe di un welfare sociale smantellato negli anni si sono evidenziate con così tanta forza.
Il comune ha avviato nelle prossime settimane, una serie di incontri online con la cittadinanza, per parlare del progetto e condividere le prospettive per i quartieri. Vedremo se, come per la linea rossa ma con le elezioni alle porte, il comune si asterrà nuovamente a rispondere alle domande che i cittadini porranno.
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