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Bologna. Per una nuova università in una nuova società

Le nostre richieste all’università in seguito all’occupazione di Base Rossa Studentesca

Da mesi stiamo portando avanti un ciclo di lotte e mobilitazione in università, contro un modello universitario basato sull’eccellenza e l’esclusione di classe, il merito e la selezione di forza lavoro.

Un modello universitario che, ribadiamo, ha perso qualsiasi spinta verso l’emancipazione sociale, collettiva e personale degli studenti: ormai, tramite la privatizzazione dei fondi e della ricerca, il nostro ateneo investe solo dove si presentano ritorni per le aziende con cui vengono stipulati accordi.

A questo si aggiunge la partecipazione e la collaborazione del nostro ateneo con la filiera della guerra: in un contesto di crisi generalizzata del nostro sistema, che si manifesta con lo scontro aperto e guerreggiato, con l’aumento del carovita per le classi popolari e noi studenti, non è possibile che le nostre università si rendano partecipo di questo meccanismo.

Con la nostra protesta sugli spazi vogliamo mettere in discussione non solo il tema specifico, ma un modello più complessivo. Non si può infatti parlare di spazi in ateneo, di carenza delle aule per le lezioni e per lo studio, senza parlare di spazi di agibilità che nell’ateneo non vengono concessi.

Ormai assistiamo ad una centralizzazione dell’indirizzo dei fondi e delle prese di decisione politica nelle figure del rettore e del CDA: dalla pandemia, infatti, ci viene detto che le richieste degli studenti sono legittime, ma che l’università nulla può fare per decidere.

Sappiamo invece che l’università, dalla costruzione e da un programma progettuale sugli studentato pubblici, fino all’orientamento dei fondi può decidere. È chiaro però che gli studenti devono essere i primi soggetti a poter stabilire le priorità, insieme ai lavoratori e alle lavoratrici dell’università che appoggiano la protesta.

Per questo, in attesa di una risposta da parte dell’Università che ancora tace di fronte alla nostra occupazione, lanciamo pubblicamente le nostre rivendicazioni:

– basta fondi alla guerra, più fondi al diritto allo studio e ai diritti degli studenti. Cessazione immediata degli accordi con industrie della guerra o istituzioni inerenti lo sforzo bellico (come la NATO) per concentrare i finanziamenti nel diritto allo studio

– un impegno ad esibire ed attuare un progetto di lungo periodo sulla costruzione di studentati pubblici, dove sia garantito l’equo canone e un tetto sui prezzi, degli affitti come delle bollette

– la ricerca di ateneo va resa veramente pubblica e deve essere diretta sui bisogni della collettività e non sugli interessi delle aziende. Bisogna assumere ricercatori a tempo indeterminato e garantire che la ricchezza sociale prodotta dall’università venga investita di nuovo nella ricerca e nelle risorse per l’ateneo.

– la riconoscibilità di uno spazio a disposizione degli studenti in ogni facoltà. Che vengano garantiti spazi ed agibilità politica in ateneo a tutti gli studenti ed i lavoratori e le organizzazioni studentesche e sindacali non allineate con l’indirizzo dell’università.

– ristrutturazione dello stabile attualmente occupato per ridarne la disponibilità al relativo dipartimento

– Supportiamo le rivendicazioni del personale amministrativo dell’Università, in cronica carenza di organico e con gli stipendi più bassi di tutta la pubblica amministrazione

Verso lo sciopero generale del 2 dicembre e la manifestazione nazionale del 3!

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