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Contro il “sacco di Bologna”, la città si mobilita

Sabato 9 marzo alle ore 14:30 il Comitato Basta da appuntamento in piazza XX Settembre a Bologna, luogo del concentramento di un importante momento cittadino di contrasto alle politiche di devastazione territoriale e di torsione autoritaria della città “più progressista d’Italia”.

Come si legge dal testo di convocazione: “la questione Scuole Besta/Parco Don Bosco assume un ruolo centrale rivelando tutte le contraddizioni della giunta Lepore/Clency proprio sui temi dell’ambiente e della partecipazione a fronte di una lotta pacifica e creativa che si sta svolgendo nel parco.”

Il parco è sito nel popolare quartiere di San Donato, un quartiere nel quadrante nord di Bologna, una porzione di territorio interessata a differenti operazioni di stravolgimento urbano che hanno come unico motore una speculazione edilizia che modificherà abbastanza radicalmente il tessuto sociale e che (come il resto della città) è impattato da una serie di conseguenze negative.

Tra queste, un tasso di inquinamento atmosferico mostruoso che ha portato i climatologi a consigliare ai cittadini – nella seconda metà di febbraio – di non andare a correre all’aperto, come riportato il 19 febbraio sia dal quotidiano locale Il Resto del Carlino che dalla pagina locale di Repubblica.

Questo mentre i dirigenti sanitari hanno rivelato che aumentano le patologie correlate alle pessime condizioni dell’area, specie tra bambini ed anziani.

Una realtà piuttosto distopica – Bologna è la città più inquinata d’Italia dopo Milano e Parma – che fa a pugni con le narrazioni della giunta del Partito Democratico, sostenuta da Coalizione Civica che esprime la vice-sindaco.

Di fronte a questa vera e propria emergenza climatica l’attuale amministrazione sembra avere in agenda la distruzione sistematica del patrimonio di gestione “virtuosa” del territorio che aveva caratterizzato per circa un trentennio le Due Torri dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

La questione del “Don Bosco” è per certi versi paradigmatica di una modalità di governance territoriale: “l’amministrazione intende costruire una nuova scuola e per farlo vuole devastare una gran fetta del parco. Si taglieranno una decina di alberi ad alto fusto (…) e si distruggerà la biodiversità”, afferma giustamente il Comitato che ha messo nero su bianco le possibili alternative.

Ma l’amministrazione si è dimostrata assolutamente sorda e vuole marciare senza prenderle in considerazione, con gli occhi puntati solo sull’alto costo dell’opera.

Invece di costruire un nuovo complesso scolastico, infatti, si potrebbe ristrutturare quello attuale. Si progetta di spendere 1 milione per ogni aula, spesa complessiva di 18 milioni, di cui solo 2 giungeranno dal PNRR; il resto genererà “debito” che, con la tagliola della gestione dei conti del comune con il pareggio di bilancio, vorrà dire tagliere altre spese.

Non si comprende inoltre l’utilità di una 3° palestra scolastica nel giro di qualche centinaio di metri.

Insomma un bel regalo al “partito del mattone” dei costruttori e alla loro filiera finanziaria, con l’ennesimo esproprio di uno spazio verde in città, in un quartiere destinato a subire le trasformazioni in “distretto del futuro”, con l’ulteriore estensione della Zona Fiera e quell’ecomostro che è il passante. Mentre il trasporto cittadino viene di fatto sempre più depotenziato.

La giunta Lepore non è certo la “mela marcia” dentro in una regione Emilia Romagna i cui amministratori hanno un mantra eterno: una colata di cemento che viaggia ad un ritmo di 2 metri quadrati al secondo.

Sulla strada della speculazione edilizia il comune ha però trovato il monitoraggio costante e l’opposizione di una parte dei cittadini, che hanno dato vita al comitato, e diversi solidali che hanno già impedito, il 29 gennaio, la recinzione del cantiere per consentire il taglio degli alberi e quindi l’avvio dei lavori.

É un segno dei tempi: invece di mettersi a sedere e a pensare a alternative condivise il Comune ha scelto lo scontro e la militarizzazione, in un clima di vera e propria “rappresaglia”, come dimostra la condanna al pagamento di 60 mila euro (di cui 12 mila al Comune) da parte di una associazione di cittadini che si era permessa di fare un normale ricorso al Tar in merito al passante.

Un monito di fatto che rende economicamente impraticabile l’azione legale come extrema ratio per tutelare quei beni comuni che si stanno svendendo.

Sono numerose le realtà cittadine (politiche, sindacali, associative) che si sono attivamente mobilitate per la difesa del parco e che contribuiranno alla riuscita del corteo che partirà dal centro cittadino, in prossimità dal Comune, e arriverà al Don Bosco.

Un importante segnale di vitalità dopo la riuscita mobilitazione cittadina in Bolognina, organizzata dal circolo culturale Granma il 23 gennaio scorso, e la successiva partecipata assemblea del 4 febbraio – “Qui siamo e qui rimaniamo. La Bolognina si organizza” – in un quartiere che ha connesso varie questioni similari. Il Circolo sostiene naturalmente anche la mobilitazione di sabato.

Le ragioni della manifestazione sono ben sottolineate da Potere al Popolo nel suo comunicato di adesione: “Repressione e cemento quindi sono intimamente legati nello stesso processo che sta colpendo la vita di chi a Bologna abita, lavora, studia e non rientra nei piani della ‘super Bologna’ immagina da Lepore, dai Farinetti, dai Pazzaglia, dalle imprese del cemento travestite da cooperative, dagli speculatori edilizi”.

Partecipa al corteo anche Ecoresistenze per Cambiare Rotta, che questo giovedì ha tenuto un’importante momento di formazione sui piani energetici UE e l’Emilia-Romagna che inquadra nel suo complesso l’attuale agenda politica delle élite al potere: “di fronte all’imporsi della crisi climatica, la relazione ossimorica tra ambientalismo e capitalismo getta luce sulla necessità di un’orizzonte ambientalista che si contrapponga come ipotesi alla politica ‘green’ della nostra classe dirigente, e che parta dai territori e dalla messa a critica di un intero modello di produzione”.

Come giustamente sottolinea Ecoresistenze nel suo comunicato di adesione: “La lotta del Parco Don Bosco in queste settimane è riuscita a mettere in crisi la giunta, di fronte alle proprie contraddizioni”.

USB è tra le organizzazioni sindacali di classe che partecipa e che invita a partecipare alla mobilitazione e pone l’attenzione sul fatto che “siamo di fronte all’ennesimo esempio di come la corsa all’utilizzo dei fondi PNRR si traduca in opere inutili e dannose. Bologna è diventata la città della cementificazione di interi quartieri, del Passante e dei cantieri del Tram”.

Contro questo e vero “sacco di Bologna” saranno molti a scendere in strada sabato, consapevoli che riuscire a fermare quest’ennesimo scempio renderà più forte chiunque si sta muovendo contro lo stravolgimento urbanistico a beneficio della rendita, contro la militarizzazione dell’opposizione alle scelte dell’amministrazione, contro un progetto di città in cui i ceti popolari siano definitivamente espulsi dal tessuto urbano a causa dei prezzi esorbitanti degli affitti e di modelli di vita ad appannaggio solo delle classi medio-alte o dei turisti “mordi e fuggi” del Food.

Per questo il corteo del 9 può e deve essere un volano per nuove lotte estese sui nostri territori.

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