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Bologna. Potere al Popolo lancia la sua sfida politica a Casalecchio di Reno

Riportare la politica al centro di Casalecchio”. É con questa parole che Marco Odorici, universalmente conosciuto come “Oddo”, ha concluso con il suo intervento finale la presentazione del progetto di Potere al Popolo per fare del comune dell’area metropolitana bolognese una “città pubblica e solidale”.

Una sfida, quella dello della formazione politica, assolutamente in contro-sentenza rispetto alla degradazione del dibattito per le elezioni amministrative del giugno prossimo fatto di “colpi di scena” per le spaccature e la ri-configurazione della geografia politica delle alleanze “sinistra”, ma da cui non emerge assolutamente una “idea diversa di città” rispetto a quella in cui vivono i circa suoi 35 mila abitanti.

Ed è proprio questa l’idea forza del progetto di Potere al Popolo che coniuga i problemi del terzo comune più popoloso dell’area metropolitana bolognese con una visione del mondo alternativa alla “criminalizzazione della politica” – come l’ha definita “Oddo” – per cui si subordinano le questioni di fondo a quelle meramente amministrative, schiacciandosi su una governance che sussume di fatto la visione delle classi dominanti e soccombe agli interessi delle élite economiche a cui gli amministratori si piegano, senza discutere.

I risultati, ricordati nei vari interventi di attivisti ambientali, sindacali, giovanili, e semplici cittadini, sono sotto gli occhi di tutti: consumo del suolo e speculazione edilizia, privatizzazione selvaggia della funzione pubblica in una logica di appalto a cooperative sempre più al ribasso, mancanza di punti di aggregazione sul territorio e la marginalizzazione delle fasce più anziane della popolazione, e ultima ma non meno importante l’uscita di scena delle grandi questioni politiche dal dibattito cittadino e dalle aule del comune anche di fronte a questioni di cogente attualità come il sempre maggiore coinvolgimento del nostro paese nelle dinamiche di guerra.

Più volte viene usata infatti l’espressione “amministrazioni/azienda” o “comuni/azienda” per definire la metamorfosi delle istituzioni amministrative locali, cui l’amministrazione decennale uscente di Massimo Bosso non fa certo eccezione, un tempo fiore all’occhiello dell’Emilia Rossa governata virtuosamente dal PCI per almeno un trentennio dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Una dinamica che poi porta alla decomposizione del quadro politico per consorterie contrapposte – ma non antagoniste – e personali aspirazioni di leadership come stiamo vedendo anche a Casalecchio dove la maggioranza che sosteneva Bosso, è divisa tra un PD che ha scelto Marco Ruggeri – senza svolgere le primarie – già assessore dello sport del comune, mentre alcune forze della maggioranza hanno optato per un altro candidato, l’ex prorettore dell’Unibo e docente di chimica Dario Braga che dietro la narrazione di una sorta di “Silicon Valley” per Casalecchio dimostra la povertà di narrazioni del realismo capitalista di fronte alle medesime ricette che penalizzano i bisogni della comunità.

A Braga hanno dato il suo appoggio la storica “lista civica” di Bruno Cevenini – ora in consiglio comunale – , Azione e la Lista Girasole, oltre ad esponenti di spicco della maggioranza uscente come il vice -sindaco Massimo Masetti e l’ex coordinatore dem Saverio Vecchia che sosterranno appunto “Centrosinistra per Casalecchio”.

Il centro-destra candiderà come sindaco il trentenne leghista Enrico Pasquariello che ha dalla sua parte tutto il centro-destra.

Centro-destra che ha avuto storicamente un ruolo politico marginale in questa porzione di territorio, ma che è stato capace di dettare il piano del dibattito su alcune questioni law and order a cui la sinistra si è di fatto allineata.

Ne sono un esempio le vicende legate alla reazione di fronte al cosiddetto “disagio giovanile” venuto a galla in merito ad alcuni episodi al mega centro-commerciale Gran Reno, trattato con la categoria stigmatizzante delle “baby gang” e soprattutto con provvedimenti di ulteriore militarizzazione nei confronti dei flussi di giovani che hanno il loro quasi unico punto di ritrovo nel più grande shopville d’Europa che ha sede proprio a Casalecchio.

Un approccio che non stupisce affatto considerando il Patto Lepore-Piantedosi che a Bologna ha “militarizzato” il monitoraggio dei quartieri con l’intento precipuo di espellere le fasce più vulnerabili della popolazione ben oltre la prima periferia cittadina.

Di fronte a questo desolante quadro della politica di Casalecchio, come ha detto Giulia Romani di Pap di Casalecchio nella sua introduzione, risulta “impossibile venire a patti con le forze politiche che governano il territorio”.

Dai vari interventi che si sono succeduti appaiono chiare le priorità, a partire dalla tutela dell’ambiente, come ha lungamente e dettagliatamente spiegato Mauro Baldrati, giornalista e scrittore che da tempo vive a Casalecchio, che ha mostrato il combinato disposto attraverso il quale tra la nuova Porrettana ed i progetti per nuove unità abitative, o mastodontici impianti sportivi, il consumo del suolo è aumentato a dismisura negli anni con evidenti ricadute sul già precario equilibrio idro-geologico e un inquinamento drammatico come nel resto della regione.

Gli amministratori amano le grandi opere” afferma Baltrati che delinea due priorità per Potere al Popolo “moratoria blindata del nuovo consumo di suolo” che i vari interventi “in deroga” hanno annullato, e la restituzione del sacco del territorio con la piantumazione degli alberi come restituzioni dei boschi abbattuti in nome dello urban sprawling.

Gli interventi successivi di Alice e di Giacomo mettono in luce il nesso tra i bisogni giovanili impellenti che vengono negati e la disponibilità di una forza politica come Potere al Popolo invece di accoglierli e di rappresentarli: diritto allo studio, garanzie lavorative ed abitative, necessità di avere luoghi di aggregazione che non siano gli spazi “militarizzati” dei templi del consumo.

Giacomo mette il dito nella piaga quando parla di “spazi giovanili irrilevanti perché lasciati a loro stessi”.

Federico, lavoratore nelle cooperative sociali e sindacalista dell’USB, mette in luce – partendo da una vertenza scaturita da un cambio d’appalto a Casalecchio di alcuni anni fa che ha riguardato 120 tra lavoratori e lavoratrici – la degradazione della condizione lavorativa e dei servizi gestiti dalle cooperative sociali per cui, nel corso degli anni, si è creato una sorta di “catena di strangolamento della cittadinanza” che costa 2 milioni circa all’anno al pubblico (per ciò che riguarda questo caso specifico) che finanzia il “privato sociale” avendogli esternalizzato alcune funzioni un tempo pubbliche.

Federico che ricorda il “muro” a destra come a sinistra teso a difendere la dinamica della gestione in appalto di importanti funzioni pubbliche che toccano solitamente le parti più vulnerabili della popolazione, mette in evidenza come Potere al Popolo fu l’unica forza politica ai tempi che sostenne quella dura lotta contro il cambio d’appalto vinto dalla cooperativa lombarda Asc insieme.

Andiamo contro-corrente” conclude Federico raccogliendo lo spirito espresso nella presentazione della sfida casalecchiese di Pap.

Giacomo, di ASIA-USB, ricorda come l’emergenza abitativa – anche a Casalecchio come nell’Hinterland bolognese – sia affrontata a colpi di sfratti anche in casi di morosità non colpevole e di militarizzazione senza che sia data alcuna possibilità di exit strategy ed in cui gli interessi affaristici attorno la rendita la fanno da padrone.

Gabrile di Potere al Popolo di Bologna ricorda l’impatto che anche a Casalecchio avrà il Passante di mezzo e che porterà – sono le stime di Autostrade per l’Italia – ad un incremento del transito veicolare che attraverserà l’area metropolitana bolognese di circa 20 mila automobili al giorno.

Gabriele cita altri esempi di un modello di sviluppo urbano ben visibile nelle aree limitrofe come a Rastignano che ha visto impattare il parco del Paleotto “protetto” con l’abbattimento di più di un migliaio di alberi, od il nuovo polo logistico di Lippo a Calderara.

L’ultimo intervento prima della chiusura di Odorici, mette in luce il deficit di partecipazione nelle scelte amministrative precedenti senza che la “cittadinanza attiva” fosse coinvolta, ed il fallimento dei patti di collaborazione con il tessuto associativo locale, nonché le politiche di smantellamento effettivo dei punti di aggregazioni stabili ed aperti sul territorio coperti dalla narrazione dei centri giovanili “diffusi” ed in generale la militarizzazione dei centri in cui ragazzi e ragazze si ritrovano.

Oddo”, nel suo intervento conclusivo rimette al centro “una idea diversa di città” che tra l’altro ha cercato di portare avanti nelle sue precedenti esperienze che lo vedevano seduto sia in consiglio comunale che quando lavorava in fabbrica come metalmeccanico ed ora in pensione.

Ricorda le conseguenze di una politica di privatizzazione iniziata con le farmacie comunali, la gestione “privatistica” di Hera, l’appalto a ditte esterne del settore della manutenzione e della gestione del cimitero risultati tutti e veri disatri.

E ricorda in chiusura la presenza sul territorio in due punti di un oleodotto che serve le basi NATO in Italia attraverso i depositi siti a Casalecchio a cui, dice metaforicamente, “dovremmo chiudere i rubinetti”, ribadendo che la NATO deve andare fuori dall’Italia.

In alternativa e contro le opzioni politiche “sovrapponibili” fino ad ora in campo, Potere al Popolo lancia la sfida partendo da un luogo simbolo del comune dell’area metropolitana bolognese, la Filanda, che ricorda il precoce sviluppo industriale della città ed i disastri provocati dalla Seconda Guerra Mondiale, che da anni ospita la Casa per la Pace.

Un ottimo inizio per la sfida politica elettorale dei mesi a venire.

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2 Commenti


  • Mario Barbieri

    scusate, ma e Unione Popolare, tra l’altro presente nella foto col simbolo ?


    • Francesco

      Grande è il disordine sotto il cielo, territorio per territorio…

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