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Bologna marcia per l’ambiente ad un anno dall’alluvione

Centinaia di persone hanno manifestato, ieri, nell’anniversario dell’alluvione in Emilia-Romagna, rispondendo all’appello di una “marcia ambientalista” che aveva raccolto decine di adesioni.

Dal concentramento in piazza dell’Unità il corteo è sfilato per i quartieri della Bolognina e San Donato fino al parco Don Bosco, toccando e “sanzionando” con vernice e scritte sia il comune che la regione.

Lo striscione d’apertura recitava appunto: “17 maggio: ad un anno dall’alluvione le ecoresistenze dai territori marciano verso Comune e Regione”.

Per dovere di cronaca va ricordato che l’ultimo atto dell’amministrazione bolognese, a conferma della propria politica di devastazione ambientale, è stato proprio la mattina del 17 maggio, quando  le motoseghe sono entrate in funzione alle 4:30 per evitare le proteste dei residenti del quartiere Savena e del comitato che si è costituito per far modificare il progetto di costruzione del nido Cavazzoni.

Ennesimo sfregio al verde cittadino, ennesimo regalo al partito del cemento, ennesimo esempio della cronica incapacità d’ascolto dell’attuale amministrazione “più progressista d’Italia” nell’ascoltare i cittadini.

Al microfono si sono alternati gli interventi di realtà politiche – come Potere al Popolo, tra i primi aderenti all’appello e presente con un nutrito spezzone -, organizzazioni studentesche come OSA e realtà sindacali come USB, nonché diverse esperienze di comitati e realtà ambientaliste, come il Comitato Besta e Santa Bellezza, Ultima Generazione e Greenpeace.

Sono intervenute anche le Brigate di Solidarietà Attiva che hanno ricordato come stiano agendo anche quest’anno a sostegno delle popolazioni colpite dagli ultimi eventi climatici al nord, ed hanno espresso la loro solidarietà a Chef Rubio per il vile agguato sionista che ha subito, trovando la sonora approvazione di tutto il corteo in cui sventolavano un gran numero di bandiere palestinesi.

Tra gli interventi quello della giornalista e attivista di Faenza, Linda Maggiori, che in un recente articolo per Il Manifesto descrive il perdurare della difficile situazione della sua città: “Un’anno dall’alluvione. Ma Faenza dorme ancora sonni inquieti.

Ad aprire e chiudere gli interventi è stata Ecoresistenze per Cambiare Rotta, promotrice dell’appello e prima firmataria della mobilitazione.

Lungo il percorso, in circa due ore mezzo di corteo, tra interventi, slogan ed azioni mirate, sono state ricordate le responsabilità di una classe dirigente locale corresponsabile di ciò che è accaduto un anno fa, ed è stato più volte richiamato il corteo nazionale del 1 giugno a Roma contro il governo Meloni, con manifesti  “ornavano” il furgone d’apertura.

Lo striscione dello spezzone di Potere al Popolo recitava: “Dai quartieri alla regione / resistere a cemento e speculazione / verso il 1 giugno”,  un altro  “1 giugno a Roma: contro il governo della guerra esterna ed interna e della devastazione ambientale” .

Siccità, frane e alluvione / il cemento-fossile è il problema / e non la soluzione” e “Lepore e Bonaccini / Servi del capitale / le vostre stronzate / Siam stufi di ascoltare” sono stati alcuni degli slogan urlati a gran voce, soprattutto dai giovani presenti tra le prime fila del corteo, molti dei quali lo scorso anno erano accorsi come volontari per sostenere le popolazioni colpite della Romagna.

Tanti i cori che inneggiavano alla lotta del Don Bosco, divenuta un paradigma della possibilità di resistere alla devastazione ambientale che la giunta Lepore-Clancy vorrebbe ulteriormente imporre al territorio, e su cui – come dimostrano gli esiti del percorso di “finto” confronto rispetto al parco – non è disposta a fare marcia indietro, se non con variazioni trascurabili.

Ma l’attuale giunta si sta caratterizzando per anche per l’incapacità di trovare sbocco alla crisi abitativa provocata dalla “turistificazione” della città e dallo strapotere della rendita. Come ha riportato Bologna Today, citando una recente indagine immobiliare, “il prezzo del mattone a Bologna cresce più rapidamente che a Milano e a Roma ed è arrivato a superare quota 3mila euro per metro quadro”.

Mentre il prezzo delle case arriva alle stelle, il mercato degli affitti è fortemente condizionato dai proprietari che affittano a turisti per periodi brevissimi attraverso le piattaforme digitali; dal 2016 al 2023 l’aumento di questa “fetta di mercato” è stato del 300%.

Sul territorio gli annunci per questo tipo di affitti brevi sono al momento 4.720, 7 su 10 relativi ad intere case o appartamenti: circa 3.000 unità abitative sottratte agli affitti residenziali che hanno creato un’artificiale carenza d’alloggi che spinge a dismisura il prezzo degli affitti.

La negazione del diritto alla città e l’emergere prepotente della questione ecologica stanno creando una miscela esplosiva che sta cambiando radicalmente il volto di alcuni quartieri – tra cui quelli attraversati dal corteo -, con i ceti popolari che verranno espulsi oltre la prima periferia se non verranno bloccati i piani dell’attuale amministrazione.

Dalla mobilitazione di ieri viene senz’altro un segnale positivo, sia verso la manifestazione del primo giugno a Roma che per le attuali battaglie che vogliono coniugare, a Bologna, il diritto della città alla tutela ambientale senza fare alcuno sconto all’attuale amministrazione.

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