Lavoratrici, precarie, disoccupate, rappresentanti dei movimenti di lotta delle periferie, donne immigrate, hanno riempito ieri a Roma la sala del Carroccio in Campidoglio dove si è tenuta l’assemblea indetta dall’USB per contribuire alla costruzione di “NON UNA DI MENO”, la manifestazione nazionale delle donne contro la violenza maschile, indetta il prossimo 26 novembre con corteo da piazza della Repubblica a piazza San Giovanni.
Alla manifestazione, promossa da Rete Io Decido, D.i.Re e UDI, l’USB ha aderito con lo slogan “NON SONO UNA DONNA ADDOMESTICABILE!”.
Dalle lavoratrici della grande distribuzione alle educatrici precarie dei nidi; dalle impiegate della pubblica amministrazione alle insegnanti; dalle donne impegnate nel territorio nella difesa dei beni comuni alle operatrici dei servizi sociali; dalle licenziate del trasporto aereo alle rappresentanti delle associazioni antiviolenza: negli interventi di tutte si è levata la denuncia di condizioni di lavoro e di vita che rappresentano una vera violenza di genere. È stata anche riaffermata la rivendicazione di politiche di protezione sociale, che garantiscano l’autodeterminazione e l’affrancamento dalla violenza domestica, il diritto a servizi pubblici accessibili, al reddito sociale, alla casa, al lavoro e alla parità salariale, all’educazione scolastica, alle strutture sanitarie, a consultori liberi da obiettori; il riconoscimento e il finanziamento dei centri antiviolenza ed il sostegno economico per le donne che denunciano violenze.
Un dato economico e sociale pesa infatti sulla violenza e i femminicidi: la mancanza di lavoro e di reddito, che si traduce in mancanza di autonomia ed indipendenza, esasperata dalla crisi che ha ridisegnato un mercato del lavoro femminile sempre più precario e discriminante con l’obiettivo di ricacciare le donne nei ruoli domestici, per sopperire al progetto di smantellamento del welfare.
“NON UNA DI MENO” esprime la determinazione collettiva a non accettare più la mancanza di nessuna e che nessuna resti indietro. La manifestazione del 26 novembre sarà pertanto un momento fondamentale di aggregazione e di unificazione delle lotte, per restituire, attraverso le diversità di ciascuna, visibilità alla rabbia di tutte. Ma sarà anche l’inizio di un percorso che, con la nuova assemblea nazionale articolata per tavoli tematici, organizzati sempre a Roma il 27 novembre, cercherà di dare l’avvio alla costruzione concreta di una proposta comune per la realizzazione dal basso di un vero piano antiviolenza.
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