Verso il 13 giugno, manifestazione sotto Montecitorio, dalle periferie si è messa in moto la lotta contro le ormai insopportabili disuguaglianze sociali. Questa mattina ci sono state presidi di disoccupati e attivisti (alcune con le maschere di Salvador Dalì rese celebri dalla serie televisiva “La casa di carta”) che si sono presentati davanti ai Centri per l’impiego nella Capitale e all’università. La mobilitazione al centro per l’impiego di Roma Cinecittà ha strappato, inaspettatamente, un incontro con l’assessore al lavoro della regione Lazio, Di Berardino.
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PD e 5 Stelle hanno avanzato le loro proposte, la prima tramutatasi nel REI – misericordia di Stato, la seconda certamente migliore ma fortemente pregiudicata dai vincoli dell’UE, ai quali nessuna forza politica sembra volersi contrapporre. E senza svincolarsi dai diktat dell’UE non c’è spazio per un reddito dignitoso e per una lotta efficace alle disuguaglianze sociali.
E’ necessario un Reddito slegato da servizi sociali, vincoli di cittadinanza e familistici, capace di garantire una base di vita degna e la possibilità di rifiutare contratti al ribasso!
Da anni in Italia si assiste ad un impoverimento generale delle fasce popolari.
La privatizzazione dei servizi pubblici – case popolari, trasporti, sanità, istruzione – comporta costi della vita sempre più alti, a cui non corrisponde una crescita dei salari e dell’occupazione.
Se, fino a prima della crisi, avere almeno un lavoro garantiva standard di sopravvivenza per molti, oggi il lavoro è sempre più precario, saltuario e “povero”: il 28,7% della popolazione italiana è a rischio di povertà ed esclusione sociale, mentre arriva quasi al 12% la percentuale di chi corre lo stesso rischio nonostante percepisca un reddito da lavoro.
E’ necessaria quindi una misura di sostegno al reddito che permetta di respirare, di alzare la testa. Che permetta a chi è in cerca di lavoro di dire “NO” a salari sotto la soglia di sopravvivenza, così come di soddisfare i bisogni fondamentali della vita a chi è senza lavoro.
Questa non è la soluzione complessiva ai problemi di chi è in difficoltà, ne’ può esserlo: va affiancata al potenziamento e a una maggiore accessibilità del welfare, così come alla lotta per piani di occupazione lavorativa a salario adeguato e con pieni diritti e tutele.
Ma per poter rivendicare stato sociale e lavoro c’è bisogno di una base minima di sostentamento: per questo scegliamo come obiettivo i centri per l’impiego, per comunicare con la popolazione in cerca d’impiego, con i lavoratori precari e saltuari, ma anche tutti coloro che sul posto di lavoro subiscono bassi salari e privazione di diritti e tutele, dal lavoro manuale al lavoro mentale e cognitivo.
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