Menu

Roma. Rifiuti, caos in Consiglio comunale, ma la “monnezza” rimane per strada.

Il Consiglio straordinario sul tema dei rifiuti, tenutosi ieri (martedì 15) in Campidoglio dalle 14 alle 20, si è concluso con un nulla di fatto. Per la sindaca Raggi, la soluzione all’emergenza che ha colpito duramente la capitale nelle ultime settimane è quella di una nuova mappatura dei secchioni su strada che dovrebbe ottimizzare il flusso di raccolta.

Il problema è questa risposta certifica la non-volontà politica dell’amministrazione di prendersi carico realmente della questione, nicchiando sulle vere possibili soluzioni: una raccolta differenziata porta a porta degna di questo nome, e il necessario aumento del personale Ama.

Il pomeriggio di ieri nell’Aula Giulio Cesare è stato lungo e intenso. Consiglio più volte sospeso, espulsioni dall’aula, flash mob e difficoltà ad accedere alla sala per colpa, pare, di un alto tasso di affluenti, difficile da gestire.

L’assemblea ha bocciato (23 a 9) la mozione firmata da tutte le opposizioni congiunte (eccezion fatta per Fassina) che chiedeva la revoca delle deleghe all’assessore all’ambiente Pinuccia Montanari, già duramente contestata nello svolgimento della Commissione trasparenza tenutasi al III municipio sul tema della gestione del caso Tmb salario.

Ultimamente, è esplosa una campagna contro i lavoratori Ama, accusati di essere i colpevoli della mala gestione a causa di un alto tasso assenteismo registrato attorno al 14% (contro la media del 5% su scala naizonale). Ma come dichiarato dall’Usb, che assieme a comitati, associazioni per l’ambiente e altri sindacati hanno partecipato alla protesta in Campidoglio, questo dato è stato falsato perché ingigantito da tutte le altre situazioni in cui l’assenza dal posto di lavoro è pienamente giustificata come esercizio di un diritto, vedi ferie, maternità, assistenza a famigliari portatori di handicap, infortuni.

In realtà, il nocciolo della questione è la mancanza di un piano industriale adeguato e l’assenteismo, questo sì, della politica nel momento del bisogno.

Dopo la chiusura della discarica di Malagrotta, in mancanza di un grande punto di raccolta, la sola soluzione possibile è un investimento pubblico adeguato che ponga l’assunzione di almeno 1000 operatori (secondo le stime di usb) sul territorio in grado di far partire finalmente una raccolta differenziata porta a porta che, da una parte, elimini il problema di impianti trasformati in discariche come nel caso del Tmb salario (e dunque scongiuri altri disastri), e dall’altra, trasformi il rifiuto in una risorsa.

Dal dopo Polverini invece, l’amministrazione Zingaretti non ha predisposto nessun piano regolatore sui rifiuti, piano Polverini che inoltre non teneva conto della chiusura della discarica di Malagrotta. Le responsabilità sono, evidentemente, sia del Comune che della Regione, e dunque ci pare sterile il tentativo da parte del nuovo segretario de Pd Andrea Casu di cavalcare l’ondata di proteste che si sono sollevate in città: il partito da lui rappresentato è responsabile tanto quanto l’amministrazione targata 5Stelle.

Così come nella vicenda sul trasporto pubblico, la fonte del problema risiede nell’assenza di una volontà (o nella mancanza di capacità) politica di un disservizio il cui costo sociale ricade tutto sulle spalle dei cittadini.

Così come nella vicenda del trasporto pubblico, si cerca di addosare queste responsabilità sui lavoratori, anche qui facile (oltre che funzionale in caso di progetti di privatizzazione) capro espiatorio contro cui puntare il dito.

Nel frattempo, a Roma i rifiuti sono sempre meno “oro” e puzzano sempre più di mala politica.

- © Riproduzione possibile DIETRO ESPLICITO CONSENSO della REDAZIONE di CONTROPIANO

Ultima modifica: stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *