Sabato 23 marzo saremo in piazza insieme a centinaia di comitati, associazioni, movimenti e realtà sociali provenienti da tutta Italia per dare vita ad un’imponente marcia popolare per il clima e contro le grandi opere inutili.
Saremo in piazza perché riteniamo che le battaglie dei territori non debbano più essere vertenze isolate; perché dietro al falso mito del progresso si celano in realtà devastazioni, atti predatori, sfruttamento e caporalato; perché decenni di malaffare hanno soffocato, anche attraverso il ricatto occupazionale, i sogni di riscatto di intere comunità.
Sabato 23 marzo saremo in piazza perché siamo convinti che la lotta contro i cambiamenti climatici debba necessariamente saldarsi alle battaglie dei lavoratori e delle lavoratrici, dei precari e delle precarie che dentro ai siti inquinanti trascorrono gran parte della loro vita subendo in prima persona gli effetti delle micro-polveri e dei fumi nocivi.
In questo senso consideriamo drammaticamente emblematiche alcune esperienze territoriali nella nostra regione. A Civitavecchia, città che conta poco più di 52.000 abitanti, insistono contemporaneamente diverse enormi fonti inquinanti: un porto che movimenta più di due milioni di croceristi all’anno senza banchine elettrificate; due centrali termoelettriche (TVN e TVS), una delle quali alimentata a carbone; un centro per lo smaltimento di rifiuti chimici, un ex cementificio non ancora completamente bonificato; due discariche; un forno crematorio recentemente inaugurato dall’amministrazione M5S; diversi depositi petroliferi.
In questa città, soltanto nel 2017, i nuovi casi di tumore registrati sono stati 349 (dati diffusi dalla sintesi dello stato di salute della regione Lazio). Di fronte a questa drammatica situazione le grandi aziende continuano però il loro duplice attacco alla cittadinanza. Da un lato si immettono nell’atmosfera milioni di tonnellate di Pm10 e Pm2,5, dall’altro si fanno piani di riorganizzazione degli impianti che prevedono la perdita di centinaia di posti di lavoro.
E’ il caso di Enel, società che gestisce la grande centrale di TVN, la quale dichiara di non voler rinunciare alla combustione del carbone entro la fatidica data del 2025 e, contemporaneamente, scopre le carte di una riorganizzazione del sito civitavecchiese annunciando addirittura la perdita 100 posti di lavoro. In questo caso ad essere tutelato è quindi soltanto il profitto di Enel. Altro che inquinamento in nome della piena occupazione.
Ci sono poi tentativi di selvaggia cementificazione dei territori altrettanto emblematici e pericolosi. Da 19 anni tutti i Governi e i Presidenti della Regione Lazio, nessuno escluso, tentano infatti di far partire la costruzione della devastante autostrada a pedaggio A12-Roma-Latina e della Bretella Cisterna-Valmontone. Solo l’eco-resistenza dei Comitati Nocorridoio/Nobretella, fino ad oggi ha impedito la sua realizzazione.
La regia è sempre la stessa, non si informano le comunità e i cittadini non si fanno partecipare alle scelte che li riguardano. I ricorsi al TAR non vengono discussi, rimanendo in un cassetto da ormai 5 anni. Eppure perfino l’UE, con il suo libro bianco sulla mobilità e i trasporti, indica di non andare verso la costruzione di nuove autostrade, ma di adeguare in sicurezza le strade esistenti e di investire sul ferro. Difatti, i movimenti civici chiedono, nelle loro proposte alternative, proprio questo.
Nel progetto approvato nel 2013, si parla di un salato pedaggio che, per i pendolari che dovranno percorrere l’autostrada da Latina a Roma sarà di almeno 13 euro/giorno a/r, ma questo è un calcolo in forte difetto, visto che sono passati 5 anni e ci vorranno almeno 7 anni per la messa in esercizio. Oltre il salasso anche la beffa. Difatti l’eterno problema dell’intasamento dell’ingresso a Roma, rimarrà com’è adesso e si continueranno a fare file interminabili.
Questo mostro di cemento e asfalto porterà conseguenze distruttive irreversibili. Decine di abitazioni abbattute, 52 aziende agricole biologiche e d’eccellenza espropriate con la contestuale perdita del lavoro di 4.500 posti nel settore. La Riserva Naturale di Decima-Malafede e la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano compromesse per sempre.
Purtroppo Civitavecchia, l’area pontina ed il litorale romano non sono casi isolati nel Lazio. Esistono tante altre criticità sparse su tutto il territorio regionale. C’è l’eterna emergenza ”monnezza” della capitale a cui si lega fortemente il caso Colleferro, ci sono gli sversamenti nocivi e criminali nella valle del Sacco, le speculazioni previste a Tor di Valle, i rifiuti interrati nel Parco di Centocelle. Situazioni critiche, spesso denunciate dai cittadini, che rendono la nostra regione un vero e proprio contenitore di bombe ecologiche
Tutte queste esperienze, solo apparentemente diverse tra loro, ci mettono di fronte ai nuovi paradigmi del conflitto: capitale-natura dentro capitale-lavoro e viceversa. Le due cose non sono più scindibili. Per questo riteniamo quella del 23 marzo una data fondamentale per costruire insieme percorsi di lotta capaci di rispondere colpo su colpo ai continui attacchi che i nostri territori, la biodiversità e le nostre comunità subiscono da anni.
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